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Date a Cesare quello che ่ di Cesare
di Giuseppe Poliani


Gli risposero: “Di Cesare”. Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.  (Matteo Cap. 22, v. 21).
 
E' questa la celeberrima frase nel vangelo di Matteo che Gesù spiattellò agli erodiani per zittirli una volta per tutte, durante quella discussione tesa al Tempio di Gerusalemme fra lui e questa corrente un po' radicale e fondamentalista di farisei; ed è anche, secondo quanto ascoltato oggi nell'omelia domenicale alla S. Messa, l'unico punto nel Vangelo dove Gesù affronta il tema della politica, tema verso il quale questi suoi antagonisti avevano spinto Gesù per poterlo cogliere finalmente in fallo e condannarlo.  Era da tempo infatti che ci provavano senza riuscirci.
Mi piace riprendere proprio oggi in occasione delle primarie dell'Unione questa frase tanto significativa sul rapporto fra religione e politica, due campi che devono rimanere distinti ma che al tempo stesso sono inscindibili e devono anche sovrapporsi ed intersecarsi sempre ogni volta che si parla dell'uomo, perchè dove c'è l'uomo c'è politica ed al cristiano non è permesso essere assente dove c'è di mezzo l'uomo e la difesa della sua dignità e dei suoi valori.
 
Oggi due milioni e forse più di persone hanno cercato di essere presenti con il loro gesto elettorale delle primarie per ridare dignità alla politica nazionale, per rimettere al centro il bene comune, la legalità, l'onestเ personale, il rispetto delle istituzioni democratiche e del parlamento, e per dire no alla mafiosità, all'arroganza ed alla intimidazione: per restituire cioè alla politica ciò che è proprio della politica, il suo carattere di aspetto alto della carità, di passione disinteressata e di custodia del bene comune e non di interessi personali e leggi per i propri amici.
Chi non è andato a votare oggi non ha capito la gravità della situazione o ha fatto finta di non capire accampando tanti distinguo inutili, non ha capito che è la partecipazione che genera, fa crescere e custodisce la democrazia.
 
Giuseppe Poliani


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  16 ottobre 2005