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Il Cavaliere eversivo
e la mandria di bifolchi
di Franco Isman


i vocianti (dal Corriere della Sera)

Terribile, incredibile, indegno, inammissibile.
Berlusconi ha pubblicamente dichiarato che i senatori a vita, votando unitariamente la fiducia al governo: «Hanno fatto qualcosa di profondamente immorale nella coscienza della nostra parte politica».
Al Senato nel frattempo una vera mandria di bifolchi, soltanto debolmente sanzionati dal presidente dell'Assemblea, ha fischiato e pesantemente insultato questi vegliardi, tre ex Presidenti della Repubblica, un premio Nobel ed altri tre eminenti senatori, che compivano con alta coscienza il loro dovere costituzionale di esprimere il proprio voto. Da rilevare come, dei sette, la maggior parte non avesse certamente simpatie per il centro sinistra ma abbia considerato l'interesse preminente per l'Italia di avere un governo, espresso dalla maggioranza uscita dalle elezioni.
E così era quasi sempre avvenuto in passato, per esempio con lo stesso Cossiga che nel 1994 aveva votato a favore del governo Berlusconi, ed il suo voto era risultato assolutamente determinante in quanto il governo aveva ottenuto la fiducia per un solo voto.
Questa volta, invece, i voti dei senatori a vita determinanti non sono stati; infatti, escludendo l'ipotesi di una loro astensione, equivalente ad un voto negativo, in caso di loro non partecipazione al voto Prodi avrebbe comunque ottenuto la maggioranza (158 voti su 313 votanti).

Ma tutto il comportamento di Berlusconi, dalla notte dello scrutinio in avanti, è stato al limite dell'eversione, con la contestazione dei risultati, la denuncia di brogli inesistenti, il non riconoscimento della vittoria del centro sinistra, di strettissima misura ma comunque vittoria, la minaccia di ricorre allo sciopero fiscale ed ora la contestazione del voto dei senatori a vita. Per fortuna in Italia non sussistono le condizioni per un colpo di stato, ed il vecchio ministro degli interni Pisanu ha dimostrato un senso dello Stato assolutamente inesistente in Berlusconi, ma non c'è da dubitare delle pulsioni di questi.

Confesso che ho provato umana comprensione per Berlusconi: essere riuscito con un'azione durissima, quasi violenta, biecamente demagogica, con l'utilizzo spregiudicato dell'arma delle tasse, a ribaltare le previsioni degli ultimi sei mesi che davano la CDL pesantemente sconfitta, arrivando invece ad un sostanziale pareggio, era stata impresa titanica. E risultare sconfitto per una frazione infinitesimale deve essere stata cosa da schiattare.
Se avesse vinto, oggi sarebbe lui il Presidente della Repubblica (povera Italia) e con questo, oltre alla logica soddisfazione per aver raggiunto il massimo traguardo raggiungibile, avrebbe potuto tirare, finalmente, un definitivo sospiro di sollievo per i pericoli, fortunosamente superati con una selva di leggi ad personam, a questo punto definitivamente eliminati.

Povero Berlusconi, ma, essendo riuscito, fortunatamente per lui, a non schiattare, sarebbe arci ora che mettesse la testa sotto l'acqua fredda, si rendesse conto della situazione ed agisse finalmente secondo le regole di una democrazia.

E governo e maggioranza facciano quanto è giusto, per il conflitto di interessi e per le leggi ad personam, senza intenti punitivi ma anche senza timidezze, che invece ci sono state in campagna elettorale quando di quelle leggi non si doveva parlare e si è lasciato anche dire a Berlusconi che la “missione di pace” dell'Italia in Iraq era avvenuta su richiesta dell'ONU quando viceversa era stata decisa in piena guerra e sei mesi prima che l'ONU venisse coinvolto.

Franco Isman


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  20 maggio 2006