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Sistemi elettorali
e il conflitto di interessi che non c'è
di Franco Isman


Nei loro ormai frequenti interventi sulla situazione italiana, gli inglesi osservano:
“WHILE THE ITALIAN PRIME MINISTER PRODI IS DISCUSSING ABOUT THE GERMAN MODEL OR THE SPANISH MODEL, THE FRENCH PRESIDENT PREFERS THE ITALIAN MODEL”. Veramente il termine usato è più forte di “prefers”, ma non è il caso di riportarlo.
Al di fuori della metafora si continua a discutere di modello tedesco, modello spagnolo, addirittura, con un'audace scorreria fuori campo di Franceschini appoggiato da Veltroni, di modello francese.
Ma poi esiste il vecchio “mattarellum”, l'attuale “porcellum” di Calderoli e quel che verrebbe fuori dal referendum.

Berlusconi vuole soluzioni semplici “basta che sia impedito il frazionamento”.
Fini dice di sì alla bozza Bianco “purché sia obbligatorio un patto sulle alleanze pre-urne”; cosa che
Giovanni Sartori aveva affermato anticostituzionale e comunque stupida: “E' intelligente o stupido tenersi per 5 anni una coalizione paralizzata? Per noi è intelligente; ma per il resto del mondo (e anche per me) è stupido. E' intelligente o stupido godersi per 5 anni un capo del governo che non sa governare? Per noi è intelligente; per il resto del mondo (e anche per me) è stupido”.
L'UDC vuole un “proporzionale corretto”.
Mastella non ci sta, verdi e pdci parlano di “legge truffa”.
Bertinotti dal Cile afferma che “il referendum è nocivo alla democrazia del Paese tanto quanto il sistema elettorale attualmente in vigore”; per Mussi e Salvi se dovesse passare si avrebbe una legge peggiore della legge Acerbi voluta da Mussolini nel '23.
Un sistema condiviso chiosa Prodi, ma condiviso tra chi? Si chiedeva quasi un anno fa il già citato Giovanni Sartori: “Tra tutti, ivi inclusi i "nanetti" (partitini, partitucci e cespugliotti), oppure dai partiti maggiori di entrambi gli schieramenti senza nanetti?
Nel primo caso l'esploratore di Prodi, il ministro Chiti, perde tempo in inutili girotondi. Lo sa anche il mio gatto che i nanetti combatteranno a morte qualsiasi riforma sensata, visto che qualsiasi riforma sensata ne deve richiedere la decapitazione. Pertanto se l'accordo risulterà gradito ai nanetti vorrà dire che il nuovo sistema elettorale sarà pessimo. Se invece i nanetti strilleranno a perdifiato, vorrà dire che è accettabile
”. E' difficile dargli torto.

Ma in tutto questo c'è un grande assente, un vuoto che fa spavento: del conflitto di interessi quasi non si parla, non rappresenta più un problema, siamo rassegnati che continui ad esistere, il mago Berlusconi ci ha incantati, ci ha mitridatizzati. E pensare che chi scrive non ha mai perdonato a D'Alema di aver rinunciato alla soluzione ai tempi della Bicamerale.
“Conflitto d'interessi carsico” lo ha definito Stefano Passigli, che nel 1994 aveva presentato una proposta di legge seria, in una sua lettera a La Stampa del settembre dello scorso anno . Carsica nel senso che ogni tanto compare per poi sparire nuovamente nelle viscere dell'indifferenza.
E si tratta di un conflitto pauroso ed aberrante, che non ha simili in alcuna parte del mondo avanzato, di un conflitto che falsa i risultati delle elezioni, qualsiasi possa essere il modello elettorale, di un conflitto di cui abbiamo già sperimentato i nefandi effetti in tutte le leggi speciali pro Berlusconi varate dal passato governo. Leggi, sia detto per inciso, che l'attuale governo non ha avuto la capacità di emendare o eliminare.
E Berlusconi racconta che nel recente incontro con Veltroni gli avrebbe detto: “io sono il tuo messia perché posso liberarti dall'abbraccio mortale con la sinistra estrema” (Corsera del 9 gennaio).
Povero Veltroni, povero PD.
Soltanto Prodi ha ricordato in tempi recenti il conflitto di interessi ed è stato immediatamente accusato di volere con questo affossare la trattativa tra Veltroni e il Re di questo conflitto.
Povera Italia, poveri noi.

Franco Isman

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  12 gennaio 2007