prima pagina pagina precedente



Indulgenza e intransigenza
di Giuseppe Pizzi

Salvatore Cuffaro
Salvatore Cuffaro e il boss Guttadauro

Ha aiutato singoli mafiosi, non tutta Cosa nostra. Il tribunale di Palermo ha confermato il favoreggiamento e la rivelazione di segreti d'ufficio a vantaggio di cinque o sei criminali, però senza l'aggravante di aver favorito la loro organizzazione. Per questo ha condannato Salvatore Cuffaro a “soli” 5 anni.

Per il codice penale, trescare coi mafiosi sarà anche diverso da collaborare con la mafia, ma per la pubblica opinione che differenza può fare? La gente comune non sta a far sottili distinzioni, un politico che se la intende coi delinquenti è screditato, elettoralmente bruciato, e insieme con lui il suo partito. Per recuperare un minimo di immagine, il partito dovrebbe, se non espellerlo, per lo meno sospenderlo da ogni carica. Ma l'Udc ha probabilmente le sue buone ragioni per essere di diverso avviso, tanto che il presidente Pier Ferdinando Casini, che sicuramente temeva di peggio, alla notizia della condanna a 5 anni tira un sospiro di sollievo: «Da sempre sappiamo che Cuffaro non è colluso con la mafia. Da oggi lo ha certificato anche un tribunale della Repubblica» (quel che si dice l'arte di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno!). Purtroppo la condanna comporta anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, e il condannato è costretto alle dimissioni da presidente della Regione Sicilia, che Casini accoglie con l'espressione di «un profondo apprezzamento per il suo senso delle istituzioni e per il suo amore per la Sicilia». Quindi Cuffaro mantiene l'incarico di vice-segretario dell'Udc, ed è pressoché garantito che le elezioni ormai imminenti lo vedranno candidato ad uno scranno di parlamentare.

Cosimo Mele
Cosimo Mele e Francesca Zenobi detta Pocahontas

Atteggiamento del tutto diverso aveva tenuto l'Udc nei confronti di quell'altro suo rappresentante, il deputato Cosimo Mele, protagonista l'anno scorso di una notte di sesso e cocaina con una prostituta in un hotel di Roma. Quando, a seguito delle polemiche innescate dall'infortunio in cui era incorso, Mele aveva responsabilmente presentato le sue dimissioni dal partito, il segretario Udc Lorenzo Cesa si era premurato di rincuorare gli iscritti e i simpatizzanti:«Ho immediatamente accettato le dimissioni di Mele perché quanto accaduto è incompatibile con i valori che difende l'Udc». Valori quali la difesa della famiglia e il no fermo all'uso delle droghe, trasgrediti da Mele nell'allegra notte romana. A rincarar la dose era anche intervenuto il capogruppo dei deputati Udc Luca Volontè, un democristiano duro e puro:«Chi si droga non può legiferare, chi è complice dello sfruttamento della prostituzione non può parlare di famiglia, figli, diritti umani». Garantito che, alle prossime elezioni, Mele non sarà ricandidato.

Due pesi e due misure, indulgenza con i faccendieri, intransigenza con i puttanieri. In politica, le donne di facili costumi sono più compromettenti degli uomini di malaffare.

Giuseppe Pizzi


in su pagina precedente

  4 febbraio 2008