prima pagina pagina precedente



I Giusti di Bolzaneto
nella notte della democrazia
Il G8 a Genova - luglio 2001.
Umberto De Pace

inferno

Non tutti nelle giornate della vergogna, dal 20 al 22 luglio del 2001, nella caserma di Bolzaneto a Genova, accettarono di “sospendere la democrazia”, come fece un pugno di uomini delle forze dell'ordine.
Non importa se lo decisero in cuor loro, nei giorni successivi, ripensando con rimorso e angoscia a quanto successo. Come capitò all'infermiere, che in seguito raccontò, per primo, tutto ciò che aveva visto in quei terribili giorni, al magistrato che lo interrogava.
Non importa se lo fecero di nascosto - come fece un giovane carabiniere – distribuendo un po' d'acqua e lasciando abbassare le braccia, per qualche minuto, alle persone arrestate, prima che arrivasse il superiore e fosse richiamato all'ordine.
L'infermiere e il giovane carabiniere, sono i Giusti, di questa triste storia, di questa pagina vergognosa e orribile per la democrazia del nostro paese.
Raggi di luce in quella notte della democrazia, che ci permettono, oggi, di guardare con fiducia al domani, che ci permettono di serbare la speranza che anche nei momenti più bui - in cui si obnubilano le menti, in cui l'ignominia prevale sulla ragione, in cui la turpe violenza disonora e calpesta la legge - qualcuno dica: no, io non ci sto.
L'infermiere e il giovane carabiniere, il loro dovere di uomini e professionale lo hanno svolto.
La magistratura sta svolgendo il suo, con i tempi, le leggi e i mezzi che ha a disposizione, grazie ai quali ci tocca sentire, nella requisitoria dei pubblici ministeri, che: “soltanto un criterio prudenziale” impedisce di parlare di tortura, visto che nel nostro ordinamento, non esiste tale reato; grazie ai quali, già sappiamo oggi, che i colpevoli finiranno impuniti, con pene minime, condonate e/o prescritte.
Quello che mi chiedo è quand'è che tutti gli altri faranno il loro di dovere. Gli altri, sarebbero gli uomini e le donne delle forze dell'ordine - in primo luogo - i loro dirigenti, il parlamento, il governo, il presidente della Repubblica e quanti altri, potevano, dovevano, intervenire - ognuno nell'ambito delle sue competenze e autorità - per richiamare, isolare, allontanare, chi si è macchiato di tali infamie. Non è stato fatto fino ad oggi, trincerandosi dietro all'attesa delle indagini e il giudizio della magistratura. Non viene fatto oggi, che le indagini sono concluse. Ed è sempre più difficile pensare, che venga fatto domani a sentenza conclusa.
Spero di sbagliarmi.
Nel frattempo ciò che ci è dato sapere è che tutti gli imputati delle infamie, commesse nella caserma di Bolzaneto, sono ai loro posti, alcuni addirittura sono stati promossi.
No, è vero…mi sbagliavo, scusate, uno in realtà è stato, in qualche modo, punito, allontanato… sì, lui, l'infermiere. Il Giusto. Queste alcune sue parole.
Dopo sette anni questa pagina nera rischia di chiudersi con una notizia di cronaca che dà conto di una sentenza di condanna, peraltro inefficace, senza che la politica abbia fatto alcuno sforzo per riconciliare lo Stato e le istituzioni con i suoi giovani. Ecco quel che penso, e temo”.
Anch'io, e sono certo, tanti altri come noi. Permetterlo sarebbe un'ulteriore ignominia.

Umberto De Pace

P.S.: Il titolo di “Giusto” designa i non ebrei che abbiano manifestato atteggiamenti amichevoli e di solidarietà nei confronti degli ebrei, nel corso della Seconda guerra mondiale, soccorrendoli e salvandogli alle volte la vita, spesso a rischio della propria.

Per leggere la ricostruzione dei fatti emersi nel corso del dibattimento del processo in corso, vedasi “Le violenze impunite del lager Bolzaneto” di Giuseppe D'Avanzo su La Repubblica – 17 marzo 2008,

EVENTUALI COMMENTI
lettere@arengario.net
Commenti anonimi non saranno pubblicati


in su pagina precedente

  20 marzo 2008