prima pagina pagina precedente



L'insostenibile pesantezza del dover essere
Lasciateci vivere… ma anche morire in pace
Don Chisciotte



pietà   pietà

La volgarità imperante non ci lascia soli un istante. Quando però si accanisce sul singolo sventurato, essa è ancor più maligna e indecente e merita, da parte di ognuno di noi, maggior attenzione e riprovazione.
E' il caso di una nostra sorella, colpita sedici anni orsono da un grave incidente e da allora in stato vegetativo permanente.
Già solo citarne il nome o mostrarne la foto in continuazione, non è una buona azione. Eppur lo stanno facendo da mesi stampa e televisione come sempre con grande ostentazione.
Si sa, il nostro è il paese delle banane, dove di ogni buon senso si può fare strame.
E quindi giù dossier, interviste e riviste, convegni, dibattiti, veglie e contumelie. Tutto con un gran baccano, degno forse di un osteria, un po' meno, credo, per una persona a cui è stata sospesa la vita.
Ma è proprio questo il gran dilemma.
Il tutto è in nome di una donna, per la quale i suoi cari vorrebbero porre fine alla pena, liberandole l'anima, il suo spirito o semplicemente il ricordo, da un corpo, tenuto in vita, con quello che non è altro che accanimento, ormai senza più alcun discernimento.
C'è chi dice che è giusto, c'è chi dice che sia sbagliato, chi ancora che ritiene sia un immenso peccato.
Ci sono poi gli avvoltoi del potere, avidi di prede, meglio se indifese. Ed è così che Giuliano Ferrara, dopo aver abortito il suo partito, intraprende una nuova crociata. Ancora una volta sul corpo di una donna. L'importante è essere sempre sulla barricata.
Meno appariscenti, ma pur sempre indecenti, sono poi quei politici locali, che pur di farsi vedere, son disposti a tutto, e si gettano nel mucchio.
L'assessore monzese Stefano Carugo, non perde quindi occasione, di dire la sua, in piena legittimità, nulla da dire per carità. Ma se nel dirla, si fa fotografare con il braccio teso e una bottiglia di acqua in mano, a cui va aggiunto il suo solito sorriso beato … certo non commette un reato, ma nel girone degli ostentatori fraudolenti, da Dante, sicuramente sarebbe cacciato.
Il dramma della vita e della morte, ben altra attenzione meriterebbe che staccare le marchette, per la propria professione di politico in vigore.
Comunque sia, mentre politici, medici e giuristi, avvocati e costituzionalisti, poeti, Papi, filosofi e antropologi, storici e netturbini, approfondiscono il tema, l'unica persona che ha il diritto di parlare e il dovere di essere ascoltato viene bollata da qualcuno addirittura come possibile “assassino”.
E' il papà della donna in questione, che da sedici interrotti anni la segue da vicino. Se questo è il suo destino, sarei disposto anche a dire viva l'assassino. Ma poi penso che sia inutile rispondere alle volgarità di qualche misero fellone. La storia merita molta più attenzione, delicatezza, umiltà e compartecipazione. La storia ci riguarda tutti da vicino, anche se oggi la stanno vivendo per tutti noi in prima fila una donna con un padre al suo capezzale.
Riguarda la libertà per ognuno di noi di vivere degnamente la propria vita, ma non solo. Riguarda anche la possibilità di decidere, quando occorre, della propria morte. La scelta spetta ad ognuno di noi, ai nostri cari al massimo e a nessun altro.
Quindi lasciateci vivere … ma anche morire in pace.

Don Chisciotte


EVENTUALI COMMENTI
lettere@arengario.net
Commenti anonimi non saranno pubblicati



in su pagina precedente

  8 settembre 2008