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Quella volta a Gaza
Questo mondo è impossibile
Umberto De Pace


Dopo essere stata bombardata per diversi giorni, la Striscia di Gaza, subiva l'attacco di terra da parte dell'esercito israeliano, mentre Hamas continuava imperterrita a lanciare i suoi razzi sulle città e i villaggi israeliani oltre confine. Centinaia i morti, migliaia i feriti, molti di essi civili, intollerabile il numero dei bambini. Lascio ai ragionieri la contabilità dei buoni e dei cattivi, la distinzione di nazionalità, di credo o di appartenenza.
Come sempre in questa sporca storia, la diplomazia internazionale navigava a vista, altalenandosi tra le dichiarazioni di una tregua improbabile, condanne dell'irresponsabilità di Hamas, critiche alla reazione sproporzionata di Israele, a seconda dei punti di vista dei dichiaranti.
Le proteste nelle varie parti del mondo, erano sempre più espressione di rabbia, quanto di impotenza: da un parte i palestinesi e il mondo arabo, sempre più egemonizzato dalle organizzazioni islamiste, dall'altra quei pochi ebrei e israeliani che non condividevano le scelte del loro governo. Appoggiate anch'esse da una parte o dall'altra a seconda dei partecipanti. Tanti troppi gli attoniti e disillusi. Tutto tristemente come sempre, tutto già visto migliaia di volte. Non a caso il sangue continuava a scorrere.
Ma quella volta qualcosa non andò come da copione. Non si sa chi fece il primo passo, ma ciò non importa, chiunque sia stato quella volta fece la cosa giusta.
C'è chi dice che il tutto partì da un incontro fra alcuni premi Nobel per la pace, da cui scaturì un impegno diretto e personale a premere sui governi delle maggiori potenze mondiali. C'è chi dice che furono i movimenti di protesta, che accortisi del vicolo cieco che avevano imboccato, tornarono sui loro passi dando vita a una protesta unitaria in tutto il mondo, che vedeva a capo della mobilitazione, palestinesi e israeliani, che insieme chiedevano la fine dell'ennesimo massacro a Gaza, ma non solo; pretendevano ciò che era un loro diritto, indiscutibile, inalienabile, improrogabile: uno Stato indipendente per i Palestinesi e il riconoscimento da parte di tutti i governi e le organizzazioni del mondo arabo e mussulmano, dello Stato di Israele.
Non si sa che cosa accadde, ma quella volta … quella volta la pressione fu così forte, che la grigia ed asfittica diplomazia internazionale fu costretta, suo malgrado, a svolgere il proprio compito di intermediazione e garanzia a servizio di una umanità stanca di subire o veder perpetuarsi all'infinito, violenze e umiliazioni.
Non si sa il perché, ma quella volta … quella volta, Israele fu costretto ad accettare l'interposizione di una forza internazionale, tra i suoi confini e la Striscia di Gaza, dopo essersi ritirata con il suo esercito ed aver sospeso i bombardamenti. Fu costretto, contro la volontà dei suoi governanti, pena l'isolamento internazionale e il blocco degli aiuti statunitensi ed europei.
Quella volta … quella volta Hamas fu costretta ad accettare l'interposizione di una forza internazionale, tra i confini della Striscia di Gaza e l'Egitto, dopo aver bloccato il lancio dei suoi razzi sui villaggi israeliani. Fu costretta, suo malgrado, pena l'isolamento internazionale e il blocco degli aiuti iraniani e dal mondo arabo.
Al contempo nella Striscia di Gaza, l'Unione Europea insieme alla Lega Araba diede vita a un piano di ricostruzione, che nel giro di pochi anni, ricostruì quanto era andato distrutto dalla guerra e rimise in moto l'economia di quel fazzoletto di terra.
Quella volta … quella volta, si riuscì a dar vita allo Stato Palestinese e contemporaneamente Hamas, riconobbe il diritto all'esistenza dello Stato di Israele.
Quella volta … quella volta Gerusalemme divenne la capitale di entrambi gli Stati: palestinese e israeliano.
I popoli erano stanchi dei troppi anni di guerra, delle distruzioni, della fame, della povertà, della paura, dell'insicurezza, dell'incapacità dei propri governanti e rappresentanti di trovare una soluzione a tutto questo. I popoli Palestinese e Israeliano erano decisi a imporre la loro volontà, il loro bisogno di pace e avevano dalla loro parte non gli eserciti, né le armi, ma i popoli di tutta la terra.

Non so come voi la pensiate, può darsi che io sia diventato “matto”. Può darsi, ma quando domando se chi ha deciso, permesso, provocato, azzardato, invocato, ideato, pensato, eseguito, ubbidito, ordinato la guerra è più savio di me … non trovo risposte, ma sempre più improbabili e insostenibili giustificazioni.

Quella volta … facciamo tutti insieme che sia ora, perché questo mondo è impossibile.

Umberto De Pace

Dello stesso autore: Spezziamo la catena dell'odio


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  7 gennaio 2009