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Lotta alla mafia? In un bicchiere di vino
No alla vendita dei beni sequestrati !
Sì ai prodotti delle terre liberate dalla mafia.
Eleonora de Sabata


Libera 1 Libera 2

Era il vino dei boss e ora è simbolo di libertà: l'etichetta di “Campo Libero” rivendica con orgoglio la propria origine. Questo vino bianco dell'agro pontino è infatti il risultato dell'impegno di una cooperativa -Il Gabbiano- nelle terre confiscate a una delle mafie più potenti d'Europa, il clan dei casalesi.
Nel 2006, a due giorni dalla prima vendemmia, tre dei dieci ettari di vigneto vennero “misteriosamente” abbattuti. Ma grazie all'appoggio del comune di Cisterna Latina e della Regione Lazio, il lavoro nel podere non si è mai fermato: e così si è già al terzo raccolto, il rudere della casa colonica fra pochi mesi diventerà un centro accoglienza e fra tre anni gli ettari del vigneto, distrutti e ripiantati, forniranno un raccolto biologico di qualità di Merlot e Chardonnay. 
Campo Libero è solo uno dei prodotti “buoni, puliti e giusti” dalle cooperative sociali che in Sicilia, Calabria, Puglia, Campania e Lazio mettono a frutto le terre della mafia e producono, oltre al vino, pasta, olio, passate di pomodori, conserve, miele, limoncello, taralli, ceci e friselle. 
Ma Campo Libero probabilmente non sarebbe mai esistito con le nuove disposizioni in tema di gestione dei beni confiscati alla mafia, in questi giorni al voto. Il provvedimento - contestato per altro nella stessa maggioranza - prevede la possibilità di vendere le proprietà mafiose, attuali e future, che entro 90 giorni non siano state assegnate per uso sociale.
E' dal 1996 che lo Stato confisca e assegna a uso sociale poderi, ville, aziende, appartamenti e palazzi simbolo del potere e del “successo” delle mafie. Il 40% dei 8.933 immobili, però, è bloccato da ipoteche, occupazioni abusive, pignoramenti e cause giudiziarie intentate dagli ex proprietari mafiosi e dai loro prestanome. I beni, nei lunghi anni che passano fra il sequestro e la definitiva confisca, spesso arrivano all'assegnazione in condizioni così disastrate da renderli praticamente inutilizzabili se non con forti investimenti.
E' per risolvere queste situazioni che è nata la norma della discordia, contenuta in un emendamento alla Finanziaria. Che ha sollevato l'indignazione di chi – inclusi magistrati, parenti delle vittime di mafia e politici di entrambi gli schieramenti – prevede che la mafia si riapproprierà dei beni grazie a schiere di prestanome, enormi liquidità accumulate anche con lo scudo fiscale e all'evidente potere di intimidazione su chiunque volesse contrastare i suoi acquisti. 
Si prenderanno tutte le precauzioni perché i beni non tornino nel patrimonio dei boss, assicura il Governo, ma l'ex procuratore antimafia di Palermo Gian Carlo Caselli non ha dubbi: i mafiosi recupereranno tutti i loro beni: “Le cautele previste mi sembrano obiettivamente foglie di fico”, scrive.” Mentre subisce duri colpi in termini di arresti, ecco che la mafia trova una sorta di rianimazione sul versante del suo potere economico.”
Critico anche Fabio Granata, del PdL, vice presidente della commissione Antimafia: “Le mafie non si battono con le sole operazioni di polizia: servono coerenza di atti e linguaggio e contrasto radicale alle zone grigie della politica e dell'economia”. 
Per la mafia, che si nutre di consenso popolare, ritornare in possesso dei propri beni non è solo una questione materiale quanto l'affermazione della propria forza e credibilità: “Non possiamo correre questo rischio, nemmeno per un solo immobile” sostiene il procuratore antimafia calabrese Nicola Gratteri. Che propone: “Se è antieconomico ristrutturare un immobile per destinarlo a fini sociali, allora si demolisca e si costruisca un giardino per bambini o un orto per i pensionati”. 
“E' un vero e proprio regalo di Natale. Per la criminalità organizzata” si legge in una nota di Libera, l'associazione presieduta don Luigi Ciotti, che riunisce oltre 1500 fra cooperative, scuole e gruppi antimafia. A loro, che con oltre un milione di firme ispirarono nel 1996 la legge sul riutilizzo dei beni mafiosi a scopi sociali, la vendita all'asta non va proprio giù. E rilanciano con una nuova petizione, sottoscritta già da oltre 150.000 persone. 
I prodotti delle terre liberate dalla mafia sono in vendita nelle botteghe di Libera a Roma, Napoli, Brindisi, Bologna, Palermo, Pisa e Torino e anche online su www.libera.it I “Panieri della Legalità”, dai 18 ai 45 euro, si prestano per regali di Natale antimafia e responsabili. 

Eleonora de Sabata


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  17 dicembre 2009