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Firme false in Lombardia
Umberto De Pace


firme false
da solleviamoci.blogspot.com

Nel pieno centro di Milano, nel mese di febbraio, c'è stato chi si adoperava con solerzia e dedizione alla stesura di liste contraffatte, presumibilmente per la partecipazione alle prossime elezioni regionali. Il tutto con molta efficienza, assoluta calma, un'ottima organizzazione e come si suole dire “alla luce del sole”, sicuro della propria impunità. La storia ce la racconta un “testimone per caso” dell'intera vicenda che, nella sua ricerca quotidiana di un lavoro, viene in contatto con questa sorprendente quanto efficiente “industria” politica. Un bigliettino di quelli a “strappo”, attaccato a un palo, con un numero di cellulare e una generica offerta di lavoro, seguito da due o tre passaggi telefonici, dall'ultimo dei quali scaturisce l'offerta di lavoro per volantinaggi e altre prestazioni nell'ambito di campagne politiche, legate alle imminenti elezioni regionali ma non solo.
Per quale partito politico avreste dovuto svolgere questo lavoro?
“Non me lo hanno detto subito l'ho scoperto successivamente con il colloquio di lavoro che ho svolto a Milano zona centro, all'interno della stessa struttura nella quale lavorano, ma come le ho anticipato preferisco non citare né il partito per cui ho lavorato, né la struttura in modo preciso …”
Durante il primo colloquio le hanno specificato in cosa consisteva il lavoro…
“Mi hanno consegnato un contratto con elencate le varie mansioni che potevo svolgere. Era uno scritto prestampato dove erano elencate 8-10 mansioni e io potevo scegliere se svolgerne solo una o più. Una era il volantinaggio, altre due similari erano la trascrizione dati che poteva essere fatta sia manualmente che al computer. Non avevano specificato all'inizio, erano rimasti sul vago dicendo che si trattava di trascrivere dei dati a livello di nominativo, luogo e data di nascita e comune di residenza. Altre mansioni erano affissione di manifesti politici, raccolta di firme ai gazebo, partecipare come pubblico pagato per qualche iniziativa politica, dove si andava magari anche in altre zone d'Italia come Torino o Napoli. Ce ne erano anche altre ma per alcune era richiesto di aver già fatto determinati lavori in campo politico”.
Lei ha quindi firmato il contratto decidendo quali mansioni svolgere.
“Esatto, ho deciso dato che non ero esperto nel settore, di svolgere solo trascrizioni sia manuali che con il computer. Appena firmato il contratto mi hanno dato subito del lavoro a livello di trascrizione manuale, dandomi la possibilità di farlo sia a casa che sul posto”.
I moduli su cui inserire i dati corrispondono per caso a questi emessi dal Ministero degli Interni, pag. 56-57 delle “Istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature” del 2010?

modulo ministreriale       modulo ministreriale

“Esatto, senza però la prima parte sopra le righe dei dati e su quella dell'autenticazione. Erano su fogli A3 ripiegati con la prima facciata bianca e quelle due interne tabellate. Dovevamo compilare tutto a penna. Poi una volta compilati c'era la trascrizione su computer. Solo il giorno successivo ho però scoperto che era obbligatoria la firma per ogni singola persona che compilavi. Ossia se c'era una persona che si chiamava Tizio e Caio, oltre ai suoi dati da riportare, dovevi firmarlo con Tizio e Caio”.
Vi è stato detto a cosa sarebbero servite queste liste?
“No. So solo che i moduli dovevano essere pronti una settimana prima della fine di febbraio”.
Quindi dovevate apporre voi delle firme false ad ogni nominativo che loro vi davano?
“Esatto”.
Avevate qualche indicazione su come contraffare le firme?
“C'erano alcuni consigli che davano i veterani del mestiere: ogni tanto fare una piccola pausa, cambiare foglio o cambiare penna in modo che lo stile di scrittura un po' cambiasse”.
Quanti eravate a compilare questi moduli?
“Non c'era un numero fisso dato che era un lavoro che uno lo poteva fare sia a casa che in loco. Mediamente erano 10, massimo 20 persone che lavoravano lì sul posto.
Questi dati che trascrivevate da dove li prelevavate?
“Da dei tabulati, dove l'unico elementoo che mancava era appunto la firma. Erano elenchi con nominativi di comuni di diverse province della Lombardia”.
Quanto vi veniva riconosciuto per questo lavoro nel contratto?
“Sia per il lavoro manuale che per quello su computer il compenso era uguale ossia per ogni nominativo completo si veniva pagati 10 centesimi. Il pagamento era stabilito che sarebbe stato effettuato alla fine della campagna elettorale”.
Nessuno si è mai posto il problema di stare facendo qualcosa che andasse contro la legge, come falsificare le firme?
“Io ho provato a parlarne prima con chi ci lavorava e poi successivamente con i responsabili. Questi mi avevano spiegato che non era una vera e propria falsificazione era una trascrizione che non prevedeva alcun imprevisto e che comunque se c'era qualche problema a livello legale noi eravamo protetti perché ne rispondevano loro che gestivano il tutto”.
E come mai a un certo punto ha deciso di non svolgere più questo lavoro?
“Quando ho scoperto che la riga era completa solo se c'era anche la firma, ho immediatamente rifiutato”.
Non le hanno creato nessun problema o detto qualcosa?
“Negli ultimi giorni ho risentito uno di quelli che gestiva il lavoro, gli ho parlato anche della questione di quanto dovevo essere pagato e gli ho spiegato ciò che pensavo nei dettagli. E quando gli ho parlato delle firme mi ha detto che da una parte ho fatto bene, dato che non sapevo come funzionava, giustamente, piuttosto che causare qualche problema era meglio agire come ho agito e che in ogni caso mi pagheranno per quello che ho fatto. Appena la campagna sarà finita andrò a controllare se mi avranno pagato oppure no”.
Perché il pagamento avviene per via telematica?
“Si, era già previsto sul contratto, sul quale dovevi indicare i tuoi estremi per il pagamento automatico”.
Non ha più altro da aggiungere?
“L'ultimo giorno che mi sono presentato lì per comunicare appunto che avrei interrotto il lavoro, ho parlato con una persona che ci lavorava da circa un mese e mi ha spiegato anche come funzionava il prelievo dei dati che poi venivano usati. Una parte, che mi è stato detto corrispondere al 5-10%, proviene da fonte attendibile, ossia dalle raccolte firme ai gazebi, mentre la parte restante l'ottengono presentandosi nei comuni e ottenendo 500-1000 nominativi con tutti i dati necessari”.
Come fanno a prendere dei nominativi da degli uffici comunali?
“Dicendo che devono verificare il numero di persone che sono andate a firmare e su quel quantitativo ne prendono quindi una parte”.
Ma le sembra possibile che si possa accedere così facilmente a questi dati…
“ … io non so bene come funzioni perché mi è stata spiegata un po' sommariamente la questione, per cui non posso dire con certezza com'è che fanno e se lo fanno, perché appunto è una voce raccolta così, però se è così come me lo hanno spiegato è una cosa per niente bella”.
Da come mi ha raccontato il tutto sembra gestito molto tranquillamente, diciamo “alla luce del sole” senza particolari accorgimenti…
“La cosa si svolgeva molto tranquillamente evidentemente perché se fanno queste cose sono protetti, non so da chi ma probabilmente da qualcuno un pochino importante, presumo”.
Il nome del partito e il luogo in cui operavate non vuole proprio dirmelo?
“No”.
Perché?
“Non vorrei dover subire delle conseguenze, né che le dovesse subire chi ha lavorato per bisogno”.
E adesso cosa farà?
“Niente, continuo a cercare un lavoro, sperando di trovarne uno serio. Di certo questa esperienza non la metterò nel mio curriculum”.

Umberto De Pace


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  2 marzo 2010