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Un colpo al cerchio
Franco Isman


Napolitano e Berlusconi

Napolitano ha rinviato alle Camere il testo della legge sul lavoro avvalendosi, forse per la prima volta, dei poteri conferitigli dall'articolo 74 della Costituzione. Questa volta non si tratta di incostituzionalità più o meno palese della legge ma di una decisione motivata “dalla estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale”.

Diverse le disposizioni della legge di natura decisamente reazionaria e restauratrice, a partire da quella sull'apprendistato a 15 anni valevole come ultimo anno della scuola dell'obbligo, a quella gravissima che vanifica quanto stabilito dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che garantisce dal licenziamento senza giusta causa, con l'introduzione dello strumento dell'arbitrato che potrà essere previsto all'atto dell'assunzione del lavoratore. Potrà con dieci punti esclamativi perché è di tutta evidenza che al momento dell'assunzione nessuno sarà in grado di rifiutarsi di sottoscrivere tale clausola mentre, ricordiamolo, il lavoro non può essere considerato un bene soggetto alla legge della domanda e dell'offerta.

Il rinvio è accompagnato da una estesa motivazione nella quale si esplicano le diverse critiche del Presidente che comunque esprime approvazione sugli “apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento”.

Fra una settimana il colpo alla botte con la firma del decreto sul legittimo impedimento che solleverà Berlusconi dai procedimenti a suo carico in corso, primo fra tutti il caso Mills in cui, ricordiamo anche questo, il procedimento contro Mills, il corrotto, si è concluso in Cassazione con la conferma della colpevolezza dell'imputato, anche se il reato è stato dichiarato estinto per amnistia, mentre quello contro Berlusconi, il corruttore secondo l'accusa, è recentemente ripreso dopo la dichiarazione di incostituzionalità della legge n.124/2008 (il cosiddetto "Lodo Alfano”) che lo aveva bloccato. Monsieur de Lapalisse direbbe che non esiste un corrotto senza il suo corruttore.

Questo decreto sul legittimo impedimento, con forti dubbi sulla sua costituzionalità, che verrà poi comunque esaminata dalla Corte costituzionale, ha in pratica il solo effetto di salvaguardare almeno temporaneamente Berlusconi, mentre l'alternativa minacciosamente proposta dagli avvocati, dipendenti, onorevoli di Berlusconi è rappresentata dal cosiddetto “processo breve” che avrebbe sconvolgenti riflessi su tutta l'amministrazione della giustizia con l'annullamento, e la conseguente negazione di giustizia, di una elevatissima percentuale di procedimenti in corso. Insomma è di gran lunga il minore dei mali.

D'altra parte il Presidente della Repubblica, cui non è imputabile alcuna responsabilità per gli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, dovrebbe agire esclusivamente per la intransigente difesa della Costituzione al di fuori di qualsiasi valutazione di opportunità politica, ma non è certamente questo il comportamento del Presidente Napolitano.

Franco Isman


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  1 aprile 2010