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Il verminaio, l'onnipotenza e il bavaglio
Franco Isman


verminaio

La corruzione dilaga, straripa, inonda.
Se ci eravamo illusi che Mani pulite avesse segnato una svolta, purtroppo dobbiamo ricrederci, è stata soltanto una pausa. E se non possiamo giurare sulla verginità di tutti gli amministratori del centrosinistra, è certo che con Berlusconi e con la conseguente presunzione di impunità, la corruzione è diventata sistema.
Non certo Berlusconi, per carità, puttane (pardon, escort) a parte, è certamente al di sopra di ogni possibilità di corruzione: lui i suoi interessi se li fa da solo, a partire dalle origini della sua fortuna, doviziosamente illustrate da La Padania di alcuni anni fa , alle scalate industriali, alla corruzione dei giudici, alle leggi predisposte per le sue aziende, al controllo della RAI, a tutte le leggi ad personam promulgate per sfuggire alla “persecuzione” dei giudici.

Prima di Mani pulite la corruzione era in gran parte indirizzata al finanziamento (illecito) dei partiti, anche se i soldi sono molto vischiosi e da cosa nasce cosa. Adesso la corruzione e la concussione avvengono essenzialmente a beneficio dei singoli “potenti” che guardano al Capo che, da parte sua, benevolmente lascia fare e fin che può copre. “Non che rubare per il partito anziché per il proprio portafoglio sia meno grave” scrive Sergio Rizzo sul Corriere ma a me non sembra sia esattamente la stessa cosa e non metterei sullo stesso piano uno Scajola e un Primo Greganti.

Gli uomini del Capo, seguendone l'esempio, si ritenevano al di sopra delle leggi e praticamente intoccabili. Di qui la corruzione, in particolare agli alti livelli, di qui l'assoluta mancanza di senso morale, ed anche le ingenuità nel predisporre “coperchi” inadeguati alle operazioni illecite commesse, come per gli 80 assegni circolari di Scajola, che sarebbero stati 180 se fosse rimasto in vigore il limite antiriciclaggio di 5.000 euro fissato dal governo Prodi ed immediatamente riportato a 12.500 da quello Berlusconi.
Ma il verminaio sta venendo allo scoperto e un po' di coperchi saltano. Nonostante la super prudenza iper garantista di giornali ed opposizione.

Certo che l'impudenza di Scajola ha raggiunto vertici difficilmente superabili: non soltanto non si sarebbe reso conto che le ottanta striscioline di carta da lui consegnate alle proprietarie dell'appartamento erano in realtà assegni per un importo complessivo di 900.000 euro, ma neppure che, a sua insaputa, l'impresa del fratello di Anemone gli stava modificando l'appartamento sotto il naso spostando muri e facendo nuovi bagni, come risulta dalla DIA, firmata dall'architetto che gli aveva portato le striscioline, depositata in comune a Roma.

E' una corsa contro il tempo perché la nuova legge sulle intercettazioni viaggia ad alta velocità e, così come predisposta, non soltanto vieta le intercettazioni nella grandissima maggioranza delle situazioni, in particolare per tutto quel che concerne i reati economici, ma vieta la pubblicazione di qualsiasi notizia sui procedimenti giudiziari in essere, comprese le notizie derivanti da atti regolarmente depositati, fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza. In più, scrive Luigi Ferrarella sempre sul Corriere, “aggancia la violazione di questo divieto a un'altra legge già esistente (la 231/2001 sulla responsabilità amministrativa delle imprese per reati commessi dai dipendenti nell'interesse aziendale), e per ogni pubblicazione arbitraria fa così scattare non solo ammende maggiorate per i cronisti (da 2 a 10 mila euro, dunque con oblazione a 5 mila euro), ma soprattutto maxi-sanzioni a carico delle aziende editoriali fino a 465 mila euro a notizia”.

Con queste leggi nulla si sarebbe saputo dell'appartamento di Scajola e delle innumerevoli altre ruberie che stanno venendo alla luce: un vero e proprio bavaglio, altro che la libertà di stampa sventolata da Berlusconi.

Franco Isman


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  6 maggio 2010