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Libro e moschetto
E' questo il futuro ?
Fabio Bergamaschi


Libro e moschetto

- Nel luglio scorso, a cura del nostro ministro della Difesa, è stata istituita la cosiddetta “mini naja” grazie alla quale si prevede che, per la modica cifra di 19,8 milioni di euro, 15.000 giovani potranno provare per tre settimane l'ebbrezza della vita militare.
- Il 19 settembre un articolo del settimanale Famiglia Cristiana riportava che un protocollo fra il ministro della Difesa La Russa e il ministro dell'Istruzione Gelmini sancisce la nascita di un corso rivolto agli studenti delle scuole superiori Italiane grazie al quale, mediante percorsi ginnico-militari, lezioni di orienteering, esercitazioni nel tiro con l'arco e con la pistola ad aria compressa e mediante prove con sfide tra studenti inquadrati in pattuglie, i giovani si prepareranno alla vita. Tale notizia è stata ripresa nella giornata del 24 settembre da alcuni quotidiani nazionali.
Peraltro si ha notizia a tutt'oggi che alcuni corsi hanno già preso il via ed altri sono in fase di organizzazione.
- E' da pochi giorni trascorsa nella totale indifferenza della politica italiana e dei grandi mezzi di informazione la Giornata Internazionale dell'ONU per la Pace, celebrata il 21 settembre scorso.
Anche tralasciando la guerra in Afghanistan con i suoi morti, italiani e no, davvero questo settembre è stato un saltare dalle retrovie delle ferie alle trincee della vita di tutti i giorni!

Ma davvero siamo tutti felici della trovata della “mini naja”?
Non è assurdo che si spendano denari per un progetto di “prova se fare il soldato ti piace” e mal che vada ti sarai fatto un'esperienza e avrai capito i veri valori della vita (cioè quelli militari) quando la gravità della situazione economica è sotto gli occhi di tutti, manca il lavoro, la cassa integrazione imperversa, non si limitano solo i consumi “di lusso” ma si lima anche sul “necessario”?
Io ho “servito il mio Paese” con un anno di “normo-naja” e devo dire che, a conti fatti, è stato un anno utile, ma a capire da una parte l'assurdità di tanti aspetti della vita militare, e dall'altro quanto spreco di risorse umane e di buona volontà presenti in molti di noi, semplici soldati di leva, ci fosse nell'organizzazione del nostro esercito prima che fosse abolita la leva obbligatoria.
Eppure ero contrario alla sua abolizione e non certo per nostalgia dei versi del tipo “moschetti e bombe a mano, viatico di morte, e l'ansia della sorte non sentiremo più” che ci facevano cantare dieci volte al giorno marciando o fermi sull'attenti.
Forse l'introduzione di un servizio obbligatorio, con caratteristiche diverse, al di là dell'aspetto militare, mirato a favorire l'incontro tra esperienze e stili di vita differenti ed il confronto fra modi diversi di pensare, teso ad abituare alla convivenza ed al rispetto delle regole necessarie affinché essa sia possibile, volto ad utilizzare ingenti risorse umane che potrebbero essere impiegate non solo in occasione di calamità ma anche nel quotidiano sarebbe un investimento più lungimirante dei corsi per futuri super-soldati. E per finanziare il tutto perché non rivedere il concetto di difesa nazionale e di esercito, riducendo le spese militari, eliminando gli acquisti di sistemi d'arma, di aerei da combattimento, la produzione di mezzi d'offesa? E perché non riparlare del finanziamento delle cosiddette “missioni di pace”?

E poi la scuola. Si operano con l'ascia tagli alla cultura ed alla ricerca, al sostegno per chi è in difficoltà per motivi di lingua o di limiti e diversità personali, si sopprimono corsi integrativi ed insegnamenti e poi si istituiscono corsi da collegio militare?
Mio figlio è liceale: dovrà in futuro superare la prova di salto nel cerchio di fuoco?
Spesso si sente dire che i nostri ragazzi non leggono più, studiano meno, sono sempre in internet, fanno le ricerche scolastiche con Wikipedia e si innamorano in facebook, che “ai miei tempi invece …”. E noi, a parte i libri di testo su carta patinata, colmi di fotografie e schemini riassuntivi che propiniamo loro, come pensiamo di intervenire? Con il tiro a segno, le sfide tra pattuglie (a quando i manipoli?) e le marce in mimetica nei boschi!
Va bene il nuoto, il primo soccorso, l'attività fisica (peraltro già prevista nel nostro ordinamento scolastico benché poco praticata) ma lasciamo perdere per favore le attività paramilitari! Ma dobbiamo proprio insegnare ai nostri figli che i contrasti fra persone e stati si risolvono solo con un buon colpo di pistola o con una bella guerra magari camuffata da opera pia? A quando le Nuove Crociate? Imparare a sparare in un contesto militare significa comunque prepararsi ad uccidere: non sarebbe più “umano” un bel corso sull'arte della mediazione e sulla ricerca di soluzioni pacifiche ai conflitti?

E tutto questo scintillare di baionette trova una sintesi nel silenzio totale nel quale è passata la Giornata Internazionale dell'ONU per la Pace. Non posso proprio credere che i nostri politici, benché ormai da tempo e sempre più occupati a combattersi a colpi di dossier, escort, appartamenti in Italia e all'estero, non abbiano potuto trovare il tempo, se non per organizzare un'iniziativa sulla Giornata stessa, almeno quello per rilasciare una dichiarazione, per dire qualcosa.

No, è proprio la pace, come valore, ad essere in disuso, così come la tolleranza, la solidarietà, l'accoglienza e purtroppo, l'onestà e l'etica nei comportamenti sia privati, sul lavoro ad esempio, che pubblici (ormai, senza interruzioni, ad inchiesta segue inchiesta).
Mentre sono in netto rialzo le quotazioni dell'individualismo e miti correlati (il Grande Guerriero, la Nazione Forte, la Difesa dell'Identità e dei Confini, il Grande Imprenditore, l'Uomo Ricco e di Successo, la Donna Bella e Famosa) con l'accettazione degli inevitabili danni collaterali, fra i quali, ad esempio, preminenza dell'interesse personale sul bene pubblico, intolleranza e violenza fisica e verbale sempre più diffuse, denigrazione dell'avversario (specialità nella quale i nostri politici sono maestri), sopraffazione dei più deboli, derisione e rifiuto del “diverso”, creazione del nemico sia “straniero” che “interno”, diffusione di comportamenti pubblici e privati da eticamente scorretti ad apertamente illegali.
Al di là dei simboli e delle bandiere nel nostro Paese si ragiona sempre meno di valori, di fatti e di situazioni concrete privilegiando invece la polemica, lo scontro, i “colpi di scena” (e dalle parole dei ministri, ai talk show televisivi gli esempi sono infiniti) e non ci si preoccupa dei problemi reali delle persone, lavoro, occupazione e salari, giustizia (non quella che interessa pochi ma quella che riguarda tutti), istruzione, convivenza civile.
E questo da qualcuno viene fatto coscientemente, nascondendo la realtà dietro la cortina fumogena della finzione.
In questo modo, invece di camminare verso l'ideale di un mondo in cui tutti possano convivere in pace trovando una equa e dignitosa collocazione, stiamo marciando in senso opposto.
Ma dall'ingiustizia e dall'ineguaglianza non possono nascere che ribellioni e conflitti.
Quale avvenire stiamo preparando per i nostri figli?

Fabio Bergamaschi


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  5 ottobre 2010