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REFERENDUM
I due referendum sull'acqua
Laudato si', mi' Signore, per sor Aqua
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Francesco d'Assisi


Xenia Marinoni
manifesto referendario

Perché il tempo dell'acqua è il tempo della democrazia

E' fondamentale mantenere l'acqua bene pubblico, io ritengo davvero una bestemmia quello che l'Italia ha fatto: privatizzare l'acqua! Avete mai pensato di privatizzare vostra madre? E' l'assurdo a cui siamo giunti: abbiamo mercificato tutto. L'acqua, invece, è un diritto fondamentale umano, un diritto! Chi la pagherà la privatizzazione saranno le classi deboli di questo Paese” scrive padre Alex Zanotelli.
Il mondo contemporaneo ha trasformato l'uomo in “animale di consumo” dove il valore di ognuno aumenta a seconda della merce che riesce ad acquistare e con la quale crede di dare senso al tempo. Oggetti che servono, altri più futili, alcuni necessari, altri decisamente inutili. Tuttavia nella velocità del quotidiano poche volte, o quasi mai, ci si sofferma a riflettere su un bene che un giorno (nemmeno tanto lontano) potremmo perdere “perché troppo costoso”. Un bene comune che tutti conoscono molto bene, perché lo si vede concretizzarsi in mille modi nelle nostre abitazioni e nei luoghi di incontro: la vediamo sgorgare e scorrere dai rubinetti, dalle fontanelle, la riconosciamo solida e sotto forma di cubetti nei bicchieri. Tanto presente nella quotidianità di ognuno da considerarla quasi “scontata”…. l'acqua, che il governo Berlusconi ha deciso di privatizzare! E' un'eresia enorme, un grave pericolo che potrebbe, però, diventare presto realtà. I cittadini italiani hanno la possibilità di fermare questa sconcertante minaccia partecipando al Referendum del 12 e 13 giugno e votando SI'.

Come si vota

SCHEDA ROSSA con il quesito:
«Volete voi che sia abrogato l'articolo 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», convertito con modificazione in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall'articolo 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99 recante «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonchè in materia di energia» e dall'articolo 15 del decreto legge 25 settembre 2009, n. 135 recante «Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea» convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n.166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale?»

Ecco il quesito del primo referendum sull'acqua, quello che riguarda le modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. In concreto si chiede l'abrogazione (la cancellazione) dell'articolo 23-bis della legge 133 del 2008 (12 commi) e delle successive modificazioni, in particolare quelle introdotte con la legge 166/2009 “decreto Ronchi”. Cioè se lasciare l'assetto della gestione del servizio al pubblico, al privato o in forma misto. Già con la legge 142 del 1990 si era prevista la possibilità di scelta tra gestione pubblica e gestione privata, tuttavia tale scelta spettava agli enti locali (Comuni, Province, Regioni ) che spesso (ma non sempre) propendevano per la gestione pubblica. Invece l'articolo 23-bis stabilisce che, a partire dal primo gennaio 2012, la gestione del servizio idrico vada affidata o a imprenditori e società privati, scelti con bandi di gara, oppure a società miste pubblico/privato, in cui il privato “pesi” almeno per il 40%. Quindi la ventilata possibilità di scelta si riduce drasticamente, essendo limitata alle sole opzioni private o miste. La norma oggi in vigore limita la possibilità di scelta degli enti locali e impone l'appalto a privati o a società miste. Il tutto facendo credere di “adeguarsi” a quanto previsto dalla Comunità europea. In realtà si tratta di un'interpretazione libera dell'ordinamento comunitario che invece, pur incentivando l'apertura alla concorrenza e al mercato, non è sfavorevole alla gestione pubblica dei servizi.
Quindi abrogare questa norma -votare SI al referendum - significa contrastare l'accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici del Paese!

a Carate
foto di Paola Pozzoli

SCHEDA GIALLA con il quesito:
«Volete voi che sia abrogato il comma 1 dell'articolo 154, comma 1 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 «Norme in materia ambientale», limitatamente alla seguente parte: «dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito»?»

Il quesito del secondo referendum sull'acqua riguarda la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito. Qui il nocciolo della questione riguarda uno degli elementi che contribuiscono a definire la tariffa del servizio: la cosiddetta “bolletta dell'acqua”.
Il comma 1 dell'articolo dell'art.154, di cui si chiede l'abrogazione, stabilisce che la tariffa deve essere determinata tenendo conto di vari aspetti, tra cui la qualità dell'acqua e del servizio fornito, i costi di realizzazione e di gestione delle strutture necessarie a mantenerlo e l'adeguatezza della remunerazione del capitale investito. Cioè la necessità di un guadagno per chi ha investito capitale nel servizio. Ma se il gestore è pubblico, si tratta di fare attenzione che le tariffe siano sostenibili rispetto agli investimenti effettuati, se invece il gestore è privato… chiaro che sarà contemplato un profitto. Ed è proprio questo il punto spinoso. Votando SI' si abroga l'articolo in questione, ottenendo che le logiche del “profitto” escano così dalle tariffe di un bene essenziale come l'acqua! Anche se la “cancellazione” dell'inciso sulla remunerazione non impedirebbe in modo automatico l'ingresso dei privati nel servizio idrico, ma lo renderebbe quanto meno più difficoltoso, costringendo a cercare altre forme di remunerazione del gestore.

Xenia Marinoni

REFERENDUM
GLI ARTICOLI PRECEDENTI
1. L'uso truffaldino del quorum
2. Referendum antinucleare


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Franco Isman
June 07, 2011 3:41 PM

sprechi d'acqua

Xenia Marinoni, che ha gentilmente accettato di scrivere questo articolo per Arengario, ha ritenuto di esporre con dovizia di argomentazioni il punto di vista dei promotori del referendum, sposato in tempi recenti anche dal PD.
A me sembra doveroso indicare anche le ragioni dei fautori del NO tanto più che fra questi vi è un esponente di spicco dello stesso partito, Franco Bassanini, più volte ministro e senatore del PD, che fa parte del Comitato per il NO.
Bassanini afferma che il problema è stato presentato in modo assolutamente distorto, che non si tratta affatto di una cessione al privato del bene pubblico acqua ma dell'affidamento mediante appalti trasparenti a società private o miste pubblico-privato della gestione del servizio di distribuzione che, senza questo articolo di legge, rimarrebbe ancora feudo delle amministrazioni locali molto spesso clientelari, inefficienti e talvolta addirittura colluse con la malavita. In Puglia l'acquedotto perde il 50% dell'acqua immessa nella rete, in alcuni paesi della Sicilia la distribuzione dell'acqua viene garantita da servizi di autobotte gestiti dalla mafia.
La riforma varata dall'articolo 23, di cui si chiede l'abolizione, era stata voluta in primis proprio dal centrosinistra con iniziative che partono fin dal 1999 (con ministro Bersani) ed abolire questo articolo significa tornare indietro di vent'anni quando i servizi idrici erano gestiti fuori dalla concorrenza con una forte ingerenza della politica.
E dell'inefficienza e del clientelismo delle aziende comunali, chi scrive ha fatto una triste esperienza personale negli anni Novanta

Franco Isman



Caro Franco,
dici bene, “la riforma varata dall'articolo 23, di cui si chiede l'abolizione, era stata voluta in primis proprio dal centrosinistra con iniziative che partono fin dal 1999 (con ministro Bersani)”. Come tutti sappiamo alla fine degli anni '90 si credeva che la privatizzazione fosse un po' la panacea di ogni malfunzionamento del pubblico (finalmente la libera concorrenza!)… così, invece di migliorare ciò che non andava, compresi gli amministratori inadeguati ed inefficienti, si pensava di tagliare il nodo gordiano e correre verso quella che pareva un'innovazione virtuosa.
 Ma dopo più di dieci anni si è visto che tale soluzione non è proprio la migliore. Non voglio dilungarmi, ma ci sono numerosi esempi, sotto gli occhi di tutti, ed alcuni anche molto recenti, sul “mancato miracolo” delle privatizzazioni: esempi di casa nostra, altri di vicini d'oltralpe, tentativi, tutti, alquanto fallimentari. Esperienze di “liberalizzazioni” che hanno lasciato un po' l'amaro in bocca e che hanno permesso di verificare che privatizzazione non fa sempre rima con efficienza. Quindi non credo proprio che abolire tale articolo significhi “tornare indietro di vent'anni quando i servizi idrici erano gestiti fuori dalla concorrenza con una forte ingerenza della politica”. Penso, invece, che la gestione di uno dei più preziosi beni di uso comune debba rimanere pubblica.
Anche a livello concettuale, la gestione privata (se pur parziale, fino al 40%) sarebbe sconsigliata e non sarebbe comunque condizione sufficiente affinché certe dinamiche “poco ortodosse” possano cessare di riproporsi. Inoltre, privatizzando la gestione dell'acqua, l'imprenditore, che si muove nella logica del profitto, farà degli investimenti e dovrà necessariamente avere un ritorno economico, pari al capitale impiegato più gli utili, che andrebbero a gravare sulle bollette. Ma, a parte il fatto che non pare etico lucrare sull'acqua, in quanto bene collettivo e irrinunciabile per la vita, tali costi verrebbero spalmati sulle bollette e graverebbero quindi sul consumatore e perciò sui più indigenti... una sorta di tassazione indiretta, pari forse, per ingiustizia, alla storica “tassa sul macinato”. Tutto ciò senza, peraltro, avere un miglioramento, perché l'acqua rimarrebbe comunque quella di prima.
Inoltre questo cambio di gestione sarebbe anche un cambio di cultura, in peggio, perché eleverebbe un bene comune a un bene di “consumo” in quanto le società private spingerebbero a un uso poco oculato e poco responsabile dell'acqua (per ovvi motivi di profitto) imboccando, così, una via contraria a quella della sensibilità recentemente acquisita (e forse non ancora del tutto) che l'acqua non è un bene da sprecare e soprattutto non è una risorsa illimitata!!
Allora, ciò che oggi sembra soltanto la privatizzazione limitata alla “gestione”, (un'alternativa allettante ed innocua!),  in un futuro prossimo si trasformerebbe nella più inquietante “privatizzazione dell'acqua”… completando una metamorfosi drammatica di cui, però, i segnali si sarebbero potuti leggere prima... a saperli leggere. Segnali eloquenti stanno arrivando anche dall'Europa, e in particolare dagli Stati che oggi rappresentano il traino dell'Unione (Francia, Germania e Regno Unito ) sia per l'acqua, sia per il nucleare. Non credo che imboccare sempre una “direzione ostinata e contraria” possa giovare al futuro del nostro Paese. Con il referendum abbiamo un'occasione, vediamo di non sciuparla!
 
Xenia Marinoni



Giuseppe Poliani
June 07, 2011 6:09 PM

Penso che andare a votare per i referendum (tutti) sia un dovere che la Costituzione ci impone e non solo ci suggerisce come afferma qualcuno, perché la democrazia in Italia è basata sul lavoro e quindi sulla partecipazione attiva. La passività ha creato e continua a creare mostri ed il Presidente Giorgio Napolitano ce lo ha appena ricordato rispondendo alla lettera di Magris.
Andare a votare per il referendum sull'acqua è ancora più importante perché non vuol dire decidere solo sull'acqua, se lasciarla al pubblico o al privato, ma significa (forse per la prima volta) decidere una cosa più grande ed importante che segnerà la vita pubblica ed economica futura: vuol dire dare un segnale su cosa lasciare in futuro al mercato ed al liberismo sfrenato e cosa invece ritenere beni comuni da sottrarre alla logica del mercato e dei quali tutti abbiano diritto. E questo non è cosa da poco visto gli elementi in circolazione, rappresentanti della politica d'assalto, della finanza e del neoliberismo italiano. Se andiamo avanti di questo passo tra pochi anni ci misureranno quanta aria respiriamo al giorno e pagheremo le tasse in proporzione.

Votare SI' per abolizione delle leggi vigenti sulla gestione dell'acqua pubblica vuol dire proprio questo: mettere dei paletti per il futuro cominciando dall'acqua, e ce n'è bisogno !
L'acqua è un bene comune non commerciabile, deve rimanere pubblico perché non può essere soggetto di vendita con variazione unilaterale delle tariffe in funzione della disponibilità del bene, del budget della società gestore dell'impianto, dell'esigenza del dividendo ai soci azionisti, del tasso di interesse del capitale e via dicendo. Se vogliamo un altro modello di sviluppo senza sprechi, senza danneggiare l'ambiente ed inclusivo e non esclusivo, dobbiamo cominciare con l'acqua ma in futuro penso che saranno necessarie altri referendum su altri beni da difendere e mantenere pubblici.
E' chiaro che il monopolio dell'acqua pubblica va gestito bene e deve ricadere sulla fiscalità generale. Se le condizioni della gestione pubblica del'acqua in questo ultimo ventennio è stata quella che è stata ciò non è stato causato solo dalla mala gestione democristiana precedente, naufragata in tangentopoli, ma anche da un preciso intento successivo dei governi di centrodestra negli anni 90 e 2000, mirato ad emarginare tutto il settore pubblico ed annientarlo piano piano, chiudendo i finanziamenti, i sostegni legislativi e lasciandolo andare alla deriva, dopo averlo bollato come inefficiente e fannullone  e quindi da sostituire con le privatizzazioni (gli amici degli amici, quelli che ridono sulle disgrazie altrui).
Pensate che agli inizi del secolo scorso l'acqua in casa era un lusso e veniva portata a pagamento rispetto ai luoghi pubblici dove era gratis (fontane), ma una volta che le autorità si accorsero che ciò portava salute e calo delle malattie decisero di portarla in tutte le case in modo facilitato e più conveniente per tutti; oggi assistiamo all'opposto: lo stato vuole togliere il facile ed economico accesso all'acqua ai cittadini. Incredibile !

Allora due SI' per l'acqua, un SI' per stoppare il nucleare ed un SI' perché la legge è uguale per tutti.

Giuseppe Poliani



Giuseppe Pizzi
June 08, 2011 1:12 AM

Di non fare il tifo per i referendum l'ho già dichiarato più volte. Diciamo che ho poca propensione per la democrazia diretta, forse mi ricorda troppo da vicino l'assemblearismo inconcludente del sessantotto. Ciò premesso, non posso tuttavia far finta di niente, domenica c'è il referendum e volente o nolente devo decidere come comportarmi. Visto che i quesiti referendari, pieni zeppi di riferimenti a leggi, articoli e commi, risultano illeggibili (una circostanza che già indispone, è possibile che si debba dire sì o no senza capirci un accidente?) mi avvalgo della "vulgata" dei Quattrogatti.


Sul legittimo impedimento non ho dubbi. Voto e voto . Un ministro che ha un impegno di governo proprio il giorno in cui deve comparire come imputato in tribunale, rimandi l'impegno, si faccia sostituire, si dia assente giustificato, e se proprio non può o non vuole, si rassegni alla contumacia in udienza. Se le incombenze della sala operatoria non sono sufficienti ad esentare un chirurgo dall'aula del tribunale, perché mai la prospettiva di un incontro internazionale o di una riunione coi suoi colleghi dovrebbe giustificare la renitenza di un ministro?

Sull'acqua, le cose si complicano. Intanto, i quesiti referendari sono due. Il primo riguarda la privatizzazione del servizio idrico, la legge che si propone di liberare i comuni, in tutto o in parte, dal compito di fornire l'acqua alla popolazione. In astratto, è un obiettivo condivisibile, non dovrebbe toccare alle amministrazioni comunali trafficare con pompe e tubazioni, manometri e filtri, sono cose che riescono meglio ad operatori industriali dotati di specializzazione professionale. Senonché, l'acqua è l'acqua, è come l'aria, è sempre stata di tutti e di nessuno. E' sì vero che la legge privatizza la gestione dell'acqua, non l'acqua in sé, che finché giace in falda continua ad essere un bene pubblico, ma l'idea che a prelevarla e a maneggiarla sia un privato nelle condizioni di fatto di un monopolista, sarò un conservatore ma faccio fatica a digerirla. Con il magone in gola, voterò (e mi terrò le Spa municipali e le reti colabrodo).
Il secondo quesito sull'acqua è un corollario del primo, ed è addirittura ridicolo, direi inevitabilmente ridicolo tale essendo la legge che intende abrogare. Si tratta di concedere o di negare la remunerazione del capitale investito per la gestione del servizio idrico. Che significa? Che, semmai nella gestione dell'acqua intervenissero dei privati, gli investimenti non li dovrebbero fare? O che, facendoli, si dovrebbero accontentare di uscire alla pari, magari perdere, ma guadagnarci no? Come si fa a votare su una assurdità come questa? Di più, che bisogno c'era di sancire per legge una cosa ovvia come l'obiettivo della remunerazione che sta alla base dell'iniziativa privata? Ma, visto che la legge c'è, e il referendum pure, logica impone che voti no, con quanto entusiasmo, ve lo lascio immaginare.

E veniamo al nucleare, il vero dilemma sta qui. Per i Quattrogatti gli argomenti del dibattito, su cui formarsi un'opinione e decidere il voto, sono questi cinque:
1. il nucleare è indispensabile?
2. il nucleare garantisce indipendenza energetica?
3. le centrali nucleari sono sicure?
4. le scorie sono un problema risolto?
5. il nucleare costa poco?
La mia risposta è no cinque volte ma credo che sarebbe la stessa se parlassimo del carbone o del gas o delle biomasse, in buona parte anche dell'idrolelettrico, dell'eolico, del fotovoltaico.
In realtà, il problema è più teorico che pratico perché in Italia il nucleare è niente più di un'ipotesi, una delle tante cose di cui si parla ma non si fanno, si pensi al ponte sullo Stretto (la vicenda della TAV insegna che non si riesce nemmeno a fare un buco sotto una montagna) o alla riduzione fiscale (vorrei non posso). E tuttavia, come nel nodo tragico del teatro greco, esaminare la questione nucleare espone allo scontro di due opposte ragioni fra le quali non è dato scegliere secondo giustizia, e si è condannati a sbagliare, qualunque sia la decisione che si prende.
Da una parte, è sensato correre il rischio, per quanto remoto, di eventi così sconvolgenti come Chernobyl o Fukushima? E anche accettando di correrlo, è lecito bruciare uranio senza sapere come trattare o dove scaricare i residui della combustione?
Dall'altra parte, come si fa a vietare una tecnologia per volontà del popolo? Se fosse stato per il popolo contadino, le mietitrebbie sarebbero al bando ancora oggi. Vivere in una società tecnicamente avanzata è un privilegio che non viene gratis, costa fatica, capacità di adattamento, fiducia.
Se non arriva l'illuminazione dell'ultimo momento, credo che la mia scheda resterà bianca.

G. Pizzi



Franco Isman
June 09, 2011 8:47 AM

Questa non è una replica ma una dichiarazione di voto sia perché i miei interventi su nucleare e acqua formalmente erano informativi, anche se era evidente quale fosse il mio orientamento, sia perché, forse, ho cambiato idea. Allora, seguendo l'ordine di Giuseppe Pizzi.
SI' sul legittimo impedimento, le ragioni le sappiamo tutti e le illustrerà oggi Xenia Marinoni su queste pagine.
NO totalmente convinto sull'acqua e non ripeterò le ragioni che ho abbondantemente esposte sopra e che mi sembrano largamente prevalenti su quelle contrarie, nel frattempo ho sentito Chiamparino (!) anche lui decisamente per il NO.
NO su acqua 2, ha perfettamente ragione Pizzi: è un assoluto controsenso.
SI' con grandi dubbi sul nucleare. Nel mio articolo avevo scritto “Votare contro il nucleare potrebbe essere un atto di egoismo, un pensare cioè a noi, ai nostri figli e nipoti e non a cosa potrà accadere dopo all'umanità” e questo mi sembrava l'argomento principale per votare NO. Ma poi mi si è fatto osservare che il problema potrebbe diventare questione di vita e di morte per l'umanità fra un secolo, e allora qualcosa nel frattempo potrebbe anche cambiare e, comunque, i nostri posteri (ebbene non sono poi convinto di essere immortale…) avranno tutto il tempo di pensarci e decidere, magari facendosi ognuno la sua centralina atomica privata !

Franco Isman


Salvatore Iannazzo
June 09, 2011 6:44 PM

Benvenuta, finalmente! - anche se in zona cesarini - questa occasione  per parlare un po' di referendum. Anch'io dico la mia. Che coincide, per tre punti su quattro, con quanto hanno già scritto Pizzi e Isman: sul primo (il legittimo impedimento), no sui due dell'acqua.
(Ho solo una remora sui due referendum sull' acqua - mentre concordo che il secondo è strettamente legato al primo: se si dice sì al primo non si può dire no al secondo; e sarebbe ovviamente assurdo anche il viceversa. La remora è questa: se la gestione è privata, cosa accadrà all'acqua degl'innumerevoli comuni piccoli e piccolissimi, talvolta sul pizzo di una montagna o isolati ed a chilometri di distanza dalle sorgenti? Il gestore privato si farà carico di rifornirli, oppure - tenendo conto che i volumi, e i soldi,  sarebbero scarsi - li abbandonerà al loro destino ed alle loro magre sorgenti?).
Quanto al quesito sul nucleare, io credo che i sostenitori del sì saranno ben contenti che si rinunci al nucleare fino a che l'energia di origine fossile sarà disponibile, anche se i costi dovessero crescere. Ma molti si pentiranno del loro sì se dovesse accadere che  una crisi qualsiasi (una guerra, una rivoluzione - vedi Libia -, una semplice lite - vedi la diatriba Russia-Bielorussia di un paio d'anni fa) dovesse causare l'interruzione delle forniture di petrolio o derivati, magari in pieno inverno. Ma dopotutto, come osserva Giuseppe, costruire una centrale nucleare in Italia - dove non si riesce ad accettare una semplice discarica! - è un evento a probabilità nulla di realizzarsi. Perciò - inevitabilmente - il quesito finisce con l'assumere valenza esclusivamente politica. E, per ovvie ragioni, voterò .

Toti Iannazzo



Armando Pioltelli
June 09, 2011 11:25 PM

Quando il centro sinistra di memoria anni sessanta  nazionalizzò l'energia elettrica, nacque l'ENELe l'energia arrivò in tutte le case ITALIANE, oggi con l'acqua si fa al contrario vuoi l'acqua la paghi, vedi TOSCANA, la più cara d'ITALIA.
IL problema è sistemare i boiardi di stato non privatizzare, il pubblico deve fare meglio del privato perchè quest'ultimo non ha sistemato le reti ha solo aumentato le tariffe.
Quindi 4 SI secchi, ma andiamo a votare dobbiamo essere il 50% più 1.

Armando
UNITI SI VINCE



Giacomo Correale Santacroce
June 10, 2011 10:56 AM

Cari amici,

Domenica prossima e lunedì si torna a votare per i referendum.
Ritengo  corretto andare comunque a votare, perché chi deliberatamente non vota utilizza uno strumento della democrazia contro la democrazia.Personalmente, voterò "sì" con certezza per l'abrogazione delle norme sul  legittimo impedimento.
Anche nei referendum sull'acqua e sul nucleare voterò "sì", soprattutto in base al principio di precauzione (ma, per l'acqua, lascerò scheda bianca sulla questione della remunerazione del capitale investito, per la sua insensatezza).
Buon voto! E fate votare i vostri amici!

Giacomo



Salvatore Iannazzo
June 10, 2011 11:12 AM

L'acqua è un bene vitale, cioè indispensabile perché ci sia vita. Dovrebbe perciò essere il più caro dei liquidi che usiamo normalmente. Invece noi pretendiamo di usarla senza porci alcun limite, come se fosse disponibile in quantità infinita. Ma non è così, o almeno non è così dovunque: il sud dell'Italia ha dei grossi problemi. Città come Palermo o Agrigento - e chissà quante altre, anche più piccole - vivono quotidianamente - e da decenni - il problema del razionamento. Anche in Sardegna, in parecchi posti, gli approvvigionamenti sono precari. Alcune case vedono l'acqua poche ore al giorno e pochi giorni alla settimana. Non parliamo poi dell'Africa, che è già al disastro quasi ovunque.
Chi è preveggente fa grossi investimenti per portare l'acqua dai posti che ne sono ricchi a quelli che ne mancano, o costruisce invasi per raccogliere le acque piovane. La California ha fatto migliaia di km di enormi acquedotti per portar l'acqua dal nord al sud dello stato (ma gli americani sono anche loro degli spreconi, e non solo per l'acqua). Israele ha fatto persino una guerra per impadronirsi delle sorgenti del Giordano, strappandole ai siriani, e non ha alcuna intenzione di restituirle.

Per costringere noi stessi a risparmiare l'acqua dovremo inevitabilmente pagarla di più. Perciò, che sia pubblica o privata, rassegniamoci: il prezzo dell'acqua crescerà. E' necessario investire per ricostruire le reti di distribuzione, costruite e dimenticate dagli inizi del secolo scorso, che sono perciò dei colabrodo: si perde normalmente il 50% dell'acqua, con punte che arrivano all'80%. Finora la fiscalità generale ha dimenticato questo problema, e non c'è alcun segno che la situazione possa migliorare. Da dove prenderemo le risorse finanziarie necessarie, se non pagando di più per ogni litro che consumiamo?
Dunque non lamentiamoci se l'acqua costa (costerà) di più. Piuttosto vigiliamo che il di più che paghiamo (pagheremo) venga investito efficacemente.

Toti Iannazzo



Giuseppe Poliani
June 10, 2011 1:15 PM

Qualcuno di voi saprebbe farmi qualche esempio di tariffe che sono state ridotte grazie alla privatizzazione e la liberalizzazione ? Assicurazioni auto? Telefonia mobile ? Energia elettrica ? Gas ? Carburanti ? Tutti beni in regime di “libero” mercato (come vorrebbe Castelli per Santoro…).

Giuseppe Poliani



Giuseppe Pizzi
June 10, 2011 1:28 PM

Non vorrei passare per il liberista che non sono, ma i prezzi (tariffe comprese) non scendono mai, che si privatizzi o si statalizzi.

G. Pizzi



Giacomo Correale
June 10, 2011 2:17 PM

Per la telefonia mobile sì. Per il resto (energia, gas, ferrovie, eccetera) siamo ancora a livello di pseudo-liberalizzazioni. 
Ma gli italiani si sentono più tranquilli con i monopoli e le corporazioni, sono contro il mercato (non parliamo dell'acqua, naturalmente).
Siamo un paese medievale, dove sono stati aboliti i caselli daziari per le merci ma dove esiste ancora, indistruttibile,  una rete di caselli virtuali a cui pagare dazio: notai, tassisti, farmacisti, commercialisti, scuole guida, eccetera eccetera.
Ma gli italiani così si sentono protetti.
E i Berlusconi ci sguazzano.
E' faticoso il passaggio da sudditi a liberi cittadini.

Giacomo

Dimenticavo: e certe sinistre estreme hanno lavorato per anni  per il re di prussia, cioè per il piccolo seduttore, per cesare il piccolo. Per fortuna  sembra che stiano finalmente cambiando (Vendola, Pisapia, eccetera).



Franco Isman
June 10, 2011 4:13 PM

prezzo energia elettrica

Interessante e secondo me molto giusto il discorso di Toti Iannazzo.
Aggiungerò un argomento che ho intenzione di approfondire.
In tutte, ma proprio tutte, le nazioni europee, il prezzo unitario dell'energia elettrica al privato consumatore diminuisce in rapporto ai chilowattora consumati (ed è quasi ovunque inferiore al prezzo italiano, ma questo è un altro discorso) come sembra logico che sia.
In Italia, il prezzo al privato (non quello alle industrie), da moltissimi anni, ma non so da quando e per l'iniziativa di chi, aumenta all'aumentare del consumo, e non si tratta soltanto della fascia sociale. Me ne ero accorto sulla mia pelle quando Enel mi aveva obbligato ad avere una sola fornitura con un solo contatore quando, quarant'anni fa, avevo aperto una porta di comunicazione fra l'appartamento mio e quello dei nonni, ma ad una conferenza tecnica ai giovani del PD (cui avevo partecipato pur non essendo né giovane né del PD) sono stati presentati dei diagrammi che mettono in chiarissima evidenza questa politica tariffaria.
Tariffa assurda a prima vista ma che, specie se fosse propagandata, può contribuire a far consumare meno energia.
In Francia, è stato detto in questa conferenza, il fatto che l'energia costi poco e che il suo prezzo diminuisca all'aumentare del consumo, porta a gravissimi sprechi con la gente che esce di casa lasciando la luce accesa.
Un altro chiaro esempio di quanto sia importante toccare con le tariffe i portafogli della gente è rappresentato dalle caldaiette autonome a gas: energeticamente non convenienti portano in realtà ad un notevole risparmio nei consumi: a casa degli amici con le caldaiette autonome fa sempre freddo…

Franco Isman



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  7 giugno 2011