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La manovra e l'art.8
Franco Isman


Fatta o quasi.

Il governucolo, incitato dal Capo dello Stato costretto ad intervenire dai mercati che stavano pesantemente punendo la mancanza di decisioni efficienti e univoche, ha finalmente varato la manovra più e più volte modificata rispetto a quella originaria di metà agosto.

Naturalmente è stata aumentata l'IVA, misura che va a gravare sui prezzi e di conseguenza sui consumi di chi ha di meno, nonostante la giusta contrarietà di Tremonti. Ma non c'era proprio da dubitare della volontà del rais. Come contrappasso è stato deciso un contributo di solidarietà da parte di chi più guadagna e, volente o nolente, denuncia questo guadagno al fisco: il 3 per cento di addizionale irpef per i redditi lordi superiori a 300.000 euro all'anno, per la parte eccedente questa cifra. Un lettore di il Sole24Ore ha postato questo commento:
“Chi ha un reddito annuo lordo di 320.000 euro, pari ad un netto mensile di 15.000, sarà costretto ogni mattina ad offrire un caffè alla Patria "sì bella e perduta" (600 euro di sovrattassa, il 3 per cento di 20.000 euro, diviso 365 = 1,60 euro). Ma si consoli pensando a quanti hanno un reddito netto mensile di 1.500 euro che, per l'aumento dell'IVA, saranno costretti, non ad offrirlo, ma a rinunciare al caffè pur di far quadrare i conti della spesa giornaliera…”

Naturalmente non è stata neppure presa in considerazione l'ipotesi di una patrimoniale né di tassare i redditi da capitale allo stesso livello di quelli di lavoro. La lotta all'evasione permane nei programmi del governo ma sono state eliminate le disposizioni di tipo “comunista”. Non è stata presa in considerazione la proposta del PD di una ulteriore tassazione sui capitali rientrati dall'estero in seguito allo scudo fiscale del 2003 e 2009 con il modesto obolo del 5 per cento, correttamente a parere di chi scrive perché non è ammissibile che uno Stato si rimangi a posteriori quando deciso, giustamente o meno, per legge. Ma nemmeno le altre proposte, fra cui quella di tornare a considerare reato il falso in bilancio.

Equità, soprattutto !

Ma nella manovra economica era stato inserito, fin dalla sua versione originaria, fra le “Misure a sostegno dell'occupazione” il famigerato art.8 “Sostegno alla contrattazione collettiva di prossimità”
che ammette, anzi incoraggia, la contrattazione aziendale anche in deroga ai contratti nazionali di lavoro, che vengono così totalmente svuotati di significato.
In sede locale, e quindi con i lavoratori soggetti al ricatto “o si fa così o si chiude”, si può discutere e decidere tutto: l'organizzazione del lavoro inclusi gli impianti audiovisivi di controllo, le mansioni, l'inquadramento, il ricorso ai contratti atipici e alle “cococo” (collaborazioni coordinate continuative), l'orario di lavoro; e si è visto alla Fiat cosa tutto questo significhi. Lo Statuto dei lavoratori in pratica non esiste più, e quanto più deboli saranno i lavoratori tanto più vessatorie diventeranno le condizioni contrattuali locali, si arriverà ad avere le telecamere anche nei cessi.

La cosa più grave però è l'inserimento di un articolo del genere in un decreto legge che stabilisce una serie di provvedimenti che devono conseguire con immediatezza risparmi economici certi e quantificabili al bilancio dello Stato. Non c'entra per nulla e, di conseguenza, avrebbe dovuto far parte di altri provvedimenti sulla materia e seguire il normale iter legislativo. Il suo inserimento nel DL è illegale e truffaldino e, in altre condizioni, il Presidente della Repubblica avrebbe certamente eccepito nel merito. Ma le opposizioni non hanno protestato più di tanto e in commissione non sono riuscite ad eliminarlo; i giornali da parte loro ignorano questo aspetto del problema: ormai siamo assuefatti a tali aberrazioni del diritto, siamo mitridatizzati.

paese di merda
la frase di Berlusconi riportata da Libero-news.it

L'Italia non è un Paese di merda, come il presidente del consiglio ha osato dire, ma questo governo certamente sì.

Franco Isman


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Domenico Basile
September 12, 2011 10:09 AM

Che fare?

Caro Isman,
ho letto i tuoi articoli e notato la completa coincidenza con quanto ho cercato di dire ieri sera alla festa del PD di Osnago. La situazione è davvero a un punto di rottura. Anche questa mattina le borse europee si sono svegliate con un tonfo di oltre il 3% che allarga la reazione dei mercati alla demenziale gestione italiana della crisi.
Lo spread sui titoli tedeschi è intorno a 380 punti e non potrà che aumentare fino a che Berlusconi e i suoi compagni di merenda non toglieranno il disturbo. Cosa che temo non avverrà serenamente, come consigliato (pare) anche dai suoi più vicini consiglieri (Letta and Confalonieri). Perciò prepariamoci al peggio. L'aspetto più serio è il difetto di informazione su cosa sta succedendo: a parte i lettori di alcuni quotidiani la gran massa degli italiani è inconsapevole e quando si sveglierà avrà solo da rimboccarsi le maniche per ricostruire un paese distrutto.

Domenico Basile



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  8 settembre 2011