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Lettera aperta a Valentino Parlato
9 . E' tempo di ricostruire
Umberto De Pace


violenze a Roma
foto Repubblica

Caro Valentino,
questa volta non perdo l'occasione di scriverti in merito a una di quelle tue affermazioni che più che gratuite definirei disarmanti per la loro leggerezza. Sullo stalinismo poco tempo fa – se non ricordo male anche sulla Libia – e domenica scorsa nel tuo editoriale “Una nuova epoca”, a mio modo di vedere, sono presenti insostenibili quanto pesanti leggerezze pur inserite in analisi spesso acute e in parte condivisibili. Mi è veramente difficile non dico condividere ma almeno comprendere la tua affermazione – “Aggiungerei: è bene, istruttivo che ci siano stati” – in riferimento agli scontri e alle manifestazioni di violenza di domenica 15 ottobre a Roma.
Ritengo insostenibile quanto tu affermi perché non possiamo confondere una violenza organizzata, premeditata, cieca e provocatoria con una violenza, dal mio punto di vista comunque condannabile ma comprensibile, legata alla perdita del posto di lavoro, piuttosto che alla precarietà del proprio futuro. Pesanti sono le tue affermazioni perché dette non dall'ultimo arrivato ma da un intellettuale e giornalista del tuo livello e della tua esperienza dal quale sinceramente mi sarei aspettato, soprattutto in un editoriale di prima pagina, maggior buon senso e accortezza tanto più a “botta calda”.
Leggerezza perché, nei miei cinquant'anni di vita, troppe volte ho visto quanti danni possono fare le parole non solo verso i più giovani ma anche e soprattutto verso un percorso di cambiamento della società che dovrebbe invece vederci impegnati con tutte le nostre forze ad accomunare il nostro impegno e le nostre idee senza cercare ogni volta facili scorciatoie o motivi per dividerci.
Condivido con te e il Manifesto la centralità e l'importanza della manifestazione di Roma nella sua parte migliore che è stata la stragrande maggioranza di essa, non accetto invece nessuna giustificazione o comprensione verso chi ha agito con la violenza. Lascio a voi analisti il compito di capire e individuare chi siano realmente questi “incappucciati”, nel frattempo mi limito a chiamarli i nuovi fascisti basandomi sulla constatazione che della violenza hanno fatto il loro fine, che agiscono contro gli interessi dei movimenti che lottano per il cambiamento di questa società, che oggettivamente, non so quanto inconsapevolmente, agiscono a supporto del potere costituito e infine che da vigliacchi si nascondono sotto le gonne di movimenti in gran parte non violenti.
Ma veniamo al punto centrale di ciò che è successo domenica: la completa incapacità da parte dei responsabili delle forze dell'ordine nel prevenire e governare la situazione. E' grottesco sentire politici e amministratori che elogiano l'operato delle forze dell'ordine, di fronte ad una disfatta clamorosa quanto disastrosa nella gestione dell'ordine pubblico, certamente non per colpa delle forza in campo quanto sicuramente dei loro dirigenti. Non penso sia un caso che parliamo degli stessi dirigenti irresponsabili per i fatti di Genova del 2001, così come non è un caso che in questo paese nessuno sia mai responsabile di nulla, dal presidente del consiglio che straparla di far “fuori il palazzo di giustizia”, agli incappucciati che delirano dicendo di voler “alzare il livello dello scontro”. Su il Giornale a titoli cubitali “Chiudiamo i centri sociali”, in TV Di Pietro e le leggi speciali, tu che benedici&istruisci, Maroni che elogia le forze dell'ordine facendo il pesce in barile manco facesse il panettiere invece del ministro dell'interno, le teste vuote “incappucciate” che rilanciano e chissà quante altre ne dovremo ancora sentire. Forse è il caso di darsi una calmata.
Anch'io come te sono interessato e disponibile a capire quale siano le cause di un tale fenomeno, quali le soggettività in campo, se son nostri figli, provocatori infiltrati, ultras, balordi, giovani e meno giovani in perenne crisi adolescenziale o un po' di tutto questo messo insieme; come te sono disposto a capire quali siano i disagi, i malesseri sociali e o l'ignoranza e l'immaturità che li smuove, ma per favore, ogni cosa a suo tempo; ci sono tempi e luoghi per le analisi e ci sono tempi e luoghi nei quali costruire un qualcosa insieme, sia essa una manifestazione o un nuovo modello di società, in cui tali azioni e comportamenti violenti non devono e non possono avere alcuno spazio ma vanno unicamente condannati, isolati, denunciati, neutralizzati. Prima di capire questa violenza e questo malessere, se non vogliamo soccombere, visto che è rivolto anche contro di noi liberi cittadini, dobbiamo isolarla e, per quanto possibile, arginarla. Certo che la "galera non basta" come tu giustamente sostieni, certo che le responsabilità maggiori pesano sulle spalle di chi ci governa, ma non cerchiamo scorciatoie, non dispensiamo giustificazioni verso chi della violenza ha fatto il proprio fine e la propria valvola di sfogo.
Sono tempi di grande disorientamento per le sinistre di questo paese, ognuna tende a muoversi in una sorta di mosca cieca in cui i singoli attori rincorrono umori, sentimenti, idee, passioni, amplificate dal buio che li circonda, sospese nei ricordi del tempo passato e nelle nebbie di un futuro sognato. Alle volte toccando qualcuno o qualcosa, le singole anime della sinistra pensano di aver raggiunto l'approdo ma è solo l'illusione di un momento o la certezza di un angusto approdo. Io, insieme a tanti altri, attendo che queste sinistre tirino giù la benda che gli copre gli occhi e si guardino, ci guardino, per continuare/iniziare a costruire insieme quel mondo migliore che ognuno di noi vorrebbe. Smettiamola quindi per favore di farci del male … a questo ci sono pensano già gli altri.
Un caro saluto

Umberto De Pace

E' tempo di ricostruire
GLI ARTICOLI PRECEDENTI
1. Libertà (aria), uguaglianza (acqua), fratellanza (terra)
2. Sull'intolleranza
3. La camorra infame e il ruolo dello Stato
4. Lo Stato di Cossiga
5. La zingara rapitrice
6. Omertà di Stato
7. Il clandestino gentiluomo
8. La società multietnica e il piccolo presidente


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  23 ottobre 2011