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Mussolini, le leggi razziali e Trieste
Franco Isman



Le vergognose e terribili leggi razziali, definite da Gianfranco Fini (!) il “male assoluto del XX secolo” sono state promulgate in rapida successione a partire dal Regio Decreto per la difesa della razza del 5 settembre 1938 fino alle due principali del 17 novembre. Mussolini in visita a Trieste le ha annunciate per la prima volta nel suo discorso in piazza dell'Unità d'Italia il 19 ottobre 1938, davanti ad una folla strabocchevole e inneggiante che occupava tutta la piazza e le rive antistanti (200.000 persone secondo le stime di allora). A Trieste, città di confine, città di maggioranza e sentimenti italiani, unita all'Italia dopo la Grande Guerra, dopo due secoli di dominazione austriaca, il patriottismo diventava nazionalismo e veniva da molti identificato con il fascismo. Lo squadrismo, spesso in funzione antislava, era fra i più forti d'Italia.

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Terribili per tutti, le leggi razziali (vedasi Shoah e Memoria ) lo furono in particolare per gli ebrei triestini e qui voglio riportare alcune testimonianze dirette, di persone oggi scomparse.

Ha scritto mia madre Clara Isman Finzi.

Clara Finzi e Umberto Isman Clara Finzi e Umberto Isman il giorno delle nozze (1930)

Eravamo, siamo triestini, la famiglia era composta da me, mio marito ingegnere, laureato a Torino al Castello del Valentino, e un bambino che non aveva ancora sei anni. Praticamente il primo scontro, come impressione mia, è stato nei caffè che portavano il cartello: «Proibito l'ingresso a ebrei e cani», l'impatto è stato molto forte tanto più che a Trieste l'antisemitismo non si sapeva cosa fosse, noi praticamente non si sapeva neanche bene cosa fosse l'ebraismo, eravamo assimilati.

Ero in villeggiatura in montagna quando è stato pronunciato il discorso di Mussolini a Trieste, e sono state promulgate le leggi che impedivano agli ebrei di frequentare le scuole pubbliche, grande disperazione. Torniamo a Trieste, mio figlio doveva fare la prima elementare, lo iscrivo alla scuola ebraica che, specialmente in quel periodo, era una scuola molto bella; per inciso un fatto comico: io ebrea, ma assolutamente non osservante, il primo giorno, allora c'era la mania dei figli grassi, gli do un bel panino con il prosciutto che era proibito perché gli ebrei non devono mangiare carne di maiale, mi chiamano e dicono: «signora non potrebbe dargli qualcos'altro? Non lo sa che non si può mangiar prosciutto?». Continua la scuola lì, poi viene la legge che non si può tenere la domestica ariana. Così abbiamo dovuto licenziare la nostra la quale mi sembra di ricordare che venisse il pomeriggio a fare i lavori però non fissa assolutamente. Si va avanti un paio di mesi così.

Un giorno, io sono a passeggio per Trieste e vedo un grande corteo con a capo un mio amico di sci, di origine tedesca ma triestino, nazista evidentemente, ma io non sapevo che lo fosse, c'erano delle persone veramente insospettate, c'erano anche miei amici che di antisemitismo prima non avevano mai dato prova. Hanno cercato di buttar giù la porta della Scuola ebraica, era il '39, urlavano “abbasso gli ebrei, abbasso gli ebrei” faceva veramente impressione. I professori hanno dovuto chiamare la forza pubblica e non è successo niente. Però questo mi spaventò moltissimo ed è stato uno dei motivi per i quali siamo andati via da Trieste.


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Bruna Levi Schreiber, riferisce il libro “Questa mia pazza fede nella vita” scritto dalla figlia Luisella Schreiber Segrè, portava nelle scuole la sua testimonianza sulle persecuzioni razziali e raccontava tutto lo stupore e l'orrore della ragazzina che aveva creduto ciecamente (come era inevitabile), in quello stesso “Restaurator d'Italia, Amico dei bambini” che ora le toglieva la libertà!

Bruna Levi e Paolo Schreiber
 Bruna Levi e Paolo Schreiber il giorno delle nozze (1942)

Ora vi parlerò di una ragazza ebrea di 17 anni che ha frequentato la prima classe del Liceo Ginnasio Francesco Petrarca a Trieste, e che sta ritornando da un soggiorno in montagna in treno, con i suoi genitori, i nonni e la sorellina.
È il 5 settembre 1938: alla prima stazione importante, credo fosse Verona, si sentono gli strilloni leggere a gran voce e… con vivo entusiasmo i titoli, scritti a caratteri cubitali, dei quotidiani; i genitori della ragazza acquistano il primo giornale che passa sotto il finestrino del loro scompartimento, è Il Resto del Carlino, vi leggono: alle scuole italiane di qualunque ordine e grado… non potranno essere iscritti alunni di razza ebraica.

Dopo alcuni giorni, ormai a Trieste… mi resi conto che quello che mi era sembrato impossibile, era vero.
Passano i giorni e la ragazza è molto, molto meno felice: il mondo è cambiato, per gli Ebrei è capovolto, gira alla rovescia e non capisci perché nessuno ti telefona; le amiche, gli amici che incontri per la strada per lo più tirano diritti, senza salutarti, e non è che girino la testa, no proprio non ti vedono, come se tu fossi trasparente, di vetro; forse sono imbarazzati, forse, prudentemente, si adeguano.
Altri, gli adulti, ti abbracciano come se avessi subito un lutto recente; ti dicono che sì…veramente …gli Ebrei…qualche volta…ma tu nooo! Tu sei diversa (!), sei quasi come noi…e poi sei così brava, beh, coraggio, ci vedremo prestissimo…e prestissimo si allontanano…e non li rivedi mai più.
Trascorrono I giorni e stanno per riaprirsi le scuole . La tua mamma va dal Preside, che è tanto, tanto gentile: “Signor Preside, mia figlia viene così volentieri a scuola, ha ricevuto anche dei premi, noi siamo italiani, ebrei sì, ma italiani, non stranieri…”
Il Preside molto gentilmente scuote la testa. “Certo Signora, capisco, mi creda, ho dato io stesso quel premio a sua figlia; mi dispiace, ma sa, non dipende da me”.
Passano i giorni, iniziano le scuole…e tu, ragazza ebrea, rimani a casa. Non puoi nemmeno ascoltare la radio: è proibito agli Ebrei possedere una radio! Riuscivo ad ascoltare, qualche volta, la radio dei vicini, appoggiando l'orecchio alla parete. Puoi, invece, aiutare la mamma in qualche lavoretto domestico, noioso certo, e non gratificante: bisogna aiutare la mamma perché è proibito agli Ebrei avere una domestica. Puoi leggere I giornali, ma essi straripano di sempre nuovi decreti contro gli Ebrei, di storielle oscene contro gli Ebrei, di frasi da turpiloquio contro gli Ebrei, di vignette… che ti strappano le lagrime !
Dov'è andata a finire povera, stupida ragazza ebrea la tua euforia per l'eterna vacanza? Sei disperata, umiliata, non parli più con nessuno, giri a vuoto per casa senza fare nulla, perché non hai nulla da fare, nulla di costruttivo per il tuo futuro: i”sogni di gloria” si sono infranti ! Non più l'Università, non più la segretamente sospirata Laurea in Lettere, più nulla !


 
VIETATO L'INGRESSO AI CANI ED AGLI EBREI


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  27 gennaio 2012