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ECONOMIA E DINTORNI
Keynes aveva ragione ?
Alberto Battaglia


Keynes

Parlare di cambiamenti epocali non mi sembra una esagerazione, ma la presa d'atto, la presa di coscienza che siamo al tramonto di un modello di sviluppo che, per quanto abbia prodotto benefici, è ormai giunto al massimo delle sue potenzialità. Ne è la riprova la crisi finanziaria (intesa come elemento sovrastrutturale della produzione o di un modello produttivo che segnava da tempo una fase di stallo) dove la ricchezza del prodotto è stata sopravanzata dalla ricchezza della virtualità monetaria ed azionaria. Dove questa virtualità è diventata merce di scambio in un contesto oltremodo accelerato dalla informatizzazione delle informazioni. Oggi l'emergere di nuove realtà economiche (India in particolare), la saturazione del mercato occidentale, i costi delle materie prime, le crisi economiche di diversi stati, rendono difficile una credibile scommessa sulla possibile crescita.

All'orizzonte (magari non immediato) si intravede la fine di un' epoca di industrializzazione che ha retto l'economia per quasi due secoli, ma che come in ogni rivoluzione industriale che si rispetti, ha in sé il seme del proprio cambiamento, non sul piano delle valutazione economica, bensì su quello della produzione di beni. Forse è tornato il tempo della rielaborazione dei concetti, di una ricostruzione di prospettive che riproponga al centro una “modernità umana” e di principi che si possano ispirare non solo alla logica della produzione (e della produttività), bensì alla centralità della generalizzazione di condizioni standard di vita. Un tempo dove il termine “crescita” sia l'equivalente a “distribuzione” e non solo arricchimento ed accaparramento.
Resta il dubbio che la crescita, intesa come sviluppo e accrescimento delle produzioni, possa essere la via di uscita da questa crisi. Saremo in grado di costruire un modello di vita e di società estesa dove eguaglianza e solidarietà (internazionale) siano i cardini per una espansione dei mercati ? Dove l'economia riprenda il suo cammino di scienza, norma, legge del bene di famiglia? Dove la scienza, possa promuovere progresso sociale, scientifico e tecnologico?

Ed in questo senso possono ritornare in auge le politiche destinate a stimolare la domanda in periodi di disoccupazione, tramite un incremento della spesa pubblica sul modello proposto da Keynes, che riteneva necessario fosse lo Stato stesso, in alcune circostanze, a stimolare la domanda e non un mercato lasciato a se stesso.
Proprio qualche decennio fa, da fonte sindacale, emergevano due ipotesi di lavoro: i contratti di solidarietà e la riduzione dell''orario di lavoro, intesi come due elementi che unificavano solidarietà e redistribuzione del reddito. In effetti il lavorare meno per lavorare tutti forse è il miglior viatico per la tutela dei diritti, perché, lo dimostra la crisi odierna, senza lavoro non possono esserci diritti o luoghi in cui poterli difendere.

Alberto Battaglia


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  6 marzo 2012