prima pagina lente pagina precedente



Le verginelle della Procura di Milano
Franco Isman

Baiji Iraq

"Mazzette ai politici stranieri - sotto inchiesta i big del petrolio " così titola Repubblica.
Il pubblico ministero di Milano, Fabio De Pasquale è convinto che Eni si sia aggiudicata i contratti di sfruttamento dei giacimenti di Zubair, in Iraq, one of the largest discovered fields in the world” scrive Oil & gas Financial Journal, e di Karachaganak, in Kazakhistan, pagando grosse tangenti a politici locali. “A Zubair, Eni è la capofila di un pool di imprese estrattive che grazie al contratto stipulato con la compagnia statale irachena, Soc (South Oli Company), permette di estrarre oltre 200 mila barili al giorno di petrolio. Con le autorità del Kazakhistan invece, l'attuale numero uno Eni, Paolo Scaroni, nel 2007 ha firmato un accordo che permette lo sfruttamento del Progetto Kachaganak che, secondo stime di due anni fa, produce una media di 65 mila barili al giorno di liquidi e 6,7 milioni di metri cubi al giorno di gas naturale" specifica Repubblica.

Sette colossi industriali italiani e multinazionali (Saipem, Tecnimont, Ansaldo Energia, Elettra Progetti, Siirtec, Renco e Prysmian, leader mondiale dei cavi con un fatturato da 7 miliardi di euro all'anno) sono accusati di aver contribuito ad accumulare la “provvista” per le tangenti con operazioni estero su estero, sovrafatturando le forniture ad Eni.

Ma davvero c'è qualcuno che non sapeva che per TUTTI gli appalti miliardari relativi sia allo sfruttamento dei campi petroliferi e di gas naturale che a quello della fornitura di armamenti - dalle famigerate mine antiuomo della Valsella (9 milioni di mine con un ricavo di 230 miliardi di lire degli anni Ottanta), ora se dio vuole messe fuori legge, agli elicotteri Agusta – sono sempre state pagate tangenti miliardarie ai maggiorenti locali ? Questo è sempre stato fatto dalle imprese italiane come da quelle straniere: si tratta di una condizione NECESSARIA.

Il discorso relativo alla produzione e vendita delle armi è moralmente insostenibile e le giustificazioni addotte sull'importanza per lo sviluppo delle nostre tecnologie e per la nostra economia, anche se vere, non dovrebbero prevalere.

Diverso il discorso sullo sfruttamento delle fonti energetiche indispensabili alla stessa vita della nazione anche se, certamente, si devono perseguire politiche di reale risparmio energetico, di sviluppo delle energie alternative, forse di decrescita programmata.

Così è, così è sempre stato e chi sostiene di non averlo mai saputo è un sepolcro imbiancato. Dovere da parte della magistratura di perseguire un reato di cui venga a conoscenza o mania di protagonismo ? Ma soprattutto cosa si può e si deve fare ? Non è certo un problema di facile soluzione, anche considerando che i soldi sporchi hanno una viscosità elevatissima per cui una parte rimane facilmente attaccata ai diversi intermediari…

D'altra parte è lecito mettere alla gogna, processare e condannare dirigenti di altissimo livello delle nostre aziende leader, rei di aver agito nell'unico modo possibile, nell'interesse delle aziende ma soprattutto in quello strategico della nazione e, con tutta probabilità, secondo le direttive del governo ?
Forse, quanto meno in via provvisoria e in mancanza di senso della misura da parte degli inquirenti, si potrebbe e dovrebbe ricorrere al segreto di stato anche se, così facendo, si scatenerebbero le interessate proteste di una vasta serie di politici interessati soprattutto al piccolo orticello dei loro interessi elettorali.

Franco Isman


EVENTUALI COMMENTI
lettere@arengario.net
Commenti anonimi non saranno pubblicati



Giuseppe Poliani
March 14, 2012 10:27 AM

Chi non ha  mai visto un concorso universitario indetto su misura per qualche candidato o qualche nomina a dirigente fatta per clientelismo e non per merito (e viceversa qualcuno messo sul binario morto per ignoti motivi ?) O interi quartieri cittadini sorti dal nulla e con urbanistica enigmatica popolato di persone politicamente affini ? O qualche rapporto tecnico aggiustato per far prendere la decisione “giusta” ? E cosi di questo passo potremmo noi tutti fare infiniti esempi.
E' la pervasiva ipocrisia del sistema (la stessa di cui si parlava l'altra volta a proposito delle violenze Israele-Palestinesi) e una volta, quando c'era la sinistra o i sessantottini o qualche cattolico del dissenso un po' più attento alla vita politica ed economica italiana, la si contestava perché fattore comune riconosciuto anche in altri aspetti della vita sociale.

Tangentopoli ha radici profonde e non certo solo a partire dal fatidico 1992 (e tuttora va avanti alla grande !) e non solo entro i confini nazionali.
Ma una cosa è la diffusa sensazione o consapevolezza di questi fatti e altro è esserne silenziosi complici o artefici: un conto è supporre una diffusa corruzione (di questo si tratta anche per le multinazionali del petrolio, attraverso un rapporto pubblico-pubblico o privato-pubblico) di cui non si è affatto complici ed un altro è saperlo molto bene perché la si è attuata o accettata in prima persona. Nel caso delle compagnie petrolifere è più facile immaginarlo, visti i grossi interessi in gioco, anche per i magistrati, ma per agire e indagare nello stato di diritto ci vogliono ovviamente le prove.
A pensare male si indovina dice qualcuno ma finché non li prendi con le mani nel sacco non si può dire nulla (siamo garantisti giustamente). 
Tutto ciò però non può giustificare a mio parere in nessun caso la necessità di questo modo di agire che poi alla fine come ben sappiamo ricade a danno di tutti, lo paghiamo noi cittadini oltre che le popolazioni locali di quei poveri paesi sfruttati e non c'è un'economia sana.
Quindi secondo me è giusto che i magistrati facciano il loro dovere quando possono farlo.

Vorrei fare da ultimo però una considerazione sulla corresponsabilità, tema molto caro ai cattolici delle varie comunità pastorali del paese dove questo principio è uno dei pilastri delle comunità e che dovrebbe rappresentare anche nella politica un buon deterrente alla corruzione ed alla mafiosità del sistema.
Se un normale cittadino non è certo complice di una diffusa corruzione di cui purtroppo è però consapevole, un cittadino che ricopra una carica pubblica che gestisce un apparato dove la corruzione (e altro !) è entrata alla grande, è corresponsabile politico a tutti gli effetti e non basta pararsi dietro la responsabilità personale dell'indagato per salvare il proprio potere dissociandosi da chi fino a ieri era stato suo alleato. Un po' squallido umanamente e mi ricorda molto S. Pietro dopo che il gallo aveva cantato.

Giuseppe Poliani



in su pagina precedente

  13 marzo 2012