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Dignum et iustum est
Franco Isman

evasione

Evadere le tasse (si dovrebbe dire imposte ma pazienza) è cosa degna e giusta, equa e salutare.

Lo ha predicato per anni Berlusconi agli italiani, già di loro natura inclini a questo concetto.
Pagare le tasse è bello aveva osato dire Tommaso Padoa-Schioppa ("Le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili quali istruzione, sicurezza, ambiente e salute") scatenando le ire dei “benpensanti” come Cicchitto che aveva parlato di "Visione penitenziale della vita". Ma Padoa-Schioppa era mezzo triestino e aveva una visione austroungarica dei doveri dei cittadini.

Se ne accorge Monti ogni volta che si azzarda a tentare di far pagare le tasse agli evasori o ad eliminare le rendite di posizione delle diverse lobby: molto più facile tartassare pensionati e salariati come ha fatto fin dall'inizio.

Vediamo il caso della nautica: “30mila barche in fuga dai porti italiani, persi 600 milioni e 20mila posti di lavoro” titola mare online.it, e sono netta minoranza i commenti che osano affermare che, a parte quelli che se ne vanno perché le condizioni in Costa Azzurra sono di gran lunga migliori di quelle dei nostri “marine”, si tratta con tutta evidenza di persone che non si rassegnano a pagare il dovuto. Va detto che l'originaria ipotesi di una tassa di stazionamento ed i controlli in mare troppo ripetuti sono errori effettivi che si dovrebbero evitare.

E le automobili di lusso ?
Nel famoso blitz di Cortina del Capodanno scorso, su 133 autovetture intestate a persone fisiche, 58, il 44 per cento, appartenevano a poveretti che avevano dichiarato un reddito lordo annuo inferiore a 50.000 euro; su 118 intestate a società, 66, il 47 per cento, appartenevano a ditte pressoché inesistenti, in perdita, o con un reddito inferiore a 50.000 euro.
Bene, ma non era necessario, e non è sufficiente, il controllo delle autovetture di lusso effettuato con ispezioni fisiche dalle task force di ispettori a Cortina e poi in altre località turistiche: si parla di 200.000 supercars immatricolate ogni anno e non è certamente difficile incrociare i dati del PRA (Pubblico Registro Automobilistico) con i redditi dichiarati da persone fisiche e società, ma questo non solo non si fa ma non se ne parla proprio. Forse si temono conseguenze economiche molto più pesanti di quelle relative alla nautica.

Ma ci sono episodi molto più gravi.
Che dire infatti di Taranto dove l'ILVA è stata lasciata libera di inquinare per decenni uccidendo centinaia, ma più probabilmente migliaia di persone, senza che le autorità intervenissero, forse pensando che la scelta fosse fra il lasciare che si continuasse ad inquinare e ad uccidere o perdere migliaia di posti di lavoro, e in un primo momento i pubblici ministeri, che sono finalmente intervenuti con un'ordinanza di chiusura, sono stati accusati di interferenze e di insensibilità sociale. Qui il governo si sta comportando con serietà obbligando l'azienda a provvedere agli impianti di depurazione indispensabili, ad installare apparecchiature di monitoraggio per il controllo e a tenere comunque a suo carico i dipendenti dei reparti provvisoriamente chiusi.

E poi il caporalato.
In Puglia, in Sicilia ma anche in molte altre regioni di tutta Italia da decenni si tollerano il lavoro nero ed il reclutamento di lavoratori extra comunitari con il sistema del caporalato: anche qui si afferma che, se le aziende agricole non sfruttassero in questo modo i lavoratori, non sarebbero in grado di competere con i produttori di pomodori della Tunisia o di olive della Grecia e gli Ispettorati del lavoro sono stati lasciati senza mezzi per effettuare i controlli. Questo sfruttamento è spesso arrivato a forme di schiavismo e numerosi sono gli extra comunitari letteralmente scomparsi, con tutta probabilità uccisi per essersi ribellati.
Alessandro Leogrande in “Uomini e caporali” parla di morte, di violenza, di tortura: in Polonia si perdono le tracce di figli, figlie e mariti partiti per andare a lavorare in Italia, decine di famiglie non ne sanno più nulla, ma molte delle “ultime” telefonate partono dalla Puglia, dalla provincia di Foggia. Fra la ricostruzioni di quei contatti e le prime denunce di chi riesce a scappare si comincia ad alzare il coperchio e si scopre l'atrocità del lavoro sotto caporalato della raccolta di pomodori nel Tavoliere, della riduzione in schiavitù, dello sfruttamento o della violenza fino al decesso di alcuni fra questi lavoratori…(Stefano Laffi  http://www.lostraniero.net).
Nel luglio 2011 era stato presentato in Senato, per iniziativa di alcuni senatori del PD ma con la firma di 30 senatori di tutti i partiti, un disegno di legge "Misure volte alla  penalizzazione del fenomeno d'intermediazione illecita di manodopera basata sullo sfruttamento dell'attività lavorativa", che prevedeva in particolare l'introduzione del reato penale per il  caporalato, con pene tra cinque e otto anni di reclusione. Con le crisi succedutesi il provvedimento è rimasto lettera morta, adesso il Consiglio dei ministri ha approvato uno schema di decreto legislativo che va nella medesima direzione e, recependo la direttiva europea n. 53/2009, inasprisce le sanzioni penali e amministrative per quei datori di lavoro che impiegano irregolarmente cittadini di altri Paesi. In caso di grave sfruttamento è prevista, per incentivare e premiare le denunce, la concessione del permesso di soggiorno per un anno all'immigrato che denuncia lo sfruttamento. Speriamo che il decreto vada in porto e non venga bloccato un'altra volta dal Parlamento o da una crisi di governo.

Franco Isman


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  31 agosto 2012