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Diaz, De Gennaro e la III Repubblica
Le motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione
Umberto De Pace

sentenza
NB la foto, pubblicata da numerosi giornali, NON rappresenta la Corte che ha enmesso la sentenza.

Dobbiamo tenere bene a mente le motivazioni della sentenza di condanna, emessa dalla Quinta sezione penale della Cassazione, nei confronti dei vertici delle forze dell'ordine responsabili della “macelleria messicana” avvenuta durante il G8 di Genova, rese pubbliche solo in questi giorni. Quasi duecento pagine ma bastano solo alcuni stralci per rendersi conto della tragedia consumatasi in quei giorni di luglio del 2001 a Genova.

Le violenze perpetrate dalla polizia sono “… state di una gravità inusitata, che prescinde dal loro esito lesivo, già di per sé rilevante, se si considera il numero delle persone ferite ed in particolare quello delle persone che hanno subito gravi lesioni. L'assoluta gravità sta nel fatto che le violenze, generalizzate in tutti gli ambienti della scuola, si sono scatenate contro persone all'evidenza inermi, alcune dormienti, altre già in atteggiamento di sottomissione con le mani alzate e, spesso con la loro posizione seduta, in manifesta attesa di disposizioni, così da potersi dire che si era trattato di violenza non giustificata e, come correttamente rilevato dal Procuratore generale ricorrente, punitiva, vendicativa e diretta all'umiliazione ed alla sofferenza fisica e mentale delle vittime …”.
“Come s'è visto, ed è documentato nelle sentenze di merito, il ricorrere degli estremi fattuali della gravità e gratuità dell'uso della forza nel caso di specie è stato provato nel processo al di là di ogni ragionevole dubbio”.
“Era stato ben compreso sia dal prefetto Andreassi che da tutti gli altri protagonisti delle riunioni preparatorie dell'irruzione, tenutesi in Questura, che l'immagine della Polizia doveva essere riscattata, essendo apparsa inerte di fronte ai gravissimi fatti di devastazione e saccheggio che avevano riguardato la città di Genova, e il “riscatto” sarebbe dovuto avvenire mediante l'effettuazione di arresti, ovviamente ove sussistenti i presupposti di legge”.
“Hanno evidenziato i giudici genovesi, non certo illogicamente, come l'esortazione rivolta dal capo della Polizia – a seguito dei gravissimi episodi di devastazione e saccheggio cui la città di Genova era stata sottoposta nei giorni precedenti – ad eseguire arresti, anche per riscattare l'immagine della Polizia dalle accuse di inerzia, aveva finito con l'avere il sopravvento rispetto alla verifica del buon esito della perquisizione stessa, per cui all'operazione erano state date caratteristiche denotanti un “assetto militare” …”.
“Quanto alle modalità con cui sono state realizzate le lesioni in danni gli occupanti la scuola “Diaz”, le parti offese – hanno sottolineato i giudici di primo e secondo grado – hanno concordemente riferito che tutti gli operatori di polizia, appena entrati nell'edificio, si erano scagliati sui presenti, sia che dormissero, sia che stessero immobili con le mani alzate, colpendo tutti con i manganelli (c.d. “tonfa”) e con calci e pugni, sordi alle invocazioni di “non violenza” provenienti dalle vittime, alcune con i documenti in mano, pure insultate al grido di “bastardi”. Allora è del tutto condivisibile, perché formulato all'esito di una analisi delle risultanza probatorie condotta secondo i canoni della logica argomentativa, il giudizio espresso dalla Corte genovese di condotta cinica e sadica da parte degli operatori di polizia, in nulla provocata dagli occupanti la scuola, tanto che il Comandante del VII Nucleo. Michelangelo Fournier, ha, con acrobazia verbale tanto spudorata quanto risibile, dapprima parlato di “colluttazioni unilaterali”, per poi finire con l'ammettere la reale entità dei fatti, per descrivere i quali ha usato la significativa e fotografica espressione “macelleria messicana”.
“Queste essendo risultate le condotte volontariamente poste in essere precipuamente da comandanti, capi squadra e uomini del VII nucleo, gruppo scelto di addetti alle operazioni antisommossa, correttamente per il reato di lesioni sub H) sono stati ritenuti responsabili – essendo rimasti non identificati gli agenti operanti autori delle violenze – tutti gli odierni ricorrenti i quali hanno agito nella piena consapevolezza di cagionare lesioni agli occupanti la scuola, sia direttamente che tramite gli uomini alle loro dipendenze …”.
“… tutta l'operazione si è caratterizzata per il sistematico e ingiustificato uso della forza da parte di tutti gli operatori che hanno fatto irruzione nella scuola “Diaz” …”.

La Corte sottolinea come le stesse difese degli imputati arrivino a non negare “… che con le loro condotte gli operanti avevano inteso dare sfogo alle frustrazioni accumulate nei giorni precedenti, nella convinzione che le loro azioni sarebbero rimaste impunite”.
Nel seguito la Corte evidenzia una sequenza odiosa e vergognosa di falsità, occultamenti e illegalità perpetrate dai responsabili delle forze dell'ordine. Non c'è nulla da aggiungere a quello che già in quei giorni del luglio 2001 era in gran parte chiaro e che ora è stato scritto, con sentenza definitiva, dalla Corte di Cassazione. Fra tutte le macerie imputabili alla classe politica della seconda Repubblica questa è sicuramente la più infame. Sul futuro non abbiamo certezze ma sappiamo di certo che non è più tollerabile un paese in cui mai nessuno è responsabile del proprio operato. La terza Repubblica dovrà quindi assumersi le sue responsabilità porgendo le doverose scuse alle vittime di quegli orrendi soprusi, perché i colpevoli erano uomini dello Stato, e dovrà imporre le dimissioni di Gianni De Gennaro da qualsiasi carica pubblica, perché era lui a capo della Polizia all'epoca dei fatti.
Genova 2001 è una ferita ancora aperta che va chiusa non fra sessant'anni, ma ora, subito, a partire dalle primarie dei candidati del centro sinistra. Questo si che sarebbe un segnale di cambiamento.

Umberto De Pace


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  8 ottobre 2012