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Salute o Occupazione ?
Franco Isman

ILVA Taranto

La chiusura dello stabilimento ILVA di Taranto sarebbe una vera tragedia: la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, 12 mila soltanto quelli dell'ILVA di Taranto, ma anche la chiusura di tutto l'indotto e degli altri stabilimenti siderurgici di Genova, Novi Ligure e Racconigi che dipendono dalla produzione primaria dell'ILVA; un danno di immagine dell'Italia enorme, possibile o probabile morte della siderurgia nel nostro Paese, un danno economico valutabile in 8 miliardi di euro all'anno.

L'ILVA, che nel 1993 aveva forse gli impianti più moderni del mondo, viene ceduta nel 1995 dall'IRI ad Emilio Riva ad un prezzo di 1650 miliardi di lire, 852 milioni di euro attuali.
In 17 anni di sfruttamento selvaggio, con la complicità o almeno il disinteresse dell'intera classe politica locale e nazionale, la proprietà nulla ha fatto per ovviare alle terribili emissioni prodotte dagli altiforni, usando costantemente il ricatto dell'occupazione, realizzando contemporaneamente più di 4 miliardi di utili. Nello stesso tempo i quartieri immediatamente confinanti hanno continuato a svilupparsi come se l'inquinamento mortale non ci fosse.

Ancora una volta la magistratura si è trovata a dover supplire all'inerzia e peggio della classe politica che ha chiuso gli occhi, non ha visto che l'inquinamento letteralmente uccideva migliaia di persone e si è tranquillamente lasciata foraggiare dalla proprietà dell'azienda, con Riva che nel 2006 finanziava ufficialmente e in modo bipartisan la campagna elettorale: quella del PDL ma anche quella di Bersani. Nel luglio di quest'anno Riva affidava la presidenza della società all'ex prefetto Bruno Ferrante, come estremo tentativo per evitare il sequestro dello stabilimento, e questi non si peritava di dichiarare che l'azienda aveva fatto di tutto per inquinare meno investendo 1,2 miliardi di euro per la tutela ambientale.

Al primo provvedimento di sequestro del 26 luglio di quest'anno l'azienda ha reagito mandando gli operai (pagati) a dimostrare sotto le finestre della Procura della Repubblica e poi, secondo le ultime accuse, ha cercato di pilotare anche il provvedimento di Autorizzazione integrata ambientale (AIA).

E arriviamo ai nostri giorni: nuova ordinanza di sequestro ed intervento del governo che afferma che questo provvedimento impedisce di fatto la bonifica degli impianti che stava per cominciare, bonifica che si può fare soltanto con gli impianti in funzione. Il governo, che ha esattamente le stesse finalità della magistratura, proprio in appoggio ai provvedimenti di questa (!), emana un decreto legge, attualmente alla firma del Capo dello Stato, del quale fa parte integrante e per la durata di sei anni l'AIA, l'Autorizzazione integrata ambientale, che diventa quindi legge dello Stato e non potrà più essere sindacata dalla magistratura. Piccolo particolare che rende incostituzionale il provvedimento: una legge non può avere effetto retroattivo e l'ordinanza di sequestro della magistratura è scattata prima che il DL fosse promulgato. Ci sono poi altri motivi di incostituzionalità come è anche possibile venga sollevato un conflitto di competenza.

La magistratura afferma giustamente che l'inquinamento prodotto dall'ILVA attenta al diritto alla salute e addirittura alla vita dei cittadini e che non si può lasciar proseguire questo comportamento.
Il governo sostiene che nell'AIA sono previsti tutti i provvedimenti atti ad evitare futuri inquinamenti ed a bonificare gradualmente gli impianti, con un garante di assoluta competenza e al di sopra di qualsiasi possibilità di condizionamento che sarà nominato, chissà perché, dal Capo dello Stato e con penali pesantissime, fino alla possibilità di esproprio degli impianti in caso di inosservanza da parte dell'impresa. Le bonifiche inizieranno dall'impianto più pericoloso, quello di agglomerazione con il famigerato camino E312 e saranno portate a termine nel giro di 3 anni con un investimento da parte dell'ILVA di oltre 4 miliardi.

Ma quante sono state negli anni le vittime dell'ILVA? Innanzi tutto bisogna dire che i numeri sono ricavabili solamente dai dati statistici specifici comparati con quelli di altre zone: non esiste una singola persona la cui morte possa essere attribuita con certezza all'ILVA (esclusi naturalmente gli infortuni sul lavoro); ne segue che per il povero operaio travolto con la sua gru dal tornado dell'altro giorno vengono fatti funerali solenni alla presenza di tutte le “autorità” e magari gli verrà data una medaglia, le migliaia di “morti statistici” invece non esistono.
Ma quanti sono? In mancanza di fonti originali e di competenze specifiche ci si può basare soltanto sulle fonti giornalistiche, e queste sono vergognosamente contrastanti e di conseguenza inattendibili:1650 all'anno afferma Wikipedia, lo conferma il Corriere di oggi e lo ribadiscono numerosi siti, 90 dice Il Fatto Quotidiano, 1700 in 13 anni afferma nel titolo Giornalettismo, per poi parlare di 386 sempre in 13 anni nel testo !

Un'idea della situazione, chi ha sentito quella signora del quartiere Tamburi intervenuta a “Servizio pubblico” di giovedì 29 scorso, certamente se l'è fatta, come pure c'è da rabbrividire leggendo cosa esce dai camini dell'ILVA in un anno: 181 milioni di kg di monossido e biossido di carbonio, 4 milioni di polveri, 7000 kg di acido cloridrico, 1300 di benzene, 338 di idrocarburi policiclici aromatici con tracce (52 g) della terribile benzopirene, cancerogena al massimo, e poi la micidiale diossina, e ancora arsenico,cadmio, cromo, rame, mercurio, tutte sostanze estremamente tossiche.

Questo cosa significa ?
Significa, anche se il governo si guarda bene anche soltanto dall'accennarvi, che per intanto l'ILVA continuerà con le sue mortali esalazioni che, se tutto andrà secondo i piani (ma la gente non si fida), andranno via via diminuendo fino, si spera, ad annullarsi.
Significa che ora l'ILVA ha licenza di uccidere.
Significa che si sono programmate per i prossimi anni ancora decine, ma più probabilmente centinaia di morti, altro che contemporanea salvaguardia del lavoro e della salute.
Il dilemma salute o occupazione è purtroppo ancora di assoluta attualità.

Franco Isman


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  2 dicembre 2012