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Corruzione
Corruzione interna e internazionale, concussione, peculato.
Franco Isman

corruzione nel mondo
rosso massima corruzione, blu minima

La corruzione è una piovra malefica che infesta tutto il vivere civile.
L'Italia “vanta” il 67esimo posto fra i 178 stati del mondo ed è fra le peggiori in Europa assieme a Grecia, Albania, Romania e Bulgaria con un voto di 3,9, essendo 0 il peggiore previsto (Somalia, Birmania, Afganistan, Irak fra 1,1 e 1,5) e 10 il migliore (Danimarca, Nuova Zelanda, Singapore, Finlandia, Svezia 9,2 - 9,3; Svizzera 8,7; Germania 7,9; Stati Uniti 7,1).

D'altra parte, anche se la corruzione è in continuo crescendo, l'Italia vanta importanti precedenti storici: dallo scandalo della Banca Romana del 1889-1893 che fece cadere il governo Giolitti, all'ormai anch'esso lontano scandalo Lockheed (anni Settanta), con la caccia al fantomatico Antelope Cobbler e le dimissioni del Presidente Giovanni Leone, che l'antilope non era.
Quelli e i successivi fino a tangentopoli erano gli anni in cui “rubare per il partito non è rubare” anche se i denari delle tangenti sono estremamente viscosi e in generale una parte anche consistente si fermava per strada.

La corruzione impedisce una concorrenza leale e quindi reale, rende inutile lavorare per l'efficienza, porta a costi abnormi tutte le opere pubbliche che raggiungono quasi sempre costi più che raddoppiati rispetto a quelli preventivati.
La tangente iniziale pagata per prendere l'appalto, offerta (corruzione) o imposta (concussione), con confini molto evanescenti fra le due casistiche (durante “Mani pulite” ci sono stati imprenditori sbattuti in carcere che sono arrivati al suicidio mentre altri, con una benevola interpretazione dei PM, sono stati considerati concussi e addirittura parte lesa), molto spesso non risulta sufficiente.
Infatti la trafila burocratica delle opere pubbliche è estremamente complicata, con passaggi, autorizzazioni, controlli, in teoria garantistici ma che spesso si rivelano autentiche forche caudine per gli imprenditori, a questo punto davvero concussi. Infatti i diversi funzionari, senza ovviamente esprimere giudizi assoluti, rendendosi perfettamente conto delle tangenti con tutta evidenza pagate agli uomini politici, si sentono autorizzati ad agire, nei limiti dei propri poteri, allo stesso modo. E si devono pagare tangenti o mance per ottenere una variante in corso d'opera, per ottenere ”comprensione” per un ritardo, per far passare uno stato di avanzamento dei lavori da una scrivania all'altra, per ottenere un mandato di pagamento, per farlo mandare in tesoreria.

Gli interessi in gioco sono spesso milionari, basti pensare ai permessi di costruire su grosse aree industriali dismesse, alla cessione di partecipazioni azionarie a prezzi maggiorati, agli appalti veri o inventati nel campo della sanità, e molto spesso i politici, anche se non sono gli organizzatori di queste vere e proprie truffe ai danni della collettività, sono facile preda di ragionamenti del tipo “ma io gli faccio guadagnare i milioni, è giusto che spartisca con me”. A parte le tangenti davvero milionarie, ormai i corrotti operano in proprio e non, come avveniva in passato, per finanziare il proprio partito, e questo rappresenta certamente un livello morale ancora inferiore. Ormai un funzionario che rifiuta una stecca viene additato come un eroe, e lui giustamente si schermisce, ma spesso è invece emarginato.

Ma veniamo al caso di Finmeccanica con l'arresto del suo presidente ed a quello quasi contemporaneo di Saipem.
E' necessario distinguere due aspetti delle vicende: le “tangenti internazionali”, come recitano i capi di accusa, sono di fatto indispensabili per operare nei mercati del mondo dove la tangente è un obbligo ancor più che da noi.
Nei Paesi segnati in rosso nella cartina, e cioè con un indice di corruzione di 2 – 3, peggiore del nostro, che sono in pratica tutti i Paesi dell' Asia e dell'Africa, non si combina un solo affare senza pagare tangenti: lo fanno le grosse imprese italiane come quelle di tutto il mondo. E non c'è dubbio che siano meglio le tangenti della guerra: il proditorio attacco all'Irak, scatenato dall'America di Bush, spalleggiato dall'Inghilterra ma anche dal governo Berlusconi, è certamente dovuto all'ambizione di appropriarsi delle sue riserve petrolifere. E così quello alla Libia della Francia.

Le tangenti sono necessarie per ottenere concessioni petrolifere a terra e off shore, per gli impianti di raffinazione, per i terminal petroliferi, per gli impianti di degassificazione, per gli oleodotti, per le grandi opere di edilizia, per la vendita degli elicotteri, delle navi, degli impianti radar e delle armi.

La Valsella era, per nostra vergogna, la prima produttrice al mondo di mine anti uomo e la Beretta è famosa ovunque: il fucile a cannocchiale di Oswald era di produzione Beretta. Si potrà discutere se sia giusto produrre armi o se si debba (e si possa) chiudere o riconvertire gli stabilimenti, come fortunatamente è stato per la Valsella negli anni Novanta, ma finché la situazione rimane quella attuale, i mercati sono quelli dei Paesi emergenti e le tangenti sono un obbligo.

L'altro aspetto, del tutto diverso, è relativo ai denari pagati come provvigioni nere all'estero, tangenti insomma, ma “retrocessi” in misura ragguardevole (si parla di decine di milioni di euro) a amministratori e dirigenti dell'azienda e/o a qualche partito politico, estero su estero, naturalmente.
Addirittura si parla di nomine ai vertici di qualche azienda (Finmeccanica nello specifico) propiziate da uno o più partiti proprio in quanto da quella posizione il nominato era in grado di manovrare astronomiche somme di denaro. E questo non si chiama pagare provvigioni o dare tangenti, si chiama peculato, insomma, si chiama rubare.

La magistratura opera secondo le leggi e oltre ad occuparsi del peculato persegue anche la corruzione internazionale che, secondo norme mutuate dall'Unione Europea, è un reato. Non sarà facile trovare una soluzione che contemperi le due opposte esigenze: il rispetto della legge e la salvaguardia di imprese e manager “costretti” per causa di forza maggiore a ricorrere a tali pratiche. D'altra parte sono gli episodi di malaffare e di ruberie che ne sono derivati, di ben maggiore gravità, che hanno consentito alla magistratura italiana di venirne compiutamente a conoscenza e di perseguire quindi anche la corruzione internazionale, con conseguenze catastrofiche per le imprese (è di ieri il blocco del pagamento di 560 milioni di euro a Finmeccanica da parte del governo indiano) ma anche per la stessa economia nazionale.

Franco Isman


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  14 febbraio 2013