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Chi cambia in meglio e chi resta nella… melma
Lazio e Lombardia a confronto.
Edo Melzi

Zingaretti e Maroni

Dopo 17 anni di formigonismo corrotto e clientelare, i lombardi hanno democraticamente deciso di restare nel pantano: il voto a Maroni non cambierà assolutamente nulla e continueremo ad assistere sgomenti a lotte fratricide per il potere, zero investimenti per scuola, università e formazione, gretto e chiuso localismo che non ha nulla di europeo. E che dire delle infiltrazioni mafiose che hanno trovato terreno fertilissimo sotto Formigoni?
Fra un uomo come Ambrosoli -serio, umile, colto e consapevole- ed un altro che delirava fra frottole colossali e improponibili macroregioni, i lombardi hanno scelto quest'ultimo dimostrando povertà culturale ed etica.
Fra una proposta seria di vero rinnovamento ed il vuoto forzaleghista, la preferenza a Maroni lascia la Lombardia in una carenza progettuale che spaventa.
Pare che così vogliano gli abitanti di questa regione, tranne poche luci in controtendenza provenienti da importanti città (tra cui Milano e Monza). Bene, anzi male: che si tengano Maroni in confezione regalo e buona sfortuna!
Ben diversamente il Lazio che, dopo l'incubo Polverini ha saggiamente deciso di voltare pagina, consegnando la regione a Zingaretti con un mandato di buona amministrazione di cui sotto il governo di destra si era persa ogni traccia. Qui almeno hanno imparato la lezione e dopo i festini privati fatti coi soldi pubblici i cittadini hanno deciso per un cambiamento netto.
Alla Lombardia converrà riflettere sul fatto che errare è umano (e si parla di un errore sostenuto per 17 anni) ma perseverare è diabolico.

Edo Melzi


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  2 marzo 2013