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La sinistra, la destra e l'Europa
di Carlo Arcari

“Gigante, pensaci tu” intonavano gli abitanti di Kinderland quando l'attacco dei feroci ladri di merendine diventava insostenibile. La trama di questo vecchio “Carosello” sta andando in scena attualmente nel teatrino dell'impresario Berlusconi e non c'è niente di che stupirsi. Solo chi non ha ancora capito che l'Unione Europea non è un soggetto astratto o una coperta burocratica da tirare di qua e di la, oggi resta sorpreso dalla determinazione con la quale i nostri partner stanno sistemando per le feste il cavaliere e il suo governo.
Il centro destra di fronte allo schiaffo dell'Unione si scopre debolissimo e diviso. I leghisti sono addirittura terrorizzati perché il loro esibito e squallido razzismo fa parte dei reati per i quali un qualsiasi giudice europeo potrebbe domani trascinarli davanti a un Tribunale. Gli argomenti utilizzati per rispondere e la pessima figura che sta facendo il governo su tutti i giornali del mondo lo dimostrano. Chi, come me, sostiene da tempo che inseguire Berlusconi su giustizia e conflitto di interessi è inutile perché il suo giudice lo aspetta a piè fermo a Bruxelless, vede confermata in pieno la sua previsione. Ma, se le cose stanno così, perché la sinistra non riesce ancora a staccare la spina su questi temi, ormai di pertinenza sovranazionale, lasciando solo e nudo il governo di fronte al mondo che gli manifesta tutta la sua disapprovazione, per definire e lanciare finalmente due-tre campagne di massa con le quali metterlo alle corde nelle piazze, nei luoghi di lavoro, nelle amministrazioni locali, nella società?
Alla gente del conflitto di interesse, del mandato di cattura europeo, della legge sulle rogatorie internazionali, poco gli frega anche perché poco ci capisce. Gli frega molto e capisce sempre più invece che Berlusconi l'ha ingannata, gli ha fatto credere che avrebbe diminuito le tasse, migliorato la sanità, aumentato le pensioni, assicurato un lavoro a tutti, aiutato i bisognosi e garantito la sicurezza nelle città, in cambio del voto.
Dopo la finanziaria è chiaro che niente di tutto questo si avvererà mai, anzi. Gli strombazzati sgravi fiscali alle famiglie sono condizionati da tali e tanti “se e ma” che ben poche alla fine ne beneficieranno. La pressione fiscale, col blocco delle nuove aliquote stabilite l'anno scorso, in molti casi viene addirittura aumentata: ad esempio per le famiglie che non hanno figli a carico e per quelle con figli a carico ma con un reddito complessivo lordo superiore ai 70 milioni l'anno. L'integrazione delle pensioni sociali a 1 milione al mese riguarda solo chi percepisce meno di 13 milioni l'anno e non vive in una casa di proprietà, cioè pochissimi pensionati. La scuola subisce tagli per 2.000 miliardi che comporteranno la riduzione di 40mila insegnanti, riducendo ulteriormente la qualità di un servizio essenziale per il futuro dei nostri figli e del Paese. La Sanità riceverà 6mila miliardi, ma solo per risanare parzialmente, il debito della spesa sanitaria regionale, come per esempio quello accumulato a causa del “liberismo” lombardo dove, negli ambulatori degli ospedali convenzionati, la gente fa oggi file medie di un'ora e mezza solo per avvicinarsi allo sportello dell'accettazione. L'ambiente e il territorio sono dimenticati dal governo che ridimensiona le risorse destinate alla loro difesa con il taglio di 1.340 miliardi stanziati per le calamità naturali, di 600 miliardi per la difesa del suolo e 200 miliardi per la bonifica dei siti inquinati. Il Mezzogiorno, infine, viene completamente dimenticato dalla Finanziaria che al contrario blocca le iniziative avviate dal Centrosinistra, taglia le risorse già iscritte a bilancio per il 2002-2003 e svuota di fatto le politiche di sviluppo locale. Ma a fronte di questa apocalisse la sinistra che fa? Si divide sul mandato di cattura europeo, con giuristi comunisti garantisti che temono, come dice Bossi che: “un operaio della Bovisa possa venire arrestato da un giudice di un Paese che non rispetta le garanzie della nostra Costituzione”. Quasi che l'Italia della caserma di Bolzaneto nella quale il ministro, ing. Castelli, non ha visto niente di irregolare, avesse da insegnare qualche cosa alla Gran Bretagna o alla Francia in fatto di garantismo e inviolabilità della persona.
Ragazzi, basta giocare. Cosa aspetta la sinistra ad organizzare manifestazioni contro la politica fiscale del governo, la politica sociale, la politica sanitaria, quelle sulla scuola, il sud e l'ambiente? La gente comincia a guardare a questi problemi con crescente preoccupazione e angoscia, chiede risposte e noi ne abbiamo da offrire. Il centro sinistra le ha illustrate in Parlamento davanti a un'aula sorda e grigia di anime morte che non le hanno nemmeno ascoltate perché sapevano di dover votare a comando. Cosa aspettiamo a illustrarle nelle piazze, a farle vivere nei cortei di operai e studenti, davanti ai luoghi di lavoro, sui treni dei pendolari, sulla rete dei mille siti internet dove si incontra il popolo della sinistra?
Due esempi ci permettono di capire come il centro destra non si preoccupi di conciliare il ben essere economico con il ben essere sociale. Tagliando i soldi ai Comuni, i nostri Sindaci o dovranno aumentare le imposte locali oppure saranno costretti a ridurre i servizi per le persone più bisognose, come per esempio gli anziani, i bambini in difficoltà o i disabili. Il governo ha anche tagliato completamente i miliardi già stanziati dal centro sinistra per realizzare le strutture di accoglienza e assistenza per persone disabili, psichiche o fisiche, che non hanno più i genitori o i parenti prossimi. Questa, spenti i riflettori di “Porta a Porta” e le squallide recite del capocomico di Arcore, è la vera cultura del centro destra, questi il suo concetto di civiltà e di politica sociale. D'ora in avanti è precisamente di questo che la sinistra si deve occupare, su questi argomenti e fatti concreti il governo e la destra andranno denunciati, incalzati e inchiodati per essere giudicati e puniti dal giudizio popolare.

Carlo Arcari



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 11 dicembre 2001