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L'IMU e gli impulsi suicidi del PD
Franco Isman

'l'urlo

Il PD ha fedelmente appoggiato il governo Monti accettando e approvando la sua politica che era certamente di destra, con tutti i sacrifici imposti soprattutto ai poveri cristi: dall'aumento di IVA e Accisa, con gli evidenti effetti inflattivi, al blocco delle pensioni, alla follia degli esodati, ad una riforma del lavoro certamente discutibile. Berlusconi, furbescamente come al solito, è saltato giù dalla barca al momento opportuno criticando e opponendosi ai provvedimenti più contestati, l'IMU sopra tutto, facendo così risuscitare il PDL che era quasi agonizzante.

Poi l'esplosione di Grillo propiziata da gravi errori tattici di Bersani ma, a parere di chi scrive, molto dallo scandalo Monte dei Paschi con l'acquisizione di Antonveneta a un prezzo di un paio di miliardi superiore di quello pagato pochi mesi prima dal Banco Santander, che ha fatto immaginare una analoga tangente: sono tutti uguali hanno pensato in molti e per protesta hanno votato Grillo.

Quindi le elezioni con la non vittoria del PD e l'elettorato diviso in tre parti quasi uguali, poi tutte le manovre che hanno reso impossibile qualsiasi soluzione diversa dal grande inciucio, fortemente voluto dal Presidente Napolitano, politico a tutto campo, l'indecente tradimento dei 101 mossi da D'Alema, la rielezione “subita” da Napolitano e, voilà, le jeux sont fait.

Governo di larghe intese quindi in cui, pur essendo il PD il partito di maggior peso, il PDL è altrettanto indispensabile. Ma prima di arrivare alla sua costituzione, un accordo su quel che si poteva e quel che non si poteva fare avrebbe ben dovuto essere stabilito. Adesso invece Berlusconi non si perita di affermare che l'abolizione dell'IMU è indispensabile in quanto lui in campagna elettorale così si era impegnato, che il PD nella stessa campagna si fosse strenuamente opposto non ha alcuna importanza. Le riforme si possono, anzi si devono fare ma, naturalmente, soltanto quelle che piacciono al PDL: niente conflitto di interessi quindi, niente seria riforma del sistema elettorale, niente aste delle frequenze… insomma, comanda Berlusconi, e gli scandali in cui è compromesso il PD, dal recente Monte dei Paschi al "sistema Sesto", in cui per Penati è scattata l'amnistia, contro la sua volontà, poverino, al più vecchio caso Serravalle-Gavio, possono forse spiegare la sua remissività.

Adesso qualcuno del PD ha avuto la bella pensata di fare una legge ad Grillum delendum: i movimenti non possono partecipare alle elezioni, così ci tocca assistere a Berlusconi che difende la democrazia.
Ma se per ipotesi la legge invece passasse e Berlusconi fosse escluso in base alla legge del '56 che ne sancisce esplicitamente l'ineleggibilità (e ce ne si è accorti soltanto ora) o alla sentenza Mediaset, se sarà confermata anche dalla Cassazione, chissà se a questo punto, senza più Grillo né Berlusconi, il PD riuscirebbe a vincere le elezioni...

Franco Isman


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  25 maggio 2013