prima pagina pagina precedente




Matteo Cencelli
Franco Isman

Matteo Cencelli

Vi ricordate della Kyenge, ministro dell'integrazione? E della Idem ministro per lo sport e le pari opportunità? Due elementi di innovazione voluti a suo tempo da Enrico Letta.
Ma con Matteo il rottamatore, Matteo il “faso tuto mi”, Matteo fantasioso e scoppiettante, si va sul sicuro e le ministre (pare si debba dire così) ed i ministri sono accuratamente scelte/i in base alla loro provenienza. La competenza? Beh, se c'è è meglio.
Da buon democristiano Matteo Renzi ha riscoperto il manuale Cencelli.

Ma cominciamo da quello che gli estimatori proclamano come un “indubbio” merito: il perfetto equilibrio fra ministre e ministri, voluto e sbandierato, che invece chi scrive considera come il primo assurdo condizionamento: i ministri non dovrebbero essere scelti in base alla presenza o meno del pisello.

Ad ogni modo, dopo la conferma dei ministri del nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, con il fondamentale ministero degli Interni a questi, il ciellino Maurizio Lupi alle Infrastrutture e Beatrice Lorenzin alla Salute, abbiamo l'Udc di Pier Ferdinando Casini che piazza il fidato Gian Luca Galletti all'Ambiente e Scelta Civica di Mario Monti con Stefania Giannini all'Istruzione.

Federica Guidi e Berlusconi
Proseguiamo con una nomina orripilante: Federica Guidi, ministro per lo Sviluppo economico che si occuperà anche delle telecomunicazioni, è praticamente in quota a Berlusconi di cui lei e il padre sono vecchi amici ed è stata a cena ad Arcore immediatamente prima della sua nomina: “abbiamo un ministro” si sarebbe vantato Berlusconi. Questo per non parlare dei rilevanti conflitti di interesse che discendono dalla proprietà della Ducati Energia.

Poi si è tenuto conto delle esigenze delle diverse lobby e quindi delle grandi industrie e di quelle piccole, delle cooperative bianche e rosse, delle grandi opere e degli appalti in corso e contemporaneamente delle numerose correnti all'interno del PD.
In questo contesto Matteo Renzi ha nominato il fedelissimo Graziano Delrio sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giuliano Poletti, presidente di Legacoop, ministro del Lavoro, Maria Elena Boschi alle Riforme e Rapporti con il Parlamento e la ex veltroniana ed ex d'alemiana Marianna Madia ministro della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione; ma ha senso nominare ministro una donna incinta all'ottavo mese? Non lo ha, tanto che abbiamo pensato si trattasse di una bufala.

La cosiddetta “areadem” di Dario Franceschini, simbolo dei voltagabbana già lettiani, piazza Franceschini stesso alla Cultura, Federica Mogherini agli Esteri, al posto della ben più internazionalmente nota Emma Bonino, e Roberta Pinotti alla Difesa, nominata con la benedizione di Finmeccanica e dello stesso Napolitano. La nuova ministra è passata in questi anni dalle marce no global di Porto Alegre a quelle militari dei Fori Imperiali, dalla partecipazione al Genoa Social Forum ai vertici della Nato, dal pacifismo all'interventismo militare ed è sempre stata paladina dell'acquisto dei caccia F35.

All'Agricoltura abbiamo il bersaniano Maurizio Martina, in grado di garantire la continuità con l'Expo 2015 di Milano. Gian Carlo Padoan, nuovo importantissimo ministro all'Economia, è un d'alemiano di ferro e il nuovo ministro della giustizia Andrea Orlando è un “giovane turco”, uno che vorrebbe abolire ergastolo e 41 bis, favorevole alla separazione delle carriere fra PM e giudici e quindi benvisto da Berlusconi mentre Napolitano aveva invece posto il veto al PM Gratteri preferito da Renzi.
Infine Maria Carmela Lanzetta ministro degli Affari regionali, “civatiana”, per cercare di conquistare il consenso di Pippo Civati che non si sa ancora se voterà o meno la fiducia al governo.

Un perfetto governo da Prima Repubblica. Perché?

Ambizione, smodata ambizione, certamente, anche se Renzi aveva cercato di rigirare la frittata dopo l'indecente defenestrazione del povero Letta. Ambizione di diventare presidente del Consiglio e, ancor più, presidente di turno dell'Unione europea, tutto il resto non conta, pazienza se per arrivarci ha improvvisamente fatto esattamente il contrario di quanto aveva in svariate occasioni dichiarato di voler fare. Ma Renzi si sente l'enfant prodige, il novello Blair, il Kennedy italiano e su questo ci mette la faccia e si gioca tutto, come ha dichiarato.
Il problema è che lui ci può perdere la faccia ma l'Italia può andare a catafascio.

Con una squadra così eterogenea e di nessuna esperienza governare bene non sarà facile; le burocrazie ministeriali avranno ancora maggior potere, sfornando leggi con commi e riferimenti a cascata che nessuno o quasi sarà in grado di comprendere fino in fondo.
Renzi è certamente bravo, sprizza simpatia ed ha un indubbio carisma; speriamo abbia anche culo, scusate l'espressione ma è la più appropriata, perché in questa situazione è una componente indispensabile.

Io speriamo che me la cavo.

Franco Isman

i 16 ministri
Condividi su Facebook Condividi su Facebook
Segnala su Twitter


EVENTUALI COMMENTI
lettere@arengario.net

Commenti anonimi non saranno pubblicati


in su pagina precedente

  23 febbraio 2014