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Salvini, l'apartheid e l'Europa
Franco Isman

Salvini pirla

Di Matteo Salvini Arengario si è già occupato con l'articolo di Don ChisciotteMatteo Salvini il pirla” in cui si riferiva di una sua battuta del 9 aprile 2008 quando su Radio Padania aveva testualmente detto: “i topi sono più facili… sono più facili degli zingari da combattere…” Una boutade? Certamente, ma molto significativa.

Già più serio l'intervento del 7 maggio 2009 cui si riferiva l'articolo, quando, in occasione della presentazione dei candidati milanesi della Lega Nord alle elezioni provinciali del 6 e 7 giugno, ha proposto di riservare dei vagoni della metropolitana alle donne e ai milanesi: «Prima c'erano i posti riservati agli invalidi, agli anziani e alle donne incinte. Adesso si può pensare a posti o vagoni riservati ai milanesi» o alla «possibilità di riservare le prime due vetture di ogni convoglio alle donne che non possono sentirsi sicure per l'invadenza e la maleducazione di molti extracomunitari».

Assolutamente serio il suo programma politico enunciato sulla Padania, poco dopo la sua elezione a segretario, dove ha delineato la sua visione del futuro del movimento che dovrà collocarsi in un'alleanza con la estrema destra europea, in nome dell'euroscetticismo: “A livello internazionale la priorità è sgretolare questo euro e rifondare questa Europa. Sì, quindi, alle alleanze anche con gli unici che non sono europirla: i francesi della Le Pen, gli olandesi di Wilders, gli austriaci di Mölzer, i finlandesi… insomma, con quelli dell'Europa delle patrie.” E in quest'ottica aberrante intende muoversi ora nell'Europarlamento.

L'Europa unita, con la libera circolazione delle idee, della cultura e delle persone, dei giovani soprattutto, è stata ed è un grande ideale. L'Europa, pur nella sua fragilità e con le sue gravi limitazioni, ci ha dato settant'anni di pace dopo i tanti milioni di morti delle due guerre mondiali (16 milioni nella Grande Guerra del 15-18; 70 milioni nel mondo nella Seconda).

E l'euro ne rappresenta una componente fondamentale: concepito come forte elemento di coesione avrebbe dovuto far da traino all'integrazione successiva e le gravi anomalie attuali derivano proprio da questo mancato sviluppo. L'Italia con Prodi è riuscita a raggiungere i parametri di Maastricht e ad agganciare fin dall'inizio il treno dell'euro, un euro che, dopo la svalutazione iniziale non si sa bene se programmata o subita, ha difeso l'Italia dalla speculazione internazionale che ciclicamente attaccava la povera lira. Attraversare le frontiere, che praticamente non ci sono più, e passare da Trieste alla Slovenia o da Bordighera alla Costa Azzurra, o anche arrivare in Grecia o a Malta e trovarsi a casa propria, immediatamente in grado di capire i prezzi, ha un valore enorme. Ma adesso piccoli uomini miopi ed egoisti, di diversa provenienza, si propongono nell'Europarlamento di distruggere tutto ciò e ci auguriamo che i nostri governanti trovino la capacità di reagire, di abbandonare i nazionalismi e di procedere sulla strada di una legislazione comune e di una vera integrazione.         

Franco Isman

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  31 maggio 2014