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Il conflitto insanabile
di Franco Isman


Mediaset

«Vi è assoluta incompatibilità fra l'esercizio di funzioni di governo e il controllo di società concessionarie dello Stato in materie come l'energia, le telecomunicazioni, l'informazione».

Non è pensabile far decadere un presidente del Consiglio, democraticamente eletto, in forza di una legge approvata a posteriori. Non è ipotizzabile una vendita coatta delle aziende e delle proprietà di qualcuno.

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Si tratta di assiomi, di verità di per sé evidenti, che non necessitano di alcuna dimostrazione, ma che comunque potrebbero essere ampiamente argomentati. Il primo, che non copre tutta la gamma delle incompatibilità ma che indica quella che è certamente la maggiore, è stato così espresso da Massimo D'Alema nell'intervista al Corriere del 9 marzo.
Qualcuno in realtà contesta questi assiomi, il ministro Frattini, ad esempio, ritiene che le dimissioni di Berlusconi da presidente del Milan siano state sufficienti a sanare il conflitto. Giovanni Sartori, sul Corriere dell'11 marzo, tenuto conto che l'articolo 65 della Costituzione sancisce che «la legge determina i casi di ineleggibilità o di incompatibilità», ritiene che anche una legge fatta a posteriori possa costringere Berlusconi a scegliere tra patrimonio e carica.
Se invece si accettano questi assiomi, se ne dovrebbero trarre alcune importanti deduzioni.

PRIMO. Non esiste nessuna legge fatta oggi che possa risolvere il mostruoso incesto esistente, non hanno senso le invocazioni di correzioni da parte del Presidente della Repubblica e di esponenti del Centrosinistra. Qualsiasi modifica sarebbe soltanto una foglia di fico: «alzata la foglia, l'impudicizia sottostante resta», così Sartori sul medesimo articolo del Corriere. Cerchiamo almeno di salvare l'anima.

SECONDO. Proponiamo una seria legge che sancisca in modo chiaro tutte le incompatibilità, a partire da quella indicata nel primo assioma, ma anche l'incompatibilità con la carica di Presidente della Repubblica, affermando esplicitamente che queste incompatibilità non si applicano alle situazioni preesistenti. Nel medesimo tempo cerchiamo di porre dei limiti e dei vincoli che possano arginare in qualche modo la situazione di oggi. Ma questi limiti e vincoli non devono in alcun modo essere sostitutivi delle incompatibilità. Una proposta di questo genere non passerà, è pressoché certo, ma avremo almeno espresso una posizione chiara, condivisibile da una larga maggioranza e molto difficilmente contestabile.

TERZO. Piantiamola di cercare di difendere l'indifendibile e cioè la vergognosa insipienza del Centrosinistra che nel corso di una legislatura non è stato capace di varare una legge sul conflitto di interessi, andando così allegramente al suicidio. E chi ne è responsabile si levi di torno.

Franco Isman
franco.isman@arengario.net




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  13 marzo 2002