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Cartoline dall'inferno
Carlo Arcari su left


I Buddha della valle di Bamiyan

Raffaele Ciriello
Talebano e Buddha nella valle di Bamiyan
Dopo Maria Grazia Cutuli, un altro giornalista italiano muore nel tentativo di fare il suo mestiere, in un paese degradato da una guerra senza fine. Si chiamava Raffaele Ciriello, ed era un fotoreporter “freelance”, anche lui collaboratore del Corriere della Sera.
E' stato falciato da una raffica di mitraglia sparata a casaccio o forse no, da un carro armato israeliano a Ramallah, capitale della Palestina occupata da un esercito, quello israeliano, che, come un piccolo Polifemo accecato e impazzito dal dolore e dal terrore, spara su tutto quello che si muove nella spelonca di sangue e follia che è diventato l'ex paese dei kibbutz. Un sogno troppo “europeo” e impossibile che, dall'operazione “Pace in Galilea” in poi è progressivamente diventato un più realistico incubo mediorientale. La Stella di Davide si è ormai ridotta a sparare sulla Croce Rossa e le sue ultime vittime sono, infatti, infermieri in ambulanza, donne incinte che vanno a partorire, scolari in classe, nonni e padri di famiglia, fotoreporter e giornalisti. Raffaele Ciriello era un “freelance”, cioè uno dei tanti giornalisti precari che supportano con il loro lavoro autonomo e ad alto rischio l'informazione made in Italy. Il suo sito internet www.ciriello.com si chiama appunto “Cartoline dall'inferno” e raccoglie le immagini di tutte le guerre famose o dimenticate del pianeta: dall'Afganistan alla Sierra Leone, dal Kosovo al Rwanda, scattate dal 1992 a stamattina. La Palestina mancava nel menu proposto dal suo archivio di reportage. Adesso c'è. A noi restano la sua estrema testimonianza e la domanda imbarazzante: fino a quando ce ne staremo seduti tranquilli in poltrona, a guardare le fotografie?

Carlo Arcari


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  14 marzo 2002