prima pagina pagina precedente




Grazie Scozia !
Umberto De Pace

Grazie Scozia !

Viviamo in un periodo avaro di buone notizie, tanto più se si guarda al panorama internazionale. Non possiamo quindi fare a meno di evidenziare la buona notizia che ci giunge dalla Scozia, dove la maggioranza della popolazione (55%) ha votato per il No, dichiarandosi a favore del Regno Unito, attraverso un referendum che ha visto un partecipazione al voto straordinaria (85%).

Si chiude così un capitolo per la Scozia – per un futuro di lungo periodo, da calcolare in qualche generazione – e si può prendere atto che anche nelle realtà più radicate, con legittime e motivate tradizioni legate ad aspirazioni di indipendenza, la maggioranza dei cittadini sanno guardare al presente e al futuro più che al passato. Un passato che sicuramente non si rinnega, anzi, ma che non può essere adottato come modello in un mondo nel quale risulterebbe non solo anacronistico quanto incapace di comprendere, gestire, interpretare, governare i grandi cambiamenti epocali in atto.

I problemi di democrazia, distribuzione della ricchezza, sfruttamento delle risorse, sviluppo e lavoro, e tanti altri ancora – certo presenti e mai come in questo momento acuiti dalla Grande Crisi che l'Europa, più di altri, sta attraversando – non trovano e non potrebbero trovare soluzione nelle piccole Patrie e nel rispolvero di un passato più o meno legittimo. La soluzione va cercata nella capacità di saper costruire una nuova entità – nel nostro caso l'Europa unita, federale, comunitaria – che sappia mettere al centro e al di sopra di tutto i suoi cittadini e null'altro. Certo, nel voto in Scozia ha pesato sicuramente anche la conservazione dello status quo, la paura del cambiamento – ce lo diranno gli analisti con che peso ciò ha influito – rimane il fatto che è stata comunque una scelta ponderata e valutata con tempo a disposizione e alta partecipazione e non sull'onda emotiva o su indebite pressioni esterne.

Al contrario di ciò che è successo in Ucraina, non a caso precipitata nell'orrore di una guerra civile, per giungere oggi al tavolo delle trattative con sul “piatto” un pesante bilancio di vite stroncate e un paese diviso, se non addirittura smembrato.
Speriamo che il risultato del referendum in Scozia sia da esempio anche per la Catalogna – qualora dovesse andare, un domani, regolarmente al voto – e per altre, altrettanto legittime, aspirazioni indipendentiste (la Corsica ad esempio, un discorso a parte meriterebbe l'Irlanda del Nord). Occorre inoltre tenere presente che in gioco oggi non vi è la singola indipendenza o il confronto/scontro tra le aspirazioni indipendentiste “progressiste” scozzesi e catalane vs il “conservatorismo” inglese e spagnolo, ma la necessità di respingere e ridimensionare spinte nazionalistiche, populiste e separatiste che, in particolare nell'est Europa, assumono forme xenofobe e razziste che potrebbero minare un domani non solo l'unità europea ma la stessa democrazia.

Infine, senza scomodare la lingua latina, se è lecito paragonare le cose piccole alle grandi, questo buon risultato ci permette di dire da una parte che i pruriti adolescenziali dei leghisti nostrani vanno trattati per ciò che sono, mentre le presunte aspirazioni del popolo veneto trovano, nell'esempio della Scozia, l'inevitabile risposta alla grottesca riedizione di un'improbabile Repubblica Veneta. E se è vero che quel referendum è stato un esempio di democrazia, nel riproporlo occorre avere ben presente non solo salde basi storiche e culturali, ma anche le debite proporzioni e non ultima la sufficiente sobrietà per non cadere nel ridicolo.
Grazie Scozia.

Umberto De Pace

Condividi su Facebook Condividi su Facebook
Segnala su Twitter


EVENTUALI COMMENTI
lettere@arengario.net

Commenti anonimi non saranno pubblicati


in su pagina precedente

  20 settembre 2014