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ECONOMIA

Quale futuro per l'Italia?
Umberto De Pace

IMU e art.18

«Abbiamo di fronte a noi una combinazione molto preoccupante, fatta di bassa crescita, scarsi investimenti, alta disoccupazione, bassa o nulla inflazione in un contesto in cui il debito rimane elevato ... negli ultimi mesi tutte le istituzioni internazionali, gli analisti privati e i governi nazionali hanno dovuto ripiegare su se stessi circa le stime di crescita rivelatesi eccessivamente ottimistiche” – tenuto conto: “ ... non solo che la crescita si è dovuta spostare, ma che alcune cause profonde della mancanza di crescita non sono ancora ben comprese da tutti noi e siamo di fronte a problemi assai più profondi del semplice andamento ciclico».
(Pier Carlo Padoan – Ministro dell'Economia su Il Sole 24 Ore.

Nel leggere le dichiarazione del ministro mi è tornato in mente quanto sostenuto dall'economista Stefano Baldassini, in un recente convegno tenutosi a Monza il 25/9/2014 dal titolo “Italia obbiettivo 2035”, a cura della UNISES*.
Baldassini esponendo le sue tesi, supportato da dati e tabelle elaborate dal “Centro Studi Tecnico Economico Giuridico”, da lui fondato e diretto, dimostrava come i loro dati di previsione relativi al PIL e al deficit pubblico (certificati a suo dire con “data certa” presso un notaio e ovviamente antecedenti all'uscita dei rapporti annuali ISTAT) fossero quelli più vicini ai dati dell'economia reale, di recente resi pubblici dall'ISTAT. Questo rispetto non solo ai governi Monti e Letta, ma anche a quelli dell'attuale governo Renzi. La spiegazione che l'economista ha dato dei dati errati elaborati dagli ultimi tre governi non sta, come dichiara il ministro Padoan, in “cause profonde non ancora ben comprese” ma, molto più semplicemente, in programmi e parametri di calcolo inadeguati a rappresentare lo stato dell'economia italiana e i suoi possibili sviluppi futuri. Se non ricordo male l'economista spiegava che i programmi di calcolo adottati dal governo italiano sono quelli in uso presso la comunità europea e si basano su parametri e standard europei che non si sposano con la realtà specifica di ogni singolo paese, in particolare per il nostro così duramente colpito dalla crisi.
A questo punto non ci resta che affidarci alle previsioni di Baldassini per il quale il PIL, da qui fino al 2016, rimarrà attestato più o meno intorno allo zero, dimenticatoci le mirabolanti quanto disattese percentuali superiori al punto percentuale avanzate dal nostro governo.
Quindi la situazione è ancora più grave di quanto possano averci allarmato le disarmanti dichiarazione del ministro dell'economia. A Padoan va riconosciuta la sincerità, ciò non toglie che la dichiarata inconsapevolezza delle cause dei propri errori, affiancata dalla mancanza evidente di politiche di sviluppo economico del paese, non possono lasciarci né indifferenti, né tranquilli. D'altronde se è vero quanto sostiene Piero Ignazi (La Repubblica del 30/09/2014) e cioè che: “Coerentemente con la sua impostazione “rivoluzionaria” e trasformativa Renzi, quasi fosse un adepto del vorticismo, confida nel dinamismo insito in una riforma radicale del mercato del lavoro e dello stesso welfare… al fine di innescare un circolo virtuoso, che scuota il paese e faccia ripartire l'economia” – non sono di certo le classiche politiche di sviluppo economico che dobbiamo aspettarci da questo governo.
Certo che a fronte del suddetto “vorticismo” renziano, la dettagliata proposta che l'economista Baldassini ha esposto nel corso del convegno monzese, relativa a un “Piano Sistemico Nazionale” per lo sviluppo economico e l'occupazione, promosso e attuato dallo Stato, il dubbio che ancora una volta la politica sia staccata dal paese reale pesa come un macigno. Sentire esporre un modello strutturale di sviluppo economico, di pianificazione a medio-lungo termine, di proposte concrete e documentate per un piano di ammodernamento urbanistico, di sostenibilità e qualità dello sviluppo, di coinvolgimento e cooperazione con ordini professionali, categorie produttive, organizzazioni sindacali, istituzioni e cittadini; dà la misura che energie propositive e positive in questo maltrattato paese ci sono ancora.
Di più, ci dà la misura, che è possibile uscire dalla crisi più lunga della storia non sottraendosi, ognuno di noi, alle proprie responsabilità e doveri, mantenendo salda la capacità di immaginare e creare un futuro su base solide e condivise, piuttosto che affidarci a improbabili “vorticismi”.
Se poi questa capacità di costruire il futuro ha salde e consapevoli radici in ciò che è stata la storia di questo paese, lo sforzo e l'impegno non può che creare condivisione e partecipazione. Non è un caso che l'economista Stefano Baldassini accompagnasse la sua interessante, sia pur discutibile proposta, con più di un riferimento alla Costituzione del nostro paese. Un bell'esempio per chi ci governa, da non perdere.

Umberto De Pace

* Unione Nazionale Imprese per lo Sviluppo Economico Sostenibile. Il convegno in copromozione con gli ordini professionali di Monza e Brianza e con il patrocinio della Regione Lombardia, Provincia di Monza e Brianza, Comne di Monza, Camera di Commercio Monza e Brianza, Anaci, aveva come tema: Piano sistemico nazionale quadro. Benchmark macroeconomici per il paese Italia. Primo piano sistemico nazionale. Piano nazionale di ammodernamento urbanistico, effetti sullo sviluppo economico e sull'occupazione nel paese Italia.


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  6 ottobre 2014