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Eques gloriosus
I miracoli del governo secondo il Cavalier Berlusconi
Sandro Invidia su left


''Siamo a nove mesi dall'inizio dell'attivita'. Anzi, otto mesi se togliamo i giorni di vacanza e di fermo. In otto mesi posso dire che il governo ha fatto miracoli e abbiamo lavorato come mai nessun governo nella storia della Repubblica''. In politica estera, infine, ''abbiamo fatto un salto di qualita' con il conferimento al nostro Paese di una caratura internazionale che certamente l'Italia non aveva da molti anni''. (adnkronos)

Pirgopolinice è il nome del protagonista di una commedia di Plauto, il Miles gloriosus. Un cosiddetto “nome parlante”, che significa “distruttore di torri e città” ed è attribuito ad un guerriero.
Usato antifrasticamente, come nel caso della commedia plautina, serve ad ironizzare sul carattere fanfarone e pusillanime del protagonista, il quale è tutto fuorché l'essere “glorioso” che vuol apparire.
Le sue dichiarazioni roboanti e inverosimili vengono ad arte sollecitate ed amplificate da Artrotogo (“mangia pane”), lo schiavo adulatore e scroccone, interessato alle ricompense culinarie più che alla verità.
Un personaggio farsesco, quindi, degno di Plauto e dei grandi comici che, sulle debolezze umane, hanno costruito le proprie fortune artistiche.
Ritrovarselo oggi fra i piedi, in carne ed ossa, non a teatro ma a palazzo Chigi, produce, pertanto, uno sgradevole effetto di straniamento.
“Qui come venni io, o quando?” si domandava il poeta. E noi con lui: come si è arrivati a questo punto? A vivere una situazione come l'attuale, in cui il nostro Eques gloriosus nazionale può vantare le cose che vengono riportate dall'agenzia su citata, senza scoppiare a ridere o arrossire dalla vergogna?
Miracoli? Il governo? Beh, certo: se vogliamo definire così l'azione di “riciclaggio” cui si è dedicato, volta a trasformare un uomo d'affari di dubbia reputazione nonché politico impresentabile in uno statista immacolato e legalmente inattaccabile, d'accordo: nessun altro governo della Repubblica si era mai spinto a tanto.
Ma cosa dire della dichiarazione sulla caratura internazionale dell'Italia? Come fa a pensare che ce la beviamo, dopo aver visto in quale fango ha trascinato l'immagine del paese nel mondo? Se oggi un dittatorello kazakho, proprietario dei mezzi d'informazione del suo paese, ci cita a modello; se oggi persino la Turchia, che in fatto di democrazia non ha nulla da insegnare a nessuno, si toglie il gusto di chiamarci fascisti, fidando nella possibilità di trovare un qualche credito internazionale ai propri deliri, ci vuole spiegare il Cavaliere il suo concetto di “caratura”?

Sandro Invidia


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  15 marzo 2002