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Liberté, egalité, fraternité
Umberto De Pace

Charlie Hebdo

All'indomani delle stragi in Francia per mano degli assassini jihadisti, dopo l'apprensione e il dolore, dopo aver pianto le vittime innocenti, occorre riflettere su ciò che è stato e su ciò che vogliamo che sia il nostro futuro.
Lascio ad altri il compito, ineludibile, di valutazione delle gravi mancanze e inadeguatezze, dimostrate nella prevenzione di quanto successo; non ultima, l'apparente inspiegabile mancata cattura da vivi dei due fratelli assassini oramai, pur armati e determinati, isolati e senza vie di fuga. Dico questo, pur essendo propenso a credere che le cause siano maggiormente ascrivibili a una disorganizzazione/sottovalutazione della gravità dei problemi, piuttosto che a presunti complotti.

Ciò che è stato è un atto terroristico da parte di soggetti criminali (conosciuti e recidivi) legati alla galassia, diffusa e multiforme del jihadismo che trova le sue principali strutture organizzate in Al Qaeda e nel presunto Stato Islamico. Non siamo di fronte all'Apocalisse, ma a organizzazioni con una loro precisa struttura, storia e con scopi e obbiettivi ben precisi. Non siamo di fronte a una “guerra santa”, né a una guerra fra religioni o civiltà, a meno che non si voglia dar retta alle deliranti dichiarazioni e proclami di fanatici invasati e gruppi criminali il cui principale obbiettivo è quello di incutere e spargere terrore. L'uso blasfemo e criminale che fanno della religione islamica è certamente un problema che la comunità mussulmana deve saper risolvere in modo chiaro e netto al suo interno. Così come la comunità mussulmana deve affrontare in modo altrettanto chiaro la separazione tra fede e politica, elemento essenziale per essere partecipi di una società moderna quale è quella europea, multietnica e multiculturale. Non solo, anche per essere portatori di un cambiamento epocale nelle società arabe e mussulmane, prigioniere di tale commistione che non può garantire ai propri cittadini né libertà, né democrazia.

La risposta di fronte a questi prevedibili atti terroristici – comunque non sempre possibili da evitare – è quella di una assidua attività poliziesca e di intelligence, sulla quale l'Europa deve trovare al più presto una sua effettiva ed efficace “unità”. Così come deve essere unita e determinata nella lotta contro le disuguaglianze, per il lavoro e il miglioramento delle condizioni di vita dei suoi cittadini. Non siamo in uno “stato di guerra” e la nostra forza sta nel mantenere saldi i principi e gli spazi di libertà e democrazia, principali obbiettivi da colpire da parte di queste forze criminali. Forze viceversa a loro completo agio nei teatri di guerra che a partire dal 2001, con l'apertura della dissennata “guerra al terrorismo” da parte dell'America di Bush, hanno contribuito alla crescita e moltiplicazione delle loro forze.
Inaccettabili sono le invocazioni di misure eccezionali, addirittura di violazioni di leggi e Costituzioni, per combattere il terrorismo jihadista, che non sono mancate anche da parte di intellettuali e giornalisti nostrani – non ultimo il vicedirettore de Il Giornale. Inaccettabili quanto ignobili per un paese libero e democratico quale è l'Europa. Va detto in modo chiaro, tanto più oggi a ridosso di queste stragi di innocenti, noi non ammetteremo mai l'utilizzo di metodi violenti, di coercizione e tortura – contro chiunque, qualsiasi cosa egli abbia fatto – quali quelli utilizzati ad Abu Ghraib o a Guantanamo dagli Stati Uniti d'America. Non solo e non tanto perché quei metodi non sono stati risolutivi di alcunché, ma ancor prima perché quei metodi annienterebbero la nostra libertà e la nostra democrazia, e questo non possiamo accettarlo. All'interno delle nostre leggi e delle nostre Costituzioni ci sono dati tutti gli strumenti e possibilità per gestire un fenomeno di questo genere. La libertà e la democrazia vanno difese anche con la forza ovviamente e la loro difesa ha dei costi; alle volte anche di sangue, parlo del nostro sangue, delle nostre vite. Ciò non toglie che non siamo comunque disposti a rinunciare a loro e per questo lotteremo contro qualsiasi predicatore dell'odio e della violenza, dell'intolleranza e del razzismo, della xenofobia e del fanatismo. Sia esso jihadista, fascista o nazionalista.

Oggi siamo a fianco della Francia della Libertè, Egalité, Fraternité … oggi come ieri, come lo siamo sempre stati.

Dipingi Maometto glorioso, e muori.
Disegna un Maometto divertente, e muori.
Scarabocchia un Maometto ignobile, e muori.
Gira un film di merda su Maometto, e muori.
Resisti al terrorismo religioso, e muori.
Lecchi il culo agli integralisti, e muori.
Prendi per cretino un oscurantista, e muori.
Cerca di discutere con un oscurantista, e muori.
Non c'è niente da negoziare con i fascisti.
La libertà di ridere senza alcun ritegno la legge c'è la dà già,
la violenza sistematica degli estremisti ce la rinnova.
GRAZIE, BANDA DI COGLIONI.
Charb, Charlie Hebdo, 15 ottobre 2012


Umberto De Pace

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  12 gennaio 2015