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Israele ieri e oggi
Tullio Sonnino

Un kibbuz nel deserto del Negev
1973 - Un kibbuz nel deserto del Negev

Poco più di un mese prima di Yom Hatzmaut (Giorno dell'indipendenza), in Israele si sono svolte le elezioni per la 20esima Knesset. I risultati sono noti a tutti e potremmo concludere che non è cambiato nulla, oppure… che è la fine di una rivoluzione e che tutto è cambiato dai primi giorni dello Stato Ebraico.

Da pochi, mezzo milione o giù di lì di ebrei, oggi Israele ha più di otto milioni di cittadini, il PIL pro capite dai dati della Banca Mondiale per il 2013 è di 36.151 US$; al 29 esimo posto nella graduatoria mondiale, mentre, per paragone, l'Italia è al 30esimo posto con 34.619 US$. Potremmo continuare con una lista di dati ma finiremmo col fare la nota della lavandaia.

Cerchiamo di capire cosa è cambiato con la mia esperienza personale.
Nel 1957 sono arrivato per la prima volta in Israele. Avevo 21 anni e Israele rappresentava un ideale. Non rimasi deluso.
A Gerusalemme si stava costruendo l'Università, a Tel Aviv l'Auditorio. A Rehovot, all'Istituto Weizmann, vidi i primi computer e strumenti di chimica e fisica dei quali noi all'Università di Firenze avevamo solo letto nei libri.
Il paese era semplice e ordinato, alle fermate degli autobus si faceva la coda, tutto dava l'impressione di efficienza e semplicità, Ben Gurion venne a parlare a noi giovani venuti da tutto il mondo in modo diretto, senza nessuna fanfara.

Tre anni dopo nel 1960 facemmo la Aliyah (immigrazione in Israele), giovane coppia, appena sposati, e il nostro inserimento nella società avvenne senza problemi.
Dal posto di lavoro ebbi un prestito per pagare la prima quota di un modesto ma razionale appartamento a Rehovot. Non era ancora pronto e nel frattempo abitammo in un residence a Tel Aviv, tutto era organizzato e funzionava. Per il lavoro avevo avuto tre diverse offerte, quindi con casa e lavoro i problemi pratici erano risolti.
Non solo, automaticamente divenimmo membri della Kupat Holim, la Cassa Malattie che ci garantiva assistenza medica totalmente gratuita per noi e i nostri futuri figli. Al lavoro i colleghi ci offrirono subito la loro amicizia e avemmo una cerchia di amici, alcuni dei quali lo sono ancora dopo 55 anni.

Il paese non era ricco, anzi povero, e le differenze di reddito minime cosiché i rapporti sociali erano molto semplificati, così come i rapporti con i superiori e colleghi al lavoro, diretti e come si dice ora a "livello degli occhi". Il pane era di soli tre tipi: bianco, nero (oggi diremmo integrale) e il venerdì la Halla a treccia per il Sabato. I formaggi di pochi tipi, quelli bianchi, il più famoso "Cottage" e il formaggio giallo, una specie di gruviera senza buchi. La gente lavorava per costruire il paese.

E ancor oggi si costruisce il paese, ma comprare un appartamento per una giovane coppia è un'impresa. Da un punto di vista economico ci sono molte lamentele, anche se praticamente non c'è disoccupazione. Il mercato, attualmente offre di tutto: cibi, vestiari, cultura, ma la vita è assai cara. Anche i rapporti sociali sono cambiati: rimane la tensione tra Ashkenaziti e Sefarditi, acuita artificialmente per ragioni elettorali e di partito. I relativamente nuovi emigrati, dall'ex URSS e Etiopia, non conoscono la storia del paese e in gran parte rinnegano la tradizione egalitaria socialista.

Anche i rapporti con i religiosi, che non vanno d'accordo nemmeno tra di loro, sono acuti. Hanno grandi famiglie, i padri non sempre lavorano, dedicandosi allo studio della TORÀ, quindi sono poveri. Gran parte dei giovani religiosi non prestano nemmeno il servizio militare. Anche quella parte della popolazione definita araba, ha i suoi problemi, con famiglie numerose, e quindi povere. I partiti di destra e Netanyahu in particolare li considerano, anche se non esplicitamente, una quinta colonna, aumentando il loro senso di estraneità, ma come ci ha detto un vicino druso dei nostri figlioli in Galilea, testuali parole: "Meglio un governo di destra che l'anarchia dei paesi che ci circondano."

Per capire poi come Israele sia politicamente cambiato, si devono ricordare due date, che sono come spartiacque nella storia del Paese, !977 e 1995.

Il 1977 è l'anno che il partito MaHaL (Mifleget Herut - Liberali) guidato da Menahem Begin, vince le elezioni, ponendo fine a 19 anni di predominio dei partiti della sinistra socialdemocrtica e socialista. È questo un cambiamento radicale nella politica israeliana, Begin seguace di Jabotinsky, è un revisionista, e poca importanza ha che nel partito ci siano anche i liberali. I revisionisti hanno storicamente per bandiera una mappa con le due sponde del Giordano, la loro politica nei confronti dei palestinesi è influenzata da questa idea, con poca o nessuna speranza di poter arrivare ad un compromesso.
Mi si può obbiettare che Begin ha fatto la pace con l'Egitto, certamente, ma il Sinai non è Eretz Israel (terra di Israele), e quindi si può rendere, ed è stato reso.
La politica economica ha anche una svolta di 180 gradi, da dirigista diviene liberale capitalistica con risultati inizialmente catastrofici, c'è un passaggio dal collettivo: il kibbutz, all'individuale: l'impresa da cooperativa è privatizzata. Diminiusce la coscienza sociale, proprio quando le riforme iniziano a dare i loro risultati: il PIL cresce ma con questo le disuguaglianze ed il divario tra il centro e la periferia.
Un altro aspetto molto importante di questo periodo è l'aumento d'influenza dei partiti religiosi, con alcuni gruppi dalle idee messianiche che si insediano nei territori della Giudea e della Samaria. L'influenza dei partiti religiosi ha anche altri due aspetti economici, i massicci investimenti nelle zone occupate ed i sussidi alle famiglie religiose.
La destra israeliana è quindi caratterizzata da tre elementi, che la distinguono da quella che era l'ideologia politica di Ben Gurion e dei partiti della sinistra che hanno guidato Israele dalla nascita nel 1948, fino al 1977.
Questi elementi sono: l'ideologia revisionista del territorio, comune all'idea messianica e quindi gli insediamenti nei territori con difficoltà ad arrivare ad un accordo con i Palestinesi, la politica economica liberale, e la naturale alleanza con i partiti religiosi.

Nel 1992 il Partito laburista guidato da Ytzhaq Rabin e appoggiato dal MEREZ (erede dei partiti socialisti) ottiene la maggioranza alle elezioni. Questo risultato è il seguito della violenta intifada dovuta in parte dall'immobilismo del governo e dai sentimenti frustrati dei Palestinesi da quello derivante.
Per cercare una soluzione si svolgono degli incontri segreti a Oslo in Norvegia, arrivando ad un Accordo. I Palestinesi dichiarano di riconoscere il diritto di esistenza di Israele e gli Israeliani i diritti, non molto specificati dei Palestinesi: la PACE in cambio dei TERRITORI.

La destra, con i religiosi, scatena allora una violentissima campagna contro l'Accordo di Oslo e contro Rabin che culmina con l'uccisione di Rabin il 4 novembre 1995. Nelle elezioni che seguono, incredibilmente è la destra con Netanyahu che vince per la prima volta .

Per andare un po' più a fondo e cercare di capire cosa è l'anima di Israele, bisogna tener conto della Shoah, dei pogrom nell'Europa dell'Est e nei paesi Arabi. Gli incubi ritornano nelle notti degli Ebrei, le guerre e l'intifada sono delle forze potenti, anche se latenti, nella coscienza di questo popolo, come il senso di isolamento, anche fisico. Dell'euforia della fondazione dello stato e la vittoria nella Guerra dei Sei Giorni, rimane presente l'inimicizia dei paesi vicini, l'ostilità palese di molti gruppi politici in Europa e altrove, e la minaccia nucleare dell'Iran.
Tutto questo fa della realtà di Israele un crogiuolo in continua ebillizione, creativo in tutti i campi: arte, scienza, letteratura, musica, cinema, e ogni altra attività umana, concreta o astratta.

In queste ultime elezioni è di nuovo Netanyahu che per la quarta volta, stravince portando a termine la prima rivoluzione di Begin. Il paese è divenuto, capitalista, con grandi differenze di reddito, diviso tra centro e provincia. Il problema dei territori e dei Palestinesi è insoluto anzi Netanyahu ha dichiarato che durante il suo mandato come primo ministro non ci sarà uno Stato Palestinese. I partiti religiosi hanno una sempre maggiore influenza, politica, militare e nell'educazione.

Ma chi vede oggi Israele, vede un paese moderno, con strade a quattro corsie, ponti e svincoli, treni rapidi ed efficienti, centri commerciali con ogni ben d'Iddio, automobili nuove che ingorgano tutte le strade. Il problema dell'acqua è stato risolto con una serie di impianti di desalinizzazione dell'acqua di mare. Ogni anno mezzo milione di israeliani fanno le vacanze all'estero. Tutto sommato in Israele si vive bene. Ogni tanto c'è quella che io chiamo un sussulto, una guerra o al Sud o al Nord. La popolazione lo sa e va avanti, si piangono i morti, sembra che si sia destinati a questo circolo vizioso.

Un mio amico, uno dei primi Chalutzim (pionieri) dall'Italia, alla mia domanda "Cosa pensi?" mi ha risposto: "Io non penso, lavoro!"
Cosa è rimasto allora di quello che era Israele?
Molte cose sono rimaste, prima di tutto che questo è il Paese degli Ebrei, io sono d'accordo con A.B. Yehoshuah che l'esperienza ebraica si può vivere completamente solo in Israele. Ciò non toglie che io personalmente non sia d'accordo su quasi tutto quello che Israele è attualmente, ma essendo questo una democrazia, bisogna accettarne il risultato, lavorare, cercare di cambiare le cose e sperare nella PACE, che è il sogno di tutti.
Shalom

Tullio Sonnino, Rehovot, Israele. Marzo 2015

Questo articolo è già stato pubblicato su Firenze ebraica

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  14.04.2015