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Il Cervo Martino e l'occasione persa
Libera Festa della Liberazione
Don Chisciotte


Il Cittadino

C'era una volta, qualche giorno fa, un Cervo che di nome faceva Martino e da poco era diventato direttore de Il Cittadino il più longevo giornale di Monza e Brianza con i suoi 116 anni sulla Pansa ... no, volevo dire sulla panza anche se il Pansa c'entra in questa circostanza. Una cosa alla volta.

Dovete sapere innanzitutto che nel paese ci si accingeva a festeggiare una festa, una bella festa, chiamata della Liberazione, della liberazione dal nazifascismo e dall'oppressione. E quella volta, qualche giorno fa, la festa aveva una valenza particolare cadendo a 70 anni da quel 25 aprile del 1945 quando l'Italia libera risorse e vinse. Ora, in vista di una festa e di un anniversario così particolare a voi che cosa sarebbe venuto in mente di fare? C'è chi ha preparato danze e balli in piazza, chi ha esposto bandiere e coccarde tricolori, chi ha portato dei fiori alle tombe dei partigiani liberatori. Ma in tutte le famiglie come ben sappiamo il guastafeste non manca mai, avete presente quello sempre corrucciato, polemico e arrabbiato? Quello che alla festa di matrimonio dopo aver bevuto invece che far gli auguri alla sposa tira in ballo i suoi trascorsi quando un tempo era la sua morosa. O quello che alla festa di compleanno si mette a piangere perché è trascorso un altro anno.

Ecco, il Cervo Martino per la festa della Liberazione ha pensato bene di guastare la commemorazione, facendo “scoppiare il caso 25 aprile”, sempre a suo dire perché Martino il Cervo è uno che se le suona e se le canta senza aver bisogno di alcuna banda. D'altronde quando si presentò alla cittadinanza si dichiarò figlio d'arte: i suoi maestri? Feltri, Sallusti, Belpiero, i quali son più che dei maghi nel far “scoppiare i casi”, dal nulla a piacimento a seconda di dove e come occorre far tirare il vento. Ed è così che il Cervo Martino si chiede se sia giusto “ricordare i fascisti”, un po' come se il 14 luglio i francesi invece di festeggiare l'unità nazionale si chiedessero se fosse giusto ricordare chi all'epoca perse la testa... come sappiamo non in senso puramente letterale. O se il 4 luglio, festa dell'indipendenza, gli americani si soffermassero a ricordare tutti i britannici buttati a mare. Ma al Cervo Martino i suoi maestri hanno insegnato bene che per far “scoppiare il caso” basta prendere una virgola, una lettera, una frase, un particolare e poi fare dei bei TITOLONI mirando all'obbiettivo che è sempre uno solo: far casino! Se poi ci aggiungi un pezzo da 90 sarà tutta una danza ed è qui che entra il scena il Pansa. Che c'entra con la Brianza? Nulla, tant'è che alla domanda del Cervo Martino: “Quanto sa della guerra civile in Brianza?”, il Gianpaolo balza ma è pur sempre il guastafeste principale della festa di Liberazione nazionale e con lui si ha la certezza, il 25 aprile scoppierà di tristezza.

Totò

Morale della favola: ma ci faccia il piacere... il Cervo Martino si beva una camomilla e si tranquillizzi, non è scoppiato nessuna caso, né è in corso nessuno scontro, si rilassi e il prossimo anno festeggi ballando e cantando la Liberazione senza perdere l'occasione e soprattutto rottamando quel “metodo Boffo” (*) che ha proprio rotto. Delle vittime “nere” se ne può parlare quando gli pare ma non in occasione della Festa nazionale perché una festa è un giorno lieto, di giubilo, di gioia e il ricordo va a chi ha permesso tale cosa e infine... chi non vuole festeggiarlo è pur sempre libero di farlo.

Don Chisciotte

(*) Inaugurato da Vittorio Feltri il “Metodo Boffo” è una locuzione utilizzata nel linguaggio politico e giornalistico per indicare una campagna di diffamazione a mezzo stampa, basata su fatti reali uniti a falsità e illazioni, sia allo scopo di screditare un avversario politico, ma soprattutto per creare un diversivo mediatico per spostare l'attenzione dell'opinione pubblica da temi altrimenti scomodi (fonte Wikipedia).


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  27 aprile 2015