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Una bozza di accordo umiliante
Franco Isman

Unione Europea

“La Grecia ora è con le spalle al muro” titola il Corrierone, sembra quasi con soddisfazione.
Non ho scritto finora della Grecia, né ne ho discusso su FB, in quanto non ne sapevo e non ne capivo abbastanza e si leggevano troppi giudizi di persone, anche politici importanti, che sembravano viceversa in possesso della verità assoluta.

Non ho capito il referendum con il quale si chiedeva al popolo di esprimersi su argomenti certamente al di sopra delle capacità di valutazione della maggior parte degli interpellati ma è sembrato che non soltanto avesse sbloccato le trattative, con l'allontanamento dell'intransigente (e antipatico) Varoufakis ma che stesse portando ad un accordo sostenibile (seppure più pesante di quello bocciato al referendum) permettendo a Tsipras di salvare la faccia.

E' certamente vero che la Grecia ha grossi peccati da farsi perdonare: dalla falsificazione dei conti pubblici ai privilegi per certe categorie che non trovano alcun riscontro in altri Paesi europei.
E' altrettanto vero quanto espresso con arguzia da D'Alema in una recente intervista televisiva che gli aiuti alla Grecia sono stati lucrati in buona parte dalle banche tedesche, e non soltanto tedesche, che con i soldi dei propri investitori e i finanziamenti della BCE a costo vicino allo zero, hanno acquistato titoli greci con rendimenti attorno al 15% in conseguenza dello spred (rischio elevato=reddito elevato). 220 dei 250 miliardi dei prestiti alla Grecia non sono serviti a pagare le pensioni dei greci ma sono andati direttamente alle banche. I soldi di un Paese povero sono andati ad ingrassare le banche dei Paesi ricchi.

Ma i falchi sono tornati alla carica, in particolare il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, forte dell'appoggio della maggioranza dei tedeschi, e le condizioni per concedere un nuovo prestito (86 miliardi in tre anni per evitare la bancarotta) prevedono clausole pesantissime (una per tutte l'aumento dell'IVA dal 13% al 23%) e davvero umilianti in quanto addirittura limitative della sovranità nazionale (prima di proporre al Parlamento leggi in materia economica il governo dovrà ottenere il benestare della UE).
Molto difficilmente il Parlamento greco potrà accettare simili condizioni e comunque ottemperarvi nei tempi assurdi (tre giorni) pretesi.

L'Europa unita è un ideale che va molto al di là degli accordi economici e addirittura della stessa moneta unica. Pur nella sua limitatezza e con i suoi difetti l'Europa unita ci ha dato settant'anni di pace dopo le orribili carneficine della Prima e della Seconda guerra mondiale.
E' certamente vero che l'Euro, realizzato prima di una reale integrazione fra nazioni con economie così differenti, rappresentava un azzardo, e non essendosi proceduto sulla via della unificazione e della integrazione delle economie, adesso se ne scontano le conseguenze.

Ben vengano quindi le politiche di integrazione, con la limitazione parziale delle sovranità nazionali in determinati campi, ma queste limitazioni devono riguardare tutti i partecipanti all'Unione e non essere imposti con il ricatto ad un membro in procinto di soccombere.

Gravissimo se la conclusione sarà l'uscita, anzi la cacciata, della Grecia dall'euro e quindi dalla stessa Unione Europea. Gravissimo per quel che rappresenta la Grecia, culla della nostra democrazia, ma anche perché è molto probabile che questo possa rappresentare il primo passo della disgregazione della stessa Unione Europea, considerate anche le spinte separatiste in numerosi Paesi, a partire dalla Lega di Salvini.

Franco Isman

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  13 luglio 2015