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La pace possibile
a cura di Vittorio Amodeo


C'è chi ritiene che compito degli intellettuali sia di trovare “le ragioni umane del vivere”. Infatti se quelle biologiche, che vengono dalla animale vitalità, sono evidenti, più arduo è trovare i modi, le ragioni attraverso cui l'uomo può espandere le potenzialità positive di cui è portatore. Dove, tanto per non cadere in equivoci, diciamo positive le iniziative atte a ridurre le sofferenze, negative quelle che le sofferenze le aumentano. Poiché le guerre sono terribili generatrici di sofferenze, non possiamo che vedere con favore e interesse se intellettuali si dedicano a trovare le “ragioni della pace”, premessa a tutte le altre “ragioni umane del vivere”.
David Grossman, israeliano, autore di romanzi e saggi, vive a Gerusalemme. Izzat-Al-Ghazzawi, palestinese, insegna letteratura all'università di Ramallah ed è presidente dell'associazione scrittori palestinesi. Ascoltiamo il loro colloquio.

AI-Ghazzawi: «Quando la pace si farà, si dovrà tornare al piano proposto da Clinton nel dicembre 2000. Proviamo a delinearlo insieme. Israele restituisce ai palestinesi tutta Gaza, il 97% della Cisgiordania, più un 3°% di terra nel deserto del Negev per compensare il 3% di Cisgiordania in cui risiedono tre quarti dei coloni ebrei, che diventa parte dello Stato ebraico. Le altre colonie vengono evacuate. Io sarei d'accordo».
Grossman: «Anch'io, se fosse un autentico scambio fra terra e pace».
AI-GhazzawL «Per Gerusalemme, il piano Clinton prevedeva che i quartieri in cui vivono gli ebrei rimangano parte di Israele e quelli in cui vivono gli arabi passino alla Palestina. Può essere la soluzione giusta».
Grossman: «Per me è l'unica possibile».
AI-Ghazzawi: «Nella città vecchia di Gerusalemme, il quartiere ebraico e il muro del Pianto restano sotto sovranità israeliana; il quartiere musulmano, cristiano ed armeno passano sotto sovranità palestinese. D'accordo?».
Grossman: «Sì».
AI-Ghazzawi: «Trovo invece ridicola la soluzione prospettata per i Luoghi Santi: la sovranità sul suolo della Spianata delle Moschee di Gerusalemme alla Palestina, e a Israele la sovranità del sottosuolo, dove giacciono i resti del Tempio ebraico. Occorre un'altra formula».
Grossman: «Anche a me pare una soluzione astrusa, difficile da accettare per gli uni e gli altri. Ma un compromesso è possibile. Sta agli esperti legali escogitarlo».
AI-Ghazzawi: «Infine il problema dei profughi. Sui tre milioni di rifugiati palestinesi sparsi per il Medio Oriente, l'importante è che Israele riconosca la sua responsabilità morale per le loro sofferenze. Poi l'accordo si può trovare, chiedendo a Israele di accettare soltanto il ritorno di un numero limitato di palestinesi, per ragioni umanitarie e di ricongiungimento familiare».
Grossman: «Il torto si può riconoscere. Ma il principio, con rare eccezioni, deve essere che i profughi tornano in Palestina; non in Israele».
AI-Ghazzawi: «Allora tra noi la pace è quasi fatta. Verrà il giorno in cui la faranno anche i nostri leader e i nostri popoli».
Grossman: «Sì, il giorno verrà. Poi ci vorranno decenni per dimenticare un secolo di guerra. Ma in un lontano futuro, magari tra un altro secolo, i miei pronipoti andranno tranquillamente a trovare un amico a Ramallah e i tuoi pronipoti verranno a trovarne uno nella Gerusalemme ebraica. Come noi due siamo pronti a fare già oggi».
(da Repubblica del 21/4/2002).

Occorre dire che, contrariamente a cliché abusati, i due intellettuali danno esempio di pragmatismo, concretezza e ragionevolezza quali sarebbe ben auspicabile fossero possedute dai politici e (purtroppo) dai militari che detengono, ora, le sorti di quella tormentata regione.

Vittorio Amodeo



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  22 maggio 2002