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L'Europa oltre la siepe
Umberto De Pace

Bambole e pupazzi sulla barriera di filo spinato costruita dalla polizia macedone. Idomeni, Grecia, 29 novembre 2015
(AP Photo/Muhammed Muheisen)

Sovrastata dal rumore di fondo che accompagna inevitabilmente un tema attuale e importante come quello dell'immigrazione, la notizia sarà passata per molti inosservata. Avrebbe meritato le prime pagine di giornali e telegiornali, e di essere approfondita e analizzata per capire come e in che termini potesse essere adottata su più ampia scala. Circa novanta profughi siriani e iracheni sono stati accolti in Europa, a fine febbraio, attraverso un canale umanitario aperto dalla Comunità di Sant'Egidio, dalla Fondazione delle Chiese Evangeliche e dalla Tavola Valdese. Il tutto, grazie all'accordo firmato il 15 dicembre scorso con i ministri degli esteri e dell'interno. La procedura, assolutamente legale, prevede l'apertura di corridoi umanitari sulla base di richieste di visto, per “protezione umanitaria”, presso le sedi consolari.

Sono anni che le suddette associazioni portano avanti questo tipo di proposta, sostenendo tra l'altro che sarebbe attuabile se non a costo zero, a costi sicuramente ridottissimi, per i paesi coinvolti. D'altronde è facile per tutti comprendere come in questo modo si eviterebbero immense sofferenze ai profughi; si riuscirebbe a garantire una maggiore sicurezza, da tutti i punti di vista; si infliggerebbe un duro colpo al commercio e sfruttamento di esseri umani da parte della criminalità organizzata; e, non ultimo, si ridurrebbero le enormi spese che una gestione d'emergenza e securitaria comporta. Occorre quindi innanzitutto, avere ben presente che le idee, i programmi, i progetti, gli strumenti, le risorse e le forze necessarie per fare tutto ciò, anche su vasta scala, potenzialmente ci sono. Ciò che manca, ancora una volta, è una politica che li sostenga. Una politica che sappia assumersi le sue responsabilità non solo nei confronti dei suoi elettori o della pubblica opinione del momento, ma nei confronti dell'epoca in cui viviamo e delle trasformazioni che il mondo intero sta attraversando. Una politica che sappia dare risposte ai problemi dell'oggi con lungimiranza e coraggio, avendo lo sguardo aperto verso il futuro, consapevole al contempo di ciò che è stato il suo passato.

Nel far questo non può e non deve farsi trascinare dagli eventi quotidiani. Come si fa a stupirsi se i sondaggi, anche nel nostro paese, ci parlano di una maggioranza di cittadini disposti a rinunciare al trattato di Schengen e ad accettare di chiudere le frontiere, preoccupati come sono per la propria sicurezza? Dopo anni di sofferenza dovuti alla grande crisi economica, accompagnata da innumerevoli guerre regionali, al terrorismo jihadista oramai giunto in “casa”, ci sarebbe da stupirsi del contrario. Tanto più, vista l'amplificazione a dismisura se non la distorsione operata da un circolo massmediatico che dall'emergenza, dalla spettacolarizzazione e dalla contrapposizione trae il proprio alimento.

Occorre quindi porsi la domanda se è possibile leggere e interpretare in modo diverso i fenomeni in oggetto, se è possibile raccontarli per ciò che sono realmente e non attraverso le lenti delle nostre paure o interessi del momento. Ma soprattutto occorre chiedersi: è possibile affrontarli in un modo diverso, migliore e più efficace, di quanto fino ad oggi si è fatto? La risposta è si. Il piccolo, concreto esempio dato dalla Comunità di Sant'Egidio, dalla Fondazione delle Chiese Evangeliche e dalla Tavola Valdese è lì a dimostrarlo. A partire da esso vanno costruite quelle politiche sui profughi e, parallelamente e similmente, anche quelle più in generale sull'immigrazione. E' un percorso ineludibile per chi a cuore la costruzione di questa Europa che non c'è, ma che non possiamo e non dobbiamo rinunciare a tentare di costruire. Oltre la siepe delle proprie paure e dei propri egoismi non c'è alcun scontro di civiltà o di religione, non c'è alcuna invasione o sottomissione, c'è semplicemente il futuro del nostro vecchio e disorientato continente.

Umberto De Pace

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- La società multietnica e il piccolo presidente
- Libertà di movimento
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- Leggi, regole e politiche sull'immigrazione

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  14 marzo 2016