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Per quanto tempo ancora?
Sull'immigrazione
Umberto De Pace

Per quanto tempo ancora?

Quanto tempo ci è voluto affinché le donne conquistassero il diritto di voto? Quanti sacrifici, quanto dolore e ingiustizie hanno dovuto subire prima di veder riconosciuto questo diritto basilare? Quante donne oggi, nel mondo, sono ancora prive di tale diritto?

Quanto tempo è trascorso prima che la schiavitù venisse abolita? Quanti orrori e crimini, quante umiliazioni sono state commesse dall'uomo sull'uomo prima che tale abominio fosse bandito? Quanti esseri umani ancora oggi sono trattati come schiavi nel mondo? Quanti nel nostro paese?

Quanto tempo ha richiesto la possibilità di esprimere il proprio amore omosessuale? Quante vessazioni e violenze, quante angherie hanno dovuto subire uomini e donne a cui era negata l'espressione della propria umanità? A quanti omosessuali ancora oggi, nel mondo, è impedito con la violenza o con la discriminazione di poter vivere liberamente?

Per questi ed altri diritti, quante lotte e quante battaglie si sono dovute fare? Quante sconfitte si sono dovute subire? Quanti morti, quanti feriti si sono dovuti immolare per sostenere dei semplici, naturali, inalienabili, elementari diritti? Quanto impegno, quanta memoria, quanta fermezza occorre ogni giorno per far sì che tutto ciò non venga negato, per fare in modo che non si ritorni al passato, ma soprattutto, per far sì che tutto ciò diventi patrimonio e ricchezza dell'intera umanità?

Soffermiamoci un attimo a pensarci, e una volta che abbiamo provato a dare una risposta alle suddette domande, poniamoci queste altre: per quanto tempo ancora uomini e donne che fuggono dalle guerre e dalle violenze debbono essere costretti a rischiare la propria vita, una seconda volta, per cercare semplicemente rifugio? Per quanto tempo ancora altri esseri umani, per sfuggire alla povertà, alla mancanza di lavoro oppure spinti dalla voglia di cambiare, di avere nuove opportunità, debbono rischiare la propria vita lungo i viaggi della morte?

Per chi vorrà farlo, per quanti di noi cercheranno le risposte anche a queste domande, tangibile sarà la consapevolezza del legame presente fra ognuno di questi diritti. Ognuna di queste conquiste, ognuna di queste lotte, a scapito di immensi sacrifici e, alle volte, inenarrabili tragedie, hanno sempre portato a una crescita e a un arricchimento umano, sociale ed economico. Perché quel filo che li lega, alle volte invisibile ma indistruttibile, è l'anelito di libertà che ogni uomo e ogni donna porta con sé nel proprio DNA. Nulla lo potrà fermare.

Per quanto tempo ancora? Non dipende solo dai nostri governi, in colpevole ritardo rispetto a quella che continuano a chiamare emergenza per incapacità, o paura, di riconoscerne la portata di cambiamento epocale. Dipende anche da ognuno di noi. Non si tratta solo di saper accogliere, di essere solidali verso chi arriva, o di contrastare i razzismi ed egoismi delle forze che si oppongono al cambiamento. Occorre, ancor più, comprendere quanto questo cambiamento epocale acutizzi fragilità, debolezze, paure che, sia pur strumentalizzate e favorite dai demagoghi di turno, inevitabilmente insorgono, quanto più si vive una realtà isolata, di abbandono, di precarietà.

Occorre saper affrontare, ideare e programmare la trasformazione delle nostre società sempre più globalizzate, nelle quali la libertà di movimento rappresenta la nuova frontiera. Perché è questo ciò che necessita oggi e a sua garanzia non occorrono muri o filo spinato, ma nuovi diritti e nuovi doveri alla portata di tutti e a discapito di nessuno.

Umberto De Pace

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- Immigrazione è ora di cambiare
- Migrazioni
- Primo marzo: un giorno senza immigrati
- La società multietnica e il piccolo presidente
- Libertà di movimento
- I ragionieri della politica
- Noi sappiamo
- Leggi, regole e politiche sull'immigrazione
- L'Europa oltre la siepe

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  20 giugno 2016