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Stiamo diventando integralisti ?
di Vittorio Amodeo


Per stato integralista, o confessionale, va inteso lo stato nel quale i dettami della religione sono assunti come legge civile, pertanto validi e obbligatori per tutti. I tribunali deliberano secondo la legge religiosa, e la struttura stessa dello stato è informata alla tradizione religiosa. Poiché quest'ultima è tramandata e interpretata dal clero, è in definitiva il clero che detiene il potere ultimo nello stato integralista. L'apostasia, ossia il cambio di religione, è vietato e altrettanto inammissibile l'ateismo.
Guardiamo allo stato laico, o aconfessionale: la libertà religiosa e d'opinione è garantita, ma i valori cui s'ispira la società, e secondo i quali sono redatte le leggi dello stato, prescindono da una particolare confessione religiosa, anche se non di rado ne accolgono diversi contenuti. I valori d'ispirazione sono mediati attraverso un'ampia evoluzione culturale che segue le vicende dell'uomo e del suo pensiero nella società e nel tempo. Non sono cristallizzati in una tradizione, ma evolvono. Attualmente si può dire che si riconoscono nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e nelle costituzioni laiche quale quella italiana, dove Dio non è mai menzionato. E' possibile il cambio di religione, e anche l'ateismo è un'opinione come un'altra, purché non confligga con l'ordinamento dello stato.
In definitiva possiamo dire che la libertà di coscienza (per non dire di ulteriori libertà pratiche) è salvaguardata nello stato laico, ma è sostanzialmente limitata in quello confessionale che, avendo stabilito in base alla fede ciò ch'è bene e ciò ch'è male per l'uomo, lo esime dal fare ulteriori elaborazioni, anzi glielo impedisce del tutto.
E' chiaro che il clero preferisce in genere uno stato confessionale: il comportamento virtuoso o meno delle persone è individuabile in base all'osservanza dei precetti, le esigenze del clero sono tutelate, non viene posta in discussione l'influenza del clero nella società e nello stato. I lunghi secoli di lotta in Europa tra papato e impero dicono ben chiaramente quanto il clero tenesse a una prevalenza statuale.
Si può obiettare che una persona veramente religiosa non può che avere una visione immanente della divinità nel mondo, e quindi essere integralista nella società e nello stato. Ma non è proprio così. Re Hassan del Marocco dice: “L'integralismo, quando è individuale, deve essere rispettato. Un fondamentalista, nella religione cristiana, ebrea o musulmana, è qualcuno che segue i precetti, non soltanto con puntualità, ma direi con severità. Al contrario, l'integralismo collettivo diventa un tranello, perché riflette una volontà di dominio oscurantista”.
Dunque una profonda fede individuale, che informa la vita del soggetto, è da rispettare. Ma se i dettami religiosi si vogliono imporre a tutti, non è religiosità ma volontà di potenza. Si può ritenere che le religioni divengano non un fatto spirituale ma un'arma potente in mano a individui desiderosi di potere assoluto.
In Italia abbiamo avuto, con l'unità del 1861, un arretramento della chiesa che si è ritenuta danneggiata e oltraggiata, e dunque un conflitto aperto tra stato e chiesa culminato nelle scomuniche papali a Vittorio Emanuele II e a Camillo Benso di Cavour (quando studiavamo la storia nelle medie, nessuno ci diceva che i nostri 'padri della patria' erano degli scomunicati!). Poi il fascismo, non certo per spirito di religiosità (l'ex-socialista Mussolini era ateo dichiarato) ma al fine di consolidare il proprio regime, stipulò il concordato con il Vaticano erogando cospicui finanziamenti in cambio dell'acquiescenza o connivenza.
Nel dopoguerra, con il predominio pressoché assoluto della Democrazia Cristiana, ci si sarebbe potuta attendere una rivalsa cattolica che avesse messo in un angolo il laicismo dello stato. Vi fu qualche tentativo, come la scomunica collettiva di Pio XII (1949) contro i milioni di italiani che votavano PCI. Ma nella stessa DC l'operazione non venne spinta a fondo per due ordini di motivi: sia perché De Gasperi apparteneva a un cattolicesimo liberale che non vedeva di buon occhio un'eccessiva ingerenza del Vaticano nelle cose italiane, sia perché sussisteva indubbiamente una forte egemonia culturale della sinistra laica che aveva partecipato in modo determinante alla redazione della nostra Costituzione.
E ora? Ora le cose non sembrano mettersi bene per il laicismo. Il cattolicesimo liberale appare quasi un retaggio del passato, sostituito da movimenti cattolici più accesi e oltranzisti (Opus Dei, Comunione e Liberazione, Compagnia delle Opere) che sembrano proporsi senza mezzi termini un integralismo cattolico. Le destre al potere, sia per comodo populismo sia per mostrare l'avversione alla cultura laica della sinistra, dimostrano molta attenzione e considerazione per i dettami che vengono d'Oltre Tevere, in particolare sulla famiglia e sul finanziamento pubblico della scuola privata, argomento quest'ultimo che interessa molto il Vaticano anche se è in contrasto con la nostra Costituzione. Il fondamento dello stato liberale, secondo il quale non può essere limitata la libertà individuale sin che non venga in contrasto con l'eguale libertà degli altri, sembra dimenticato e si vuol legiferare su questioni di stretta attinenza privata, quali la fecondazione, se possa essere eterologa o debba essere omologa.
I temi etici cari alla chiesa, quali il divorzio e l'aborto, sono stati travolti nel passato da referendum popolari che hanno stabilito senz'ombra di dubbio la visione laica della larga maggioranza degli italiani. Ma è facile ritenere che la chiesa non consideri chiusa la partita.
Nella discussione sulla fecondazione assistita svoltasi ora alla Camera i gruppi politici hanno detto ai deputati di votare secondo coscienza. Ma la coscienza di chi si professa cattolico può essere difforme dalle indicazioni delle gerarchie religiose? Sembra di no, se i deputati cattolici hanno subito formato un'unione, trasversale ai partiti, che ha sbaragliato con ben 276 voti contro 150 il fronte laicista La fecondazione eterologa è un argomento che interessa solo un numero limitato di coppie che hanno la sfortuna di non poter ricorrere all'omologa. Volerla negare sembra essere un atto di sopraffazione, privo di misericordia verso chi ha già questi problemi. Ma la morale cattolica è prevalsa, questo è l'importante.
Forte di questo fronte di due terzi di “libere coscienze” nel parlamento italiano, le gerarchie vaticane possono essere tentate di sferrare qualche altro serio colpo al laicismo dello stato. Non sappiamo come evolverà la situazione. Ma l'integralismo, che tanto deprechiamo nei paesi islamici, è appena fuori della nostra porta, se non sapremo tenere alti i valori del laicismo e della democrazia liberale.

Vittorio Amodeo



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  19 giugno 2002