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Sì o No
Il gravissimo errore di Renzi
Franco Isman


È certamente vero che un conto sono le critiche alla nuova legge elettorale, il cosiddetto Italicum, e un altro quelle alle modifiche costituzionali, già approvate ma che saranno sottoposte al referendum del prossimo 4 dicembre. È anche vero che i fautori del No al referendum tendono a confondere le due cose.

Sono argomenti separati e distinti ma la terrificante legge elettorale, che viene molto spesso criticata ma senza mettere nel necessario rilievo le norme liberticide in essa presenti, approvata nel maggio 2015 ed entrata in vigore il 1 luglio 2016, non può non influenzare il voto referendario.
Di questa legge Arengario ha ampiamente parlato fin dal maggio 2015 e nuovamente in due successivi articoli del maggio di quest'anno (poli813.html e poli814.html) ma rivediamone gli aspetti principali.

Attualmente, secondo i sondaggi, c'è un tripolarismo quasi perfetto: PD, 5Stelle e destra unita (come certamente sarà alle prossime elezioni) sono a circa il 30% dei suffragi, con un'astensione che tocca il 40%, dispongono quindi ciascuno di circa il 18% dei voti (il 30% del 60%).
Le due liste con il maggior numero di voti vanno al ballottaggio e quella che lo vince, con il 18% circa dei voti, ripetiamo, ottiene alla Camera la maggioranza assoluta con 340 seggi su 640.

Con la nuova Costituzione, che minimizza il peso del Senato, il partito che vince non soltanto potrà legiferare a suo piacimento ma potrà modificare come e quando vorrà la Costituzione in quanto, follia o insipienza totale dei nostri governanti, l'articolo 138, studiato per sistemi elettorali proporzionali, non è mai stato modificato, per cui, alla seconda votazione, le modifiche alla Costituzione sono approvate a maggioranza assoluta “dei componenti di ciascuna Camera”.
Quanto al Presidente della Repubblica, potrà essere eletto con la maggioranza dei 3/5 (60%) dei votanti, maggioranza non certo difficile da raggiungere.
Siamo all'anticamera della dittatura.

Qui sta il collegamento con la decisione “modifiche costituzionali Sì o modifiche costituzionali No”.
Con questa legge elettorale liberticida, checché se ne pensi sulla bontà o sull'opportunità della riforma costituzionale, diventa assolutamente preminente la necessità di conservare integro il Senato, unico baluardo che possa in qualche modo opporsi alla dittatura del partito che vince le elezioni alla Camera, che potrebbe essere il PD di Renzi, ma potrebbe anche essere la destra fascista.
Finché la legge elettorale non sarà modificata, motu proprio dal Parlamento o per decisione della Corte costituzionale, che avrebbe fatto bene a rendere nota la sua sentenza prima del referendum, questo dualismo perfetto Camera Senato, che è uno dei difetti del sistema, diventa in queste condizioni l'unica salvaguardia nei confronti della dittatura.

***

Quali possono essere i riflessi politici del referendum ?
In campo internazionale la vittoria del No avrebbe pesanti ripercussioni sull'affidabilità del sistema Italia e sulla credibilità dei programmi di risanamento e di sviluppo. È indubbio che in questo campo Renzi ha conseguito notevoli risultatati anche se, lui e l'Italia con lui, ha recentemente subito l'esclusione dal direttorio che di fatto governa l'Europa. Sintomatico l'intervento “a gamba tesa” dell'ambasciatore americano che si è dichiarato apertamente fautore del Sì.

Ma pesanti le conseguenze anche in campo interno.
L'attivismo di Renzi, in questo come in altri campi, nasce dalla constatazione della grave disaffezione dei cittadini alla politica che si manifesta con l'astensionismo, altissimo come abbiamo visto, e con l'adesione a movimenti di protesta: Lega e 5Stelle. E siamo fortunati perché all'estero sono talora sfociati in veri regimi fascisti.
Dalla consapevolezza della necessità di fare, e in alcuni casi anche soltanto di mostrare che si fa, è disceso il patto del Nazareno con Berlusconi che, non dimentichiamo, aveva la maggioranza in Parlamento e poteva in qualsiasi momento far cadere il governo. La pericolosissima legge elettorale è un prezzo pagato a Berlusconi, forse con la speranza che sarebbe poi stata bocciata dalla Consulta, ma, morto il patto del Nazareno, Renzi avrebbe potuto e dovuto cambiare rotta.

Venendo alla sostanza delle riforme, cominciamo con l'esaminare che cosa non è toccato dalle modifiche costituzionali.
Non è toccata la parte prima della Costituzione, quella che sancisce i principi fondamentali, anche se qualche illustre fautore del No cerca di sostenere che le modifiche introdotte la violano.
Non vi è alcun provvedimento che vada nella direzione di un passaggio ad una repubblica presidenziale, come invece era nel precedente tentativo di modifica berlusconiano, infatti i poteri del presidente del Consiglio sono rimasti immutati.
Rimane invariato l'intero Titolo IV relativo alla Magistratura.

E' stato eliminato il bicameralismo perfetto, riforma di cui si discute da 30 anni, causa prima di instabilità del governo (63 governi in 70 anni) e dei tempi necessari a legiferare con frequenti rimpalli di una proposta di legge fra Camera e Senato. Con le nuove norme costituzionali il Senato ha compiti molto più limitati, non vota le leggi ma può controllarle e chiederne la modifica e non è chiamato a dare la fiducia al governo, prerogativa che rimane di esclusiva competenza della Camera dei deputati.

Composizione del Senato, nomina e non elezione, compiti ed esclusioni a favore delle competenze statali, criticabili e fortemente criticati dai fautori del No, sono abbastanza argomento da addetti ai lavori.

Sono state eliminate le Province che spariscono totalmente dal testo costituzionale.

Nel referendum abrogativo è stato drasticamente ridotto il quorum del 50% + 1 degli aventi diritto, che lo rendeva praticamente inutilizzabile consentendo gli inviti a disertare il voto e sommando quindi ai contrari al referendum tutti gli astensionisti.
Il nuovo quorum, purché la richiesta di referendum sia firmata da 800.000 elettori invece del minimo, sempre valido, di 500.000, è del 50% dei votanti alle ultime elezioni politiche, di molto inferiore. Con questa nuova formulazione i referendum diventano davvero uno strumento di democrazia dal basso con il controllo diretto degli elettori.

È stato introdotto il referendum propositivo con il quale i cittadini possono proporre direttamente delle varianti alle leggi. I fautori del No affermano che resterà lettera morta in quanto non sarà approvato il regolamento attuativo che, evidentemente, non può essere inserito nel testo costituzionale. Un processo alle intenzioni.

È certamente vero che queste modifiche, di cui si parla da trent'anni, se non si fanno adesso, cioè se vince il No, non si faranno per altri venti.

***

Matteo Renzi.
Renzi è una forza della natura: l'altro ieri sera alla trasmissione Sì o No de La7 era pronto e rutilante come al solito pur essendo reduce dai funerali di Simon Perez in Israele, con gli incontri con i “grandi” del mondo.
Naturalmente ha i suoi pregi ed i suoi difetti, grossi difetti.
Cominciando dalla pugnalata nella schiena al povero Letta, passando al voltafaccia sulla sua permanenza o meno al governo in caso di sconfitta al referendum, per arrivare all'altra sera quando si rammaricava, e sembrava quasi gli venisse da piangere, di dover contraddire il professor Zagrebelsky da lui tanto stimato.
Ma Renzi ha finalmente capito il gravissimo errore compiuto con questa terribile legge elettorale (decisa quando era convinto che il vincitore sarebbe stato lui) che rischia di fargli perdere il referendum sulle modifiche costituzionali.
Infatti, pur difendendola, e ci vuole un bel coraggio, ha espresso l'intenzione di portare in Parlamento una proposta di modifica addirittura entro il mese di ottobre.
Speriamo.

Franco Isman

ARTICOLI SULL'ARGOMENTO:
Noi e il referendum sulla Costituzione - Umberto De Pace
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Le strane alleanze – Franco Isman
Esprit florentin - Giuseppe Pizzi
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Il mio NO al referendum sulla riforma della Costituzione - Giuseppe Pizzi

TESTO A FRONTE
COSTITUZIONE 1948 (con variazioni precedenti)
COSTITUZIONE MODIFICATA
Camera dei deputati

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  2 ottobre 2016