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Dolore e Libertà
Tania Marinoni

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Grande partecipazione di pubblico, domenica 1º maggio alla sala consiliare di Vedano, nella giornata conclusiva dell'iniziativa Dolore e Libertà, Fotografie della Linea Gotica, la mostra curata da Aniceto Antilopi e inaugurata lo scorso 25 aprile. Alla realizzazione dell'evento hanno contribuito l'ANPI di Vedano e il Gruppo di Studi “Gente di Gaggio”, l'associazione fondata nel 1990 da alcuni amici per approfondire e trasmettere alla popolazione locale la storia, le tradizioni e l'ambiente naturale emiliani, nel rispetto delle diversità culturali.

Il messaggio di questa realtà, così viva sul suo territorio, si rivolge soprattutto ai giovani, e si estende oltre i confini geografici locali, come illustrano le autorevoli parole della presidente del Gruppo, Margarete Bunje, nel ricordare la recente iniziativa che ha esposto dieci scatti di Aniceto Antilopi in un centro di documentazione in Alsazia.
Prima dei consueti interventi dell'amministrazione, quello dell'appassionato Eneo Baborsky, collaboratore del Gruppo di Studi “Gente di Gaggio”, profugo fiumano, da tempo cittadino di Vedano, che ha dato alla mostra il suo fondamentale significato storico di testimonianza sulle atrocità della guerra, in particolare in quelle località.

Dolore e Libertà è il risultato di un lungo lavoro, compiuto attraverso la ricerca dei segni lasciati dalla crudeltà di una tragedia che ha travalicato i confini dell'umano durante il secondo conflitto mondiale. Regista di così grande devastazione fu un'escalation di terrore e di morte che si compì nei luoghi della tristemente celebre Linea Gotica.
La Linea Gotica è quel triangolo di territorio adagiato sulla pianura romagnola, attraversato dalla morbida catena dell'Appennino e con un vertice incastonato nella marittima Forte dei Marmi, la località turistica protesa sul Tirreno, e gli altri due a Ravenna e a Pesaro sulla costa adriatica. Quest'area vasta, eterogenea nella morfologia, mostra ancora oggi le profonde e dolorose cicatrici di una guerra terribilmente disumana: le ospita ovunque ed esse sono rintracciabili sia su una piccola lapide affissa al muro di una casa, come negli imponenti cimiteri, coperti da sterminate croci alla memoria. La Linea Gotica è quella terra in cui i tedeschi, per diversi mesi, tennero in scacco le truppe alleate che risalivano la penisola, gli inglesi lungo la costa adriatica e gli americani più a Ovest, e dove, qui e subito a Nord, furono compiute oltre 500 stragi di civili: tra queste tristemente note sono quelle di Montesole nei pressi di Marzabotto (770 morti) e quella di S. Anna di Stazzema (560 morti).
Qui non solo imperversò la terribile ferocia del generale Albert Kesselring, ma fu la zona ove più incise il celebre proclama del generale Alexander: l'appello con cui il comandante in capo delle truppe alleate comandò ai partigiani di astenersi dal compiere azioni di grande portata nel combattere i nazifascisti. Quel proclama perentorio fu tuttavia disatteso dai patrioti, che proseguirono strenuamente nella guerra contro gli invasori. Ma in quel rigido inverno del 1944 la Resistenza venne comunque gravemente indebolita, quando ai partigiani furono sospesi i rifornimenti e sette divisioni vennero spostate dall'Italia. La popolazione, allora, fu lasciata nella più cupa solitudine.
La Linea Gotica fu teatro di un vero e proprio massacro, che alla fine del conflitto conterà 65.000 morti tra gli alleati, 75.000 tra i tedeschi e 60.000 tra i civili, uccisi dai bombardamenti, quando non nelle stragi. Cifre apocalittiche. “Mesi dominati dal dolore e dalla violenza, da sofferenze inflitte o patite, vittime e carnefici, prede della paura e interpreti della brutalità, eroismo ed angoscia, patiboli e distruzioni, la bestialità della guerra”.

Di queste terribili atrocità il territorio tosco-emiliano racchiuso in quel triangolo di sangue è testimone: a Massa Carrara sono 800 le lapidi che ricordano quei fatti. In questi territori si è spinto Aniceto Antilopi, in un lavoro durato due anni, testimoniando l'assurdità di una guerra divenuta crimine, in numerose installazioni. Quella esposta a Vedano ha proposto 50 degli 85 scatti dell'installazione completa, inaugurata nel luglio del 2015 a Monte Sole.
Dalla Toscana all'Adriatico, Aniceto Antilopi ha proseguito, con la sua grande sensibilità di artista, alla ricerca delle tracce silenziose che narrano questa terribile storia e ha eternato il gesto della natura, rendendola opera d'arte nella coscienza di chi l'ascolta. Dai cimiteri, da quelle sconfinate distese di dolore, giungono i dati che rendono estremamente singolari le vicende accadute sulla Linea Gotica e danno la misura della globalità di questa guerra apocalittica. In quella porzione di territorio il conflitto fece incontrare soldati di 38 nazionalità diverse, e a volte, addirittura schierate su fronti opposti. Le truppe che per prime entrarono a Rimini alla Liberazione erano greche, polacche quelle che liberarono Bologna e canadesi erano i militari che giunsero a Ravenna. Anche di questo narra la mostra, che sintetizza nel suo titolo, Dolore e Libertà, il significato della Resistenza. La libertà viene alla fine raggiunta, ma ad un costo elevatissimo perché è conquistata con immensa e indicibile sofferenza. Un titolo, quello scelto da Antilopi, laconico, ma denso di significati, che sembra ricalcarne altri celebri nella letteratura russa: Delitto e castigo, Guerra e pace. Un titolo, questo, di figure antitetiche, mirabilmente rappresentato nello scatto che ritrae la vallata di Pistoia, nella quale si celebra la contrapposizione cromatica di bianco/nero. Qui, in questo scatto sottratto al paesaggio e alle emozioni, il dolore si incarna nella natura e si manifesta negli alberi privi di foglie, nei rami che si protendono scarni verso il cielo; il dolore è nella nebbia, che tutto inghiotte e in cui si è perduto, allora, il senso dell'uomo.

Ora buia ed eterna è questa, scandita nel corso degli eventi e immortalata in una suggestiva veduta . Anatema scagliato contro quell'umanesimo che rese nobile il genere umano. Profondo silenzio si leva ovunque e tutto è sommerso. Ma la luce è vicina, la Libertà è annunciata nel timido disco di un sole invernale. Si entra senza filtri nella drammaticità della Storia, che irrompe con la stessa sacralità dell'incipit dantesco, “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita”. E di perdizione narrano questi luoghi, queste terre abbandonate dalla pace e consacrate alla morte. Eccolo il sentiero, con il suo tappeto di foglie secche e dimenticate al suolo, con i suoi alberi spogli, a indicare il cammino doloroso a chi si addentra in questi luoghi. “Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente”.

Il percorso proposto da Antilopi, nelle vesti di un moderno Virgilio, è introdotto dalla freccia scolpita nel legno che ormai perde i caratteri per il tempo trascorso e consumato nella pericolosa ignoranza dei fatti accaduti. In uno scatto struggente il territorio piange i suoi morti, e accanto alla piccola chiesa di Sant'Anna di Stazzema, dove la 16a SS-Panzergrenadier-Division comandata dal generale Max Simon compì l'orribile strage, l'albero non regala più fiori, né può offrire frutti, ma solo spargere lacrime. Nel cimitero di Casaglia prorompe, drammatica, la potenza dell'immagine: scende la sera, e nella cupa luce del dolore riposano i 44 bambini che assieme alle loro madri e al parroco, ucciso sull'altare, furono trucidati da un reparto rimasto ignoto. Mamme e bambini furono le vittime, arse vive con i lanciafiamme, il 16 settembre 1944 a Bergiola Foscalina, dai soldati del Sedicesimo reparto esplorante delle truppe tedesche guidati dal maggiore Walter Reder, il boia di Marzabotto, e coadiuvati dai militi repubblichini. Vicino Firenze il cimitero americano con 4000 croci, per lo più senza nome.
Ma accanto alla tragedia compiuta dai nazisti, negli scatti di Antilopi spicca anche l'omaggio alla Resistenza. Una lapide con sette nomi e quattordici date: partigiani, caduti nell'ottobre del 1944. Tutti ragazzi, il più giovane aveva sedici anni.
“Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto, troppo coraggio, Ninetta bella dritto all'inferno avrei preferito andarci in inverno” cantava, il Poeta, ne La guerra di Piero, e il coraggio a quei giovani non mancò. Quel coraggio che ti impone di lasciare la tua dimora, i tuoi affetti, la tranquillità, per andare incontro alla morte, quel coraggio eternato ad Altagnana, col gesto compiuto da un uomo nell'abbandonare la sua dimensione sicura e scolpito nel marmo bianco. Ma Antilopi ci lascia anche uno splendido messaggio di speranza, nella volontà del popolo tedesco di raggiungere finalmente quella riconciliazione di cui l'umanità intera necessita. Così nel 2001 reduci tedeschi e gallesi si incontrano per porre insieme una lapide che reca incisa la via da seguire: “Ex nemici, ora amici”. E Monte Sole diviene un luogo di pace, il 17 aprile 2002, nell'incontro fraterno tra Johannes Rau e Carlo Azeglio Ciampi, Presidenti della repubblica tedesca e di quella italiana.

Tania Marinoni



  Alcune delle foto esposte - cliccare sulle foto per ingrandirle


 DIDASCALIE: indispensabili ma non sufficienti a rendere la tragedia rappresentata da queste foto.
 A, B, C, D sono le righe; 1, 2, 3, 4 la sequenza delle foto nella riga ;
A1 Le stragi nazifasciste – 5000 episodi e 23.000 vittime
A2 Sentiero della Memoria
A3 Altagnana – il monumento al Partigiano
A4 Eccidio di Tavolicci compiuto dalle SS italiane – 64 uccisi e bruciati
B1 Cimitero di guerra di Coriano - 1939 caduti del Commonwealth
B2 Cimitero di guerra di Gradara – 1191 caduti del Commonwealth
B3 Cimitero di guerra americano in località Falciani – 4.402 caduti
B4 Cimitero di guerra germanico al Passo della Futa – 30.683 caduti
C1 Lapide a 7 giovanissimi partigiani garibaldini
C2 Cimitero di guerra di Faenza – 1152 caduti del Commonwealth
C3 Località Molinaccio – Lapide ai caduti
C4 Località Cercetola – Cimitero di guerra del Santerno – 287 soldati
D1 Bologna Porta Lame – Dalla fusione del monumento a Mussolini
D2 Bardalone – monumento ai partigiani
D3 Monumento al soldato Sikh – cimitero indiano – 1300 caduti
D4 Strage di Vinca – 143 civili seviziati e uccisi
E1 L'Appennino nei pressi di Monterenzio
E2 Il Monte della Torraccia
E3 Cimitero di Casaglia – 93 uccisi di cui 44 bambini
E4 Passo della Collina - Bunker tipo Tobruk
F1 Sacrario ai caduti della Resistenza – 100 fucilati
F2 La chiesa di Sant'Anna di Stazzema – 560 morti
F3 Il borgo di Pariana e le Alpi Apuane
F4 La vallata di Pistoia dal Passo della Collina


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  4 maggio 2017