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La Guerra dei Sei giorni
Fabio Isman ricorda su Facebook


Esattamente mezzo secolo fa, iniziava la Guerra dei Sei giorni tra Israele e i Paesi confinanti. Avevo da poco compiuto 22 anni, e ci andai: volevo vedere, dovevo cercare di capire; era il fondamento del mestiere che mi ero scelto. Lavoravo per l'Eco di Monza e della Brianza, ma già scrivevo (anche pezzi di Terza pagina) sul Piccolo di Trieste.
Il direttore e proprietario, Chino Alessi, accettò che ne fossi l'inviato; mio fratello, 12 anni più di me, mi prestò i quattrini (non li ha mai rivoluti; li ha considerati un investimento sul futuro del fratello: "chapeau").

Arrivai due giorni dopo da Roma, facendo tappa ad Atene, sul primo aereo disponibile, di El Al: lo spazio aereo era chiuso. Dal cielo di Cipro, scortato da due jet Mystère; dopo, venni a sapere che veniva da Londra: con il vice governatore della banca di Stato israeliana, trasportava anche un consistente carico di mine.

Ci sono stato un mese, sono ovviamente andato in prima pagina, e tante volte in Terza. Ho conosciuto grandi inviati (mi dissero che ero il più giovane), e lì iniziò l'amicizia con Alberto Cavallari, che non è mai finita. Ho ricordi, come è logico, indelebili. Testimoniati da una tra le più belle (e rare) fotografie che ho scattato: da allora, sempre accanto alla mia scrivania. Lei era una soldatessa della scorta, mentre andavamo a Quneitra, in Siria; a un incrocio, vede il moroso, in piedi, sull'ultimo tank di una colonna cui faceva la guardia. Chiede di fermarsi, e salta già dall'auto. Lui, giù dal carro armato. Ho capito, gli sono corso dietro.

Sulle "colline di Gerusalemme" (nei viaggi successivi, non sono mai andato a cercarlo) c'è anche un albero a mio nome, piantato dell'albergo Dan (allora, l'unico con telex e rifugio a Tel Aviv) per l'ospite della stanza 211, "a ricordo delle gloriose giornate che avete diviso con noi".
Di certo non immaginavo gli sviluppi che quella guerra avrebbe avuto nel mezzo secolo futuro: per il mondo, per il Medio Oriente, per un Paese che allora mi sembrava (e forse lo era) quello di un socialismo realizzato. Ma questo è un altro discorso.

Fabio Isman



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  5 giugno 2017