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Il nome della cosa
Giuseppe Pizzi

Renzi

Che tirasse una brutta aria di trumpismo era fin troppo evidente, contro l'evidenza giocava tuttavia la speranza che in extremis i monzesi miei concittadini avrebbero separato il grano dal loglio. Purtroppo, contro l'evidenza non c'è mai stata speranza che tenesse, così ci tocca il primo podestà del dopoguerra.

Certo, la democrazia è questa, il popolo sceglie e non è tenuto a render conto delle proprie scelte, se il popolo monzese ha preferito Allevi a Scanagatti avrà avuto le sue buone ragioni, forse lo ha voluto alla guida della città dopo la travagliata presidenza della provincia MB, forse ci ha preso gusto e non vuole più rinunciare alla “democrazia dell'alternanza”, versione politica del noto proverbio “scopa nuova scopa meglio”.

Eppure, pagato il tributo dovuto al popolo sovrano, rimane qualcosa che non quadra. Scanagatti, intervistato a caldo dopo il ballottaggio, ha diplomaticamente attribuito la sua sconfitta a un imprecisato “vento nazionale” che, spirando in favore della destra, ha coperto della sua polvere i buoni risultati delle amministrazioni locali di centrosinistra.

          Renzi
Ma nella rosa dei venti c'è il Grecale, c'è il Maestrale ma il vento Nazionale non esiste, deve quindi trattarsi di perturbazione d'altro tipo. Fatta salva la possibilità di ipotesi alternative, quella che per me si accredita come la più plausibile è che l'ex sindaco abbia voluto alludere a rovinose folate provenienti dal Nazareno, là dove hanno ideato la cervellotica strategia di mandare al massacro "senza sinistra" centinaia di sindaci del centrosinistra. In guerra, la corte marziale non gliela schivava nessuno.

A ogni cosa il suo nome, se ti chiami centrosinistra un po' di sinistra esterna al PD ce la vuoi mettere, dato che nel PD non ce n'è più? O pensi d'averne ancora d'avanzo che tanto “meno siamo meglio stiamo”? O, peggio, che destra e sinistra sono categorie superate? A Monza non sembrerebbe, al ballottaggio monzese Scanagatti era sostenuto dal PD e dalla miseria di due liste civiche, Allevi contava su tutta la destra possibile schierata al fianco di Forza Italia, una pletora di sigle persino eccessiva. E all'idea che la distanza fra i due contendenti è stata di un migliaio di voti, a Scanagatti verrà da mordersi le mani, gli sarebbe bastata una parvenza di sinistra, altro che pescare a destra! Eppoi, cos'č questa idea balzana di “buscar la derecha por la izqierda”? Neppure Cristoforo Colombo, a ben vedere, č veramente riuscito a “buscar el levante por el ponente”.

Se uno schermidore mancino, fidando nel destro, salisse in pedana col braccio sinistro legato dietro la schiena chi non lo direbbe matto masochista?Se vogliamo, l'equivoco è precisamente questo, Renzi guida un partito tendenzialmente mancino ma lui non è affatto mancino, crede ancora che la sinistra sia la mano del diavolo e se fosse mancino non si darebbe pace finché la destra digitasse altrettanto velocemente sul telefonino. Del resto, s'è mai visto un leader di un partito nominalmente di centrosinistra che sia allergico al rosso, storico simbolo della sinistra?

La chiamano ertrofobia e sembra essere una malattia seria, chi ne soffre ha paura perfino della luce rossa dei semafori. I sintomi non mancherebbero: rosso assente alle Leopolde, surrogato al Lingotto da un verdolino smorto – quel che ci voleva per la patetica scritta-slogan “tornare a casa per ripartire” – dopo l'infausto referendum e recentemente, al Forum dei Circoli PD, l'oratore di turno aveva alle spalle una numerosa claque indossante una incredibile maglietta gialla (forse in omaggio al concomitante Tour de France).
Quando è toccato a lui, Renzi non si è smentito: «Se si è perso dobbiamo mettere candidati migliori, non esiste che se vincono è merito loro, se perdono è colpa del PD».
La claque gialla applaudiva.

Giuseppe Pizzi


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  10 luglio 2017