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PAROLE SCOMPIGLIATE
Il lusso di fare pipě
Covering Venezuela - giorno 2
Barbara Schiavulli su Radiobullets.com


“Escuciame, ma dove l'avete presa? E quanto l'avete pagata?”. E' la terza volta in cinque minuti che qualcuno ci ferma. I due sacchetti che teniamo tra le mani sono un bene prezioso. Talmente necessario che in fasi alterne della crisi ha provocato code chilometriche. Chi lo avrebbe mai detto che qualche rotolo di carta igienica potesse interessare tutti quelli che ci circondano nel centro commerciale. “L'abbiamo presa in farmacia, 6 rotoli di Scottex, che qui si chiama Scott, con il bel musetto di un cucciolo di Golden Retriever stampato sulla confezione, costano 32 mila bolivar, più o meno un 1 euro e mezzo. “No, no, è troppo”, dice la signora che ci ha fermato scuotendo la testa. Considerato che lo stipendio minimo si aggira ai 6 euro al mese, eccome se è cara, per arrivare a pulirti il sedere devi prima comprarti da mangiare. Sembra che entrambe le cose non siano possibile. Ma molti comprano lo stesso perché il prezzo può cambiare nel giro di un giorno e di solito aumenta e basta. Solo 24 ore prima, due rotoli di carta igienica di qualità piuttosto scadente costavano 5,500 Bolivar, la settimana prima 3,500. E questo vale per tutto quello che si trova nei supermercati, che non sono completamente vuoti, solo che qualsiasi cosa è diventata cara. E non c'è scelta. Se pensiamo ai nostri scaffali pieni di cereali di ogni marca, perfino di mais in scatola ci sono almeno 4 varietà. Qui no, restano solo le sottomarche, a parte qualche piccolo supermercato gioielleria dove solo i ricchi possono mettere il naso dentro. Un litro di latte 50 centesimi, il detersivo, altro bene prezioso, 1 euro. La carne, che non ha un bell'aspetto, un po' troppo marrone, ha raddoppiato il suo prezzo negli ultimi mesi. Ma non solo, non essendoci molta roba a disposizione, molte cose vengono importate e alcuni prodotti, come lo zucchero, sono razionati, ogni cassa vicino alla carta di credito, che pochi usano per questioni di cambio, ha un apparecchietto dove si inserisce la propria impronta digitale e il sistema fa sì che tutti i supermercati sappiano che tu quella settimana hai già comprato la quantità di zucchero che ti spetta, sempre che tu abbia i soldi per comprarla.
 
Scegliere è diventata una questione di vita e di rinunce in Venezuela. Se mangi una cosa non ne mangerai un'altra. Se hai dei figli, è possibile che tu genitore non mangi per dare a loro. Secondo uno studio condotto da tre università del paese, tre su quattro venezuelani hanno perso nel 2016 8,7 kg. Lo stesso studio ha scoperto che il 93 per cento dei venezuelani non ha abbastanza soldi per comprarsi da mangiare.
 
L'idea della scelta impregna l'esistenza del venezuelano che parla solo di soldi e politica. Non solo devi decidere lo stile di vita che puoi permetterti, anche se non è una vera scelta, ma anche da che parte stare. O stai con il governo o stai con l'opposizione, o sei troppo povero per interessarti agli uni e gli altri e dai la colpa a tutti. L'amministrazione di sinistra del presidente Maduro da una parte, l'opposizione di una destra neo liberista con frange radicali dall'altra. Chiunque prova a convincerti della propria ragione sugli altri e devo ammettere che sono entrambi convincenti. Ma la realtà trascende la ragione e chi può averla: la gente ha fame, è stanca, non vede futuro, pensa solo a come procurarsi qualcosa che vada dal cibo alle medicine.
Una figlia mi racconta di essersi accorta che al padre pensionato mancava un dente. Lui non aveva detto nulla per mesi, era andato dal dentista, gli aveva detto il costo, era tornato a casa, e aveva fatto finta di nulla. “Ha lavorato tutta la vita, e ora non può permettersi un dente”. C'è amarezza nelle voci dei venezuelani, ma anche una rabbia sottile che li attraversa. A differenza di molti paesi poveri, dove la gente è nata senza avere niente e ogni giorno in più è una conquista, il Venezuela che affonda nel petrolio, ha conosciuto la ricchezza. E poi l'ha persa. Scelte politiche sbagliate? Corruzione? Coinvolgimento esterno? Tentativi di rovesciamenti politici ed economici ci portano qui, a file di chilometri per ritirare 13 mila bolivar al bancomat, non di più al giorno, meno di un euro. Mentre le banconote vengono fatte sparire per ricomparire lungo il confine colombiano dove c'è un vero traffico. Si gioca con l'economia, si tiene un paese in ginocchio, dall'esterno sembra tutto così complicato da essere in qualche modo gestito. Ma chi ha interesse a spezzare un paese con una delle risorse più preziose al mondo?

Nei prossimi giorni proveremo a chiederlo a persone competenti. Ora restiamo legati ai prezzi, a questa inflazione del 679,73 per cento che secondo le previsioni del fondo monetario internazionale, raggiungerà il 720, 5 alla fine di quest'anno e il 2,068 per cento alla fine del 2018 quando si terranno le elezioni presidenziali.
Ad ottobre invece ci saranno le elezioni per i governatorati e questo preoccupa la sfera politica da qualsiasi parte si stia. Intanto l'assemblea costituente che l'opposizione di maggioranza al parlamento non riconosce, votata il 30 luglio scorso, ha dissolto di fatto il parlamento e assunto ieri tutti i poteri. Eppure continuano a riunirsi a giorni alterni nello stesso posto, un giorno per il parlamento e un altro per l'assemblea costituente. Se non fossi qui a vederlo, sarebbe surreale raccontarlo.

Ma scenderemo nel pantano politico un altro giorno, voglio restare ancorata a come è cambiata la vita dei venezuelani. “una volta andavamo a farci le unghie tutte le settimane”, mi racconta una ragazza, ora se va bene, e se si hanno i soldi per farlo, una volta al mese o di più, dice come se fosse una tragedia. Ma il Venezuela una volta era anche questo, impregnato di effimero, dove rifarsi seni e labbra era un must, ma ora non arrivano le protesi o il silicone, dove l'obiettivo di molte, non tutte naturalmente era diventare miss Universo. Ora le bamboline di una volta, sembrano decadenti come i palazzi di Caracas. Niente manutenzione, niente cura, niente salsa. “Andiamo a ballare una sera?”, dico ad un'amica giornalista. Insomma la salsa è uno dei patrimoni culturali del paese. Mi guarda e mi dice di no, troppo pericoloso, dopo le 10 di sera le strade si svuotano, se vai in un locale è meglio restarci fino al mattino. La criminalità la fa da padrone e quando un paese è povero la vita vale poco.

Entro in un negozio di giocattoli. Mi muovo tra gli scaffali vuoti, ci sono pochissime scatole, qualche macchinina, un commesso che neanche alza lo sguardo presidia un negozio praticamente vuoto. I giochi per bambini non arrivano dall'estero. Il cinema costa 7500 bolivar, 50 centesimi. Anche questo è caro anche se a dirlo non sembra, ma ricordo che bisogna ragionare con la testa di chi guadagna dieci euro al mese. Solo il petrolio continua a costare poco, un litro sei bolivar. 300 per fare il pieno di una berlina, circa 50 litri. Non credo ci sia neanche la possibilità di trasformarlo in centesimi di euro per quanto è poco.

La soluzione per chi ha bisogno di cose e ha i soldi è Amazon, o il mercato nero. Che non ha un posto fisico, ma ci sono molti gruppi su whatsup dove si condividono le informazioni su dove trovare cosa. Oppure il classico passa parola. Naturalmente chi può se ne va. Molti hanno parenti all'estero, altri attraversano i confini, secondo le Nazioni Unite, l'anno scorso 27 mila venezuelani hanno chiesto asilo all'estero, quest'anno secondo l'Unhcr nei suoi primi 7 mesi lo hanno chiesto 54 mila persone. I principali paesi di destinazione sono gli Stati Uniti, il Brasile, il Perù, la Spagna e il Messico. E chi resta è quotidiano testimone della caduta di un paese. Un paese dove il metro di misura è il dollaro, ma che è vietato usare per legge, ma che tutti usano di nascosto perché è stabile. Se si affitta una casa, non si paga con una valigia di bolivar che un giorno vale qualcosa e il giorno dopo niente, ma coi dollari anche se non si può. Oggi varrà meno, domani di più o viceversa, ma qualcosa il biglietto verde varrà sempre.


PAROLE SCOMPIGLIATE
Giorno 1 - Le lacrime del Venezuela
Giorno 2 - Il lusso di far pipì
Giorno 3 - La colpa di nascere

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  19 agosto 2017