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Primo maggio:
festa del lavoro o dei lavoratori?
Anna Marini

La strage di Chicago

Primo maggio, festa dei lavoratori, oppure del lavoro: come dire, solo un sinonimo, un termine soggetto alla preferenza di chi parla o chi ascolta. Un'inezia lessicale, che spazza via decenni di Storia, di speranze e di lotte, stravolgendo una ricorrenza carica di significati. Tra “lavoratori” e “lavoro” la differenza non è soltanto lessicale è fondamentale, impossibile ignorarla, se non volutamente.

Il Primo Maggio è il simbolo per antonomasia della classe lavoratrice, della sua consapevole forza politica e sociale, e non una giornata dedicata ai singoli lavoratori.
In Europa venne ufficializzata il 20 luglio 1889 dai delegati socialisti della Seconda Internazionale. Fu indetta, in quella occasione, una grande manifestazione per rivendicare la riduzione della giornata lavorativa a otto ore. La scelta della data non fu casuale, ma in ricordo dei martiri di Chicago, barbaramente uccisi tre anni prima da una sanguinaria repressione della polizia, mente scioperavano per estendere in tutti gli USA la riduzione dell'orario lavorativo, conquistata nel 1867 nell'Illinois. Quella grande manifestazione, organizzata dalla Federation of Organized Trades and Labour Union, coinvolse tutti gli Stati Uniti, prima di terminare con il massacro di Haymarket. L'iniziativa, soffocata nel sangue, vide la partecipazione di 50.000 lavoratori solo nella città di Chiacago: un evento di massa, che “oltrepassò” i confini geografici e politici per esortare anche in Europa i lavoratori, diventando il simbolo delle rivendicazioni operaie.

Durante il fascismo la Festa dei lavoratori venne anticipata al 21 aprile è così inglobata nel l'anniversario della fondazione capitolina: “Natale di Roma, festa del lavoro”, recitava il regio decreto del 1923. “La grande guerra, che ha valorizzato ogni manifestazione di attività, ha sviluppato anche in tutte le classi una più profonda coscienza delle energie e del lavoro individuale. Celebrare, in un giorno all'anno, queste energie e questo lavoro è sprone ad una più fervida , proficua attività collettiva e nazionale” dichiarò a proposito Mussolini.

Dopo la seconda guerra mondiale, il Primo maggio tornò ad essere festeggiato secondo la cadenza prevista dal calendario e nel 1947 divenne ufficialmente festa nazionale. Nel 1955 Pio XII istituì la festa di San Giuseppe Lavoratore ufficialmente per consentire anche ai lavoratori cattolici di celebrare l'evento. Una giornata dalla chiara connotazione politica come il Primo maggio venne quindi abolita dal fascismo, poiché assorbita assieme alla ricorrenza della fondazione di Roma, grazie ad una sinistra prossimità temporale, e poi, in tempi di democrazia, decapitata dall'aspersorio secolare.

Il Primo maggio non è una festa, ma il simbolo della lotta dei lavoratori; non è un giorno di svago, ma un momento di profonda consapevolezza della coscienza di classe. La festa, in ambito civile, differisce profondamente dalla celebrazione: pur avendo entrambe una portata corale e collettiva, nella prima domina lo svago, mentre nella seconda prevale la partecipazione attiva nell'affermare valori condivisi. (Solo in materia di culto le due dimensioni coincidono). Tuttavia la festa è meglio tollerata dal Potere rispetto alla celebrazione: anzi, spesso è da esso proprio organizzata. Panem et circenses, ammoniva la locuzione latina rivisitata in tempi moderni con chiaro intento demagogico. Per questo venne istituito il carnevale, in tempi antichi celebrato durante le dionisiache greche o i saturnali romani, proprio come momento di sovversione delle gerarchie, come giorno di scherzo e di dissolutezza, che una volta terminato, lasciava spazio all'Ordine, pronto a ritornare rinnovato. Nella commemorazione, invece, difficilmente trova spazio la dimensione ludica, e lo svago viene sostituito dalla Memoria collettiva.

Meglio, dunque, la festa della commemorazione, e più opportuna diventa la ricorrenza, se i lavoratori vengono “rimpiazzati” dal lavoro, cioè da un'istituzione cardine dell'economia di mercato: un'opera che può essere compiuta indistintamente dagli uomini, dagli animali o dalle macchine. Si festeggia così un'attività che produce beni o servizi portatori di denaro, in una società fondata sul consumismo, in cui la coscienza di classe è morta e sepolta da tempo.
Buon Primo maggio, per chi coltiva ancora la Memoria e ascolta la voce della coscienza…di classe. Buona Festa dei Lavoratori!

Anna Marini


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  Primo maggio 2019

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