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ELEZIONI EUROPEE
La sinistra radicale
Giuseppe Poliani

Sinistra unita

Dopo molti anni passati alla ricerca di una parte politica valida per un futuro dignitoso ed essere passato attraverso il succedersi tragicomico, dagli anni '90 in poi, di tre repubbliche, mi sembra doveroso tirare alcune somme.

Hanno avuto ragione su quasi tutto negli ultimi due decenni, ma le legge elettorale maggioritaria, voluta verso fine millennio dai poteri forti corrotti e nemici della democrazia nonchè dalla nuova classe politica emergente, li ha sempre tenuti lontano dal parlamento, additandoli come il nemico assoluto da combattere.

Hanno avuto ragione quando a Genova nel 2001 hanno manifestato e discusso di problematiche planetarie e di sviluppo globale urgenti e gravi, ricevendo come risposta istituzionale manganellate e tortura solo tardivamente condannate; hanno in gran parte avuto ragione sulla linea TAV della Valsusa, sul MOSE e su tante altre grandi opere divenute obsolete e discutibili per l'incapacità e per corruzione della dirigenza dei governi nazionali, ma soprattutto per una cambiamento di paradigma economico finanziario di portata globale del quale la dirigenza politica miope non se ne è curata; hanno avuto ragione sull'austerità sociale (non finanziaria) europea che non ha portato lavoro e benessere ma solo depressione, precarietà, diseguaglianza, tensione e disgregazione sociale; sull'emergenza “corruzione” ignorata prima e sbandierata poi dai paladini dell'ultima ora; sulle banche che hanno rapinato i correntisti onesti, magari un po' ingenui e non molto aggiornati sulle leggi bancarie europee e tanto meno sul significato di “bail-in” (termine sul quale la dirigenza politica nazionale se ne è ben guardata dallo spiegarne il vero significato reale per esteso ed in italiano); hanno avuto ragione quando hanno detto che la mafia non è più a Palermo ma è a Milano; hanno avuto ragione, insieme a molti ambientalisti, sui cambiamenti climatici e sulla sciagurata politica nazionale per la difesa del suolo, che oggi è inesistente o considerata solo come emergenza dopo le catastrofi; sulla disonestà ipocrita di compagnie petrolifere nazionali che hanno esportato corruzione importando petrolio ed hanno inquinato le più belle aree del paese; su governi che si autodefinivano di sinistra ma che hanno dato prova di essere stati la peggior destra eversiva scardinando molti diritti dei lavoratori; hanno avuto ragione sulla sistematica violazione dei diritti umani nei confronti dei migranti da parte di governi che sono arrivati a capovolgere la realtà, finanziando i persecutori e criminalizzando migranti e organizzazioni umanitarie.

Hanno avuto ragione quando dicevano, sbeffeggiati da tutti, di lavorare meno per far lavorare tutti: oggi qualche importante manager di stato ci sta pensando davvero a questa ipotesi.

Sto parlando della sinistra radicale, dell'unica sinistra vera, quella sinistra posta a sinistra di quella finta sinistra trasformista identificabile soprattutto nella sua fase finale nell'ultimo PD, e di tutte quelle persone mai iscritte a partiti ma con ideali di solidarietà e di uguaglianza, troppo traditi per troppo tempo; per questa sinistra c'è stata solo esclusione e disprezzo culturale che con effetto boomerang ha portato però allo sgretolamento nei progressisti moderati e benpensanti e all'annientamento quasi totale di quella parte politica che, autoilludendosi, pretendeva di rappresentare tutta la sinistra italiana.

Ed ora, dopo circa 200 anni di civiltà industriale e capitalista che ha depredato il pianeta di molta parte delle risorse disponibili, innescando un meccanismo di cambiamento climatico scopriamo con molto ritardo i “limiti dello sviluppo”, l'incompatibilità fra neocapitalismo, tutela ambientale e giustizia reale, la convenienza sociale di una decrescita felice e meno consumista (la decrescita c'è già ma ovviamente per ora in questa fase di transizione non è certo felice).

E così le questioni globali da Seattle a Genova, soffocate con le manganellate vent'anni fa, riemergono oggi con Greta Thunberg, con il fridaysforfuture, con la nuova generazione che ha le idee molto chiare, che non chiede più solo protezione dell'ambiente ma esige politiche nuove e concrete per cambiare modelli di sviluppo e salvare il pianeta (“non vogliamo i complimenti vogliamo che agiate”).
L'ambientalismo puro ora non basta più.

Ma perché in Italia è successo tutto questo? Perché le politiche di sinistra sono naufragate nonostante un humus politico favorevole post tangentopoli che alla fine degli anni '90 avrebbe permesso una partenza brillante verso una riforma politica e sociale radicale?
La questione da trattare è enorme e trascende le mie limitate possibilità e conoscenze, soprattutto a distanza di quasi 30 anni dai fatti.

Ma voglio evidenziare due punti fondamentali, che se fossero stati rispettati forse oggi saremmo in una situazione migliore:
· Se ci fosse stata da subito una riflessione condivisa sul fascismo e sulla Resistenza oggi non saremmo un paese diviso dove ogni 25 Aprile si litiga anziché festeggiare in modo unitario e coeso, come fanno in tutte le nazioni intelligenti e democratiche, e l'antifascismo sarebbe patrimonio culturale e valoriale comune;
· Se dopo tangentopoli 1 la classe politica dirigente al potere rimasta indenne dalle inchieste giudiziarie, non avesse difeso i ladri e i corrotti ma fosse salita sul carro della giustizia anziché sul carro dell'opportunista del momento, non saremmo caduti nella ancora peggiore tangentopoli 2, che ha accelerato il declino del maggior partito socialdemocratico, il PD. Ma la cosa ancora più grave oggi è che l'autocritica nel PD, cioè nella “sinistra” come amano definirsi, continua ad essere assente, sia per vicende di politiche governative recenti sia per la attuale questione morale che ha travolto il PD, come fu per la Dc nei primi anni Novanta quando iniziarono a parlare di persecuzione politica anziché porsi il problema della questione morale nel partito.
· Accertare con verità e fermezza le ragioni, mandanti e colpevoli di due dei più gravi delitti della storia italiana: Mattei e Moro.

Per tutte le varie motivazioni più o meno chiaramente espresse qui sopra credo che votare alle prossime elezioni europee per la sinistra europea valga più di tanti libri amarcord di politici falliti o riciclati che hanno governato per vent'anni e ora ci raccontano come si dovrebbe fare, o di tanti trattati sul fascismo o sul capitalismo dal volto umano; penso che questo voto indichi una ferma e precisa volontà di una alternativa vera e radicale, senza compromessi per una economia, per un welfare, per un ambiente che aiutino veramente i cittadini europei, ed esprima un netto “amen” verso partiti e politiche ormai seppellite dai fatti.

Stavolta non ce lo chiede l'Europa ma ce lo chiedono i disoccupati, i truffati, i lavoratori traditi e tutti i delusi dalla vecchia politica; ce lo chiedono anche Greta Thunberg e con lei tutti i giovani del mondo: “…non stiamo parlando di un nuovo movimento ecologista: questa è la politica del futuro rispetto al genere umano”;”…questi ragazzi reclamano un nuovo paradigma rispetto al modello economico-finanziario incentrato su un tipo di sviluppo che distrugge il pianeta” (C. Petrini, MicroMega; 2019).

Giuseppe Poliani


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  14 maggio 2019