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Il presidente dei DS
di Vittorio Amodeo


D'Alema 1
D'Alema 2
D'Alema 3
D'Alema 4
D'Alema 5
Attualmente assistiamo a un notevole attivismo politico di Massimo D'Alema, che nelle riunioni dell'Ulivo assume atteggiamenti ecumenici verso le varie componenti della coalizione. Ma alcuni possono vedere con preoccupazione questo tentativo di ritorno alla grande di D'Alema. Questi, ricordiamo, perse le elezioni amministrative del 2000 e si dimise da capo del governo. Nelle altre democrazie, quando un leader perde le elezioni si fa da parte (vedi Jospin in Francia). Da noi invece viene promosso, e D'Alema da segretario del partito (prima di essere nominato capo del governo) diviene in seguito presidente.
Nel PCI - PDS - DS la carica di presidente non è mai esistita, ma come collocare D'Alema (che non aveva alcuna intenzione di tornare nella semplice militanza)? Dunque si può pensare che la carica viene inventata per sistemare la persona.
Alcuni possono dubitare che D'Alema riesca a essere un buon presidente. Se si vuol fare una presidenza, il presidente dovrebbe essere figura al di sopra delle parti, posto a tutela della libertà di espressione di tutti e in particolare delle minoranze. Invece le minoranze del correntone, i vari Berlinguer, Cofferati, girotondi e girotondini, il presidente D'Alema li vede con malcelata estraneità; sono forse un peso da sopportare, non certo una forza da sviluppare. Per le linee da sviluppare ci pensa lui, perché D'Alema è certo di quali siano le linee giuste, e tende semplicemente a trasmetterle affinché siano accolte. Travalicando così il compito del segretario, al quale compete enunciare le linee del partito.
 
La sinistra si è trovata pressoché compatta alla manifestazione del 14 settembre, e ha plaudito all'iniziativa e al tema dominante, il sostegno a una giustizia vilipesa e aggredita dalla destra al governo. Ma come considera D'Alema (che non ha partecipato alla manifestazione) la questione giustizia? "D'Alema è vostro nemico quanto Berlusconi", dice Giuliano Ferrara al magistrato Davigo. E sempre D'Alema al tempo di Tangentopoli, anziché elogiare i giudici per l'opera contro la corruzione, dice a Borrelli: "Adesso non parlate, non muovetevi, non fare chiasso".
Dunque non si può sostenere le ragioni dei movimenti e dei girotondi, e insieme accettare e subire una guida D'Alema: che, in aggiunta, approva la guerra in Afganistan, dopo aver appoggiato e rafforzato quella contro la Serbia. E ora vorrebbe introdurre il "centralismo democratico", cosa indigesta in un partito ma addirittura improponibile in una coalizione.
Giorgio Bocca è un commentatore acuto e indipendente. Dice: "D'Alema è uomo di potere... per tornare al potere, di cui si sente partecipe ed eletto, è pronto a indicare Berlusconi come esempio di tenacia e di capacità organizzativa... Fa dichiarazioni da clericale integralista a proposito dell'Opus Dei, senza timore di essere cacciato dal partito a furor di popolo".
Il ritorno alla grande di D'Alema, cui stiamo assistendo, sembra indicare con chiarezza l'intenzione di porre il cappello sulla funzione di guida per la coalizione del centro-sinistra. Ma sarebbe una sinistra schizofrenica quella che dovesse contemperare bellicismo e movimentismo, centralismo democratico e girotondi. Fassino si muove bene con attenzione alle varie istanze, ma la sovrapposizione e la prevalenza di una guida D'Alema, che interviene quasi da super-segretario, potrebbe risultare un pericolo mortale per la sinistra.
Ove infatti la sinistra non si riconoscesse, con ragionevole compattezza, nella propria guida si condannerebbe all'isterilimento, dunque alla morte politica.
D'Alema ebbe il merito, alle elezioni politiche del 1996, di sostenere senza esitazioni la candidatura Prodi, pur essendo questi un outsider della politica e il risultato tutt'altro che scontato. Come abbiamo già detto in un recente articolo, ora l'autorevolezza di Prodi è cresciuta , sia per la carriera politica compiuta in Italia sia per il lavoro di guida nella Commissione europea. I sondaggi d'opinione già indicano Prodi quale candidato da preferire alle prossime elezioni politiche previste nel 2006: ci auguriamo che anche D'Alema si convinca di questa opportunità. 

Vittorio Amodeo

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  4 novembre 2002