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SCUOLA
La controriforma della scuola
Un dibattito dell'Associazione Monza per l'Ulivo
di Rosella Stucchi Isman

Piscitella su Caserta24ore
Affollata e interessante la conferenza - dibattito di martedì sera 20 maggio alla Sala Maddalenà "La scuola nell'era della controriforma morattiana”, affollata soprattutto da insegnanti preoccupati per
il futuro della nostra scuola. Tra i relatori lo psicologo Diego Miscioscia, il preside Giuseppe Bonelli dell'Associazione Monza per l'Ulivo, Gabriella Giorgetti della direzione nazionale CGIL. Presenti gli assessori monzesi alla Cultura e alla Pubblica istruzione.

La nostra scuola sta subendo una riforma paludata, secondo l'assessore Paolo Pilotto, contrapposta a quella roboante di Berlinguer, tanto discussa soprattutto perché il ministro aveva chiesto il parere di tutti. La riforma Moratti è fatta di sette articoli che occupano due pagine e mezzo che apparentemente affermano grandi principi. In realtà la riforma diminuisce gli anni di obbligo scolastico, riduce il tempo scuola, penalizza le attività espressive, aggiunge Gabriella Giorgetti, mira all'esclusione obbligando, a 12 anni e mezzo, a scegliere tra istruzione e preparazione professionale in un'epoca, afferma Miscioscia, in cui il passaggio dal mondo protetto e magico dell'infanzia a quello problematico dell'adolescenza diventa sempre più traumatico e crea stati di depressione. La nostra scuola, dice ancora la Giorgetti, non promuove socialmente, perde pezzi per la strada; il 5 per cento nella scuola dell'obbligo, il 20 per cento nei primi due anni delle superiori; abbiamo il 10 per cento della popolazione laureata contro il 26 per cento dell'Europa.

Ma la Confindustria, di cui secondo Bonelli la Moratti è la longa manus, è del parere che la scuola deve costare meno e selezionare: quindi si parte selezionando con l'anticipo dell'età scolare e si continua con la scelta precoce tra istruzione e preparazione professionale. L'immagine della pubblica istruzione che si sta dando al Paese è di un apparato che prima non funzionava e adesso funzionerà perché affidato alle famiglie; l'anticipo è un diritto soggettivo, il curriculum dei ragazzi verrà steso insieme alle famiglie; gli organi collegiali in questo clima di privatizzazione perderanno di importanza.

Che cosa fare dunque? Dato che mancano ancora i decreti applicativi della legge, i sindacati hanno chiesto un confronto prima della loro formulazione: secondo la preside Save bisogna opporsi al taglio degli organici; i primi ad andarci di mezzo sarebbero stranieri e portatori di handicap.

Rosella Stucchi Isman


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  21 maggio 2003