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Via Gerardo dei Tintori dove sei?
L' Isola capovolta e i palafitticoli.



L'isola capovolta

Una cartolina del tutto particolare che ritrae una vista presa sicuramente dal Ponte dei Leoni dato che in fondo si vede quello di San Gerardino dove l'effige del Santo viene posta in acqua il giorno della sua festa e della relativa fiera (6 giugno).
Un signore di nome Luigi Radice della cascina Motta, come precisa sul retro, manda il 15 febbraio 1906, questa cartolina a Monsieur Henri Neveux, a Chesley in Francia (piccolo paesino nella Aube che oggi non raggiunge i 400 abitanti), con bella e chiara calligrafia.
Probabilmente scelse la cartolina tra tante in un negozio. Era passato sicuramente molte volte sul Ponte dei Leoni asburgici e aveva rimirato il Lambro sino in fondo.

Guardiamo bene però: sulla destra si vede un edificio che potrebbe anche essere quello davvero esistente, poi una ciminiera, forse quella del Cappellificio Fedeli, che ora non c'è più ma che ci sembrava fosse dall'altra parte del Lambro, poi la deviazione del fiume a formare un'isola che c'era allora, ma qualcosa non torna…

Ma certo! Chi aveva comprato la cartolina non si era accorto che era stata stampata al contrario capovolgendo la negativa!
Infatti vi mostro la sua gemella, come fosse allo specchio, inviata due anni prima (1 settembre 1904) dalla Affettuosissima Laura all'Egregia Famiglia F…. a Torino.

via Gerardo dei Tintori

Adesso ci siamo: l'edificio sulla sinistra è quello d'angolo su Piazza Garibaldi, recentemente ristrutturato. Si nota ancora la ciminiera del Cappellificio Fedeli nella sua giusta posizione. Poi la deviazione del fiume con l'isolotto, dove ancora c'è il Circolo Garibaldi, isolato dalla retrostante Piazza Anita Garibaldi e la deviazione dalla chiusa che portava l'acqua al Mulino Colombo (che oggi in una sua parte ospita il Museo Etnologico con ancora la vecchia macina ed altri macchinari). Poi il Ponte di San Gerardino che, come si sa, porta all'antico ospedale (fondato da San Gerardo e operante dal 1174) con all'interno, nel cortile porticato nella trasformazione barocchetta, la bella cappella con notevole affresco di Bernardino Luini del '400 (di cui è rimasta la sinopia) che fu a Monza e nella zona dove visse anche il suo innamoramento per Laura Pelucchi .
Sulla destra la via Gerardo dei Tintori che appunto arriva lungo il fiume sino al ponte antico.

La calligrafia, in entrambi i casi rivela un buono stato di istruzione e capacità di scrittura.
Non era infrequente che la stampa delle cartoline fosse molto imprecisa. Ho i casi, ad esempio, dove la Villa Belgioioso di Milano diventa la Villa Reale di Monza, il laghetto e il tempietto di Villa Archinti a Monza diventa, per la sua similitudine ad un occhio poco attento, parte dei Giardini reali. Molte costruzioni e cascine nel Parco sono intitolate una per l'altra. Talvolta anche le scritte contengono svarioni ed avevo già citato in un caso precedente la cartolina del Tesoro di Monza dove la famosa Chioccia coi Pulcini diventa Chioggia nel titolo di cartolina. C'è poi quella già mostrata dove il fotografo lascia nella cartolina in un angolo ma sempre in bella vista la sua bicicletta e il borsone della macchina fotografica. Insomma molti casi che qui non elenco tutti, ma che chiariscono che si andava con molta approssimazione. Di tante cartoline se ne faceva semplicemente la ristampa modificando solo bordi, parte di scrittura, titolo. Tanto per riciclare e risparmiare anche sul fotografo. Queste cartoline diventano curiosità significative ed in parte più rare.

Una mappa ridisegnata dal bel libro a cura dell'amico prof. Pompeo Casati ( L'acqua nel territorio di Monza del 1986) ci mostra lo stato delle cose riprendendo la mappa del 1897 e richiamando uno stato non sostanzialmente modificato anche in riferimento al '700 di cui riporto una parte di mappa del tracciato del fiume dentro le mura.

mappa Pompeo Casati mappa 1897

In altra parte abbiamo già mostrato nelle mappe storiche l'isola che c'era, come altre. Infatti il fiume in Città era caratterizzato dalla presenza di isolotti che si snodavano e che caratterizzavano i l passaggio del fiume dalla collina alla pianura e che dettero origine alla organizzazione dei mulini e delle rogge, dei salti e chiuse per farli funzionare, sia a Nord della Città che dentro la parte urbana (belle e particolari erano alcune zone come ad esempio quella degli Spalti Santa Maddalena e Piodo.

Ho anche qualche cartolina che riproduce i tratti aperti di acqua che furono chiusi aggravando il restringimento dell'alveo naturale del fiume con peggiore conseguenza per le esondazioni in Città.. Poi la parte a Sud dopo quello che sarà il Lambretto e dove sfociano le lunghe rogge e fontanili e dove davvero la pianura si apre nella zona della Cascinazza. Coi primi meandri.

molini San Giovanni

Il libro contiene anche documentazione fotografica, ma qui riprendo quella che di fatto è riprodotta in una cartolina relativa alla zona degli Spalti (Molini San Giovanni) e la mappa del '700 del centro di Monza per il tratto di fiume che lo attraversa dentro le mura da Nord a Sud. Nelle mappe si notano le isole che interessavano numerose anche il tratto urbano sino ai primi del '900 (in un'altra cartolina su Piazza Garibaldi avevo riportato una mappa della metà dell'800 e su quella della cascina di Santa Maria delle Grazie fuori dalle mura (prima di arrivare al monastero), quella generale dell'ing. Barca del '600 dove si nota con precisione questo assetto del fiume.).

i palafitticoli secondo Vigaṇ

Sembra che la presenza di questi isolotti sia stata determinante nel consentire l'insediamento di “palafitticoli” lungo il fiume e come primo riferimento per la sua nascita. L'isolotto costituiva col fiume e la sua articolazione un importante riferimento di risorse, trasporto e difesa.
Molti anni fa da studente disegnavo e per guadagnare qualcosa (bene per i tempi) delle immagini ironiche sulla rivista la Città di Monza. Un po' per divertimento e un po' per gigioneria riporto il disegno di allora (numero 31 del gennaio 1964) con i palafitticoli alla nascita della Città, che poi nella leggenda come tale viene ricondotta alla “rifondazione” da parte di Teodolinda per il suo Palazzo reale, ma fu una rifondazione ideale e religiosa, lei Cattolica romana tra gli Ariani.

Alfredo Viganò



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